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"Non è vero ma ci credo": intervista con il regista cinisellese Stefano Anselmi

Intervista con il regista

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Abbiamo intervistato Stefano Anselmi, un giovane regista e sceneggiatore di Cinisello Balsamo. Il prossimo 4 ottobre uscirà il suo primo film per la sala dal titolo "Non è vero ma ci credo". 

1.Innanzitutto come nasce l'idea di questo film? Come è avvenuta la scelta degli attori?
Diciamo che la regia di questo film mi è stata commissionata dalla Notorious Pictures; Andrea Borella (il produttore esecutivo) aveva letto in passato alcuni miei progetti e ha proposto a Guglielmo Marchetti (il produttore) il mio nome per la regia che era vacante. Così ho conosciuto Nunzio e Paolo, che hanno scritto questa storia da qualche anno, addirittura prima del loro precedente film (passato solo su Sky Cinema) “Innamorati di me”.
Partendo da Nunzio e Paolo ed essendo un film corale (ambientato in un ristorante e nella sua cucina soprattutto) ho cominciato a cercare attori che seguissero la mia idea del film e della sua messinscena. Classica commedia con coppia di comici (Stan&Laurel, Martin &Lewis, Abbott & Costello) spruzzata di modernità: da una parte i cartoon (Ratatouille, Cattivissimo Me) e i fratelli Cohen (i film della cosiddetta “trilogia dell’idiota”).

2."Non è vero ma ci credo" è un titolo che incuriosisce molto: come mai la scelta di questo titolo? Come si lega alla trama del film?
Devo essere sincero. Il film è stato partorito dalla Notorious anche attraverso considerazioni di Marketing. Dal punto di vista narrativo si lega a due temi del film. Il ricorso agli oroscopi della moglie di uno dei due protagonisti (che fa partire tutta la storia) e il fatto che nessuno è poi come si dipinge in fondo…

3.La formula "commedia all'italiana" negli anni si è evoluta: a che stadio è attualmente secondo lei?
In profonda crisi. Di pubblico e di idee. Forse per saturazione del mercato con prodotti brutti negli ultimi quindici anni. Forse per eccessiva cattiveria e provincialismo del pubblico che ai film italiani non perdona nulla mentre a quelli stranieri (serie comprese) perdona tutti ai limiti del masochismo. 
Di “Non è vero ma ci credo” mi è piaciuta la sua aria “fuori dal tempo”, come se fosse una fiaba comica, senza pretese sociologiche o altro. Però, ironizza – nella sua leggerezza- con intelligenza sulle contrapposizioni ideologiche che avvolgono qualsiasi tema in questo momento storico, in questo caso la presunta diatriba vegetariani vs carnivori.

4.Il cinema italiano sembra essere sempre in costante fermento: come vede lei il panorama cinematografico italiano?
Sinceramente c’è fermento ma non si è ancora capito verso cosa si cristallizzerà. L’Italia è da sempre “provincia dell’impero” e quindi subisce ora l’onda di processi che sono avvenuti in USA anni fa (svod, avod, tvod, crisi della sala, moltiplicazione dei content). Naturalmente vive il tutto “all’italiana” che ha i suoi pro e i suoi contro. Purtroppo (e lo dico a malincuore insegnando in una scuola di cinema), si producono ancora troppi film in Italia per il nostro mercato. Film che non vedono la sala, che il mercato delle pay tv o degli svod non acquista. 


5.Qual è il film del passato (più o meno recente) che le sarebbe piaciuto girare?
Sono un cinefilo onnivoro, scelta difficile. Anni fa dicevo che se proprio c’era da salvare una lettera nella storia del cinema, avrei salvato la K per ricchezza di grandi registi (Kubrick, Kieslowski, Kaurismaki, Kusturica.. e via dicendo). Ma negli ultimi anni ho rivalutato un’idea quasi artigianale del cinema e quindi dico, per sottigliezza e semplicità, “Un cuore in inverno” di Claude Sautet. 

6.Fare il regista era il suo sogno da bambino? Cosa c'è nella vita di Stefano Anselmi prima di "Non è vero ma ci credo"?
Il cinema è un sogno adulto. Al liceo pensavo di fare il poeta. Giuro. Ho pubblicato su alcune riviste, vinto qualche premietto e pubblicato sillogi che ammuffiscono nelle biblioteche di caritatevoli amici. Poi è successa una cosa. È morto Fellni. La sera sulla Rai hanno dato 8 e ½. Che non avevo mai visto. Folgorazione sulla via di Damasco. Avrei fatto quello. E sottolineo il fatto che il regista del film mai girato all’interno di 8 e ½ si chiama Guido Anselmi.
Cosa ho fatto prima? Tante cose per prepararmi a questo. Mi sono diplomato alla Civica di Cinema di Milano (dove ora insegno regia e produzione). Ho fatto l’aiuto regia a importanti registi come Giacomo Battiato, Carlo Vanzina, Sergio Martino e Andrea Molaioli. Ho lavorato in importanti produzioni nazionali (anche girate in inglese). Poi sono passato lentamente alla regia (il mio corto “Alice”, la serie Rai “Agrodolce”, spot, documentari..)

7.Qual è il film che le piacerebbe girare?
Premetto che sono un amante compulsivo delle biografie. Ho la casa piena di biografie, soprattutto di personaggi letterari ma non solo. Mi piacerebbe girare un film tratto dal libro “La decisione” di Britta Bohler. Racconta dei due giorni che precedettero la famosa firma di Thomas Mann al documento anti-nazista che lo fece allontanare dalla sua patria per circa 20 anni. E non è detto che prima o poi non ci riesca … 

 

La redazione di Sesto Daily News ringrazia il regista Stefano Anselmi per la disponibilità e gentilezza.

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