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Il Mentalista Francesco Rizzo

il mio Mentalismo

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Sono Francesco Rizzo, e sono un mentalista. Ringrazio Andre Settembrino che mi ha permesso di esprimere la mia su questa nobile arte. Il mentalismo è una branca dell’illusionismo, ed il mentalista è il performer che riesce a giocare con i pensieri degli altri, portare una persona a fare determinate azioni, prevedere ed influenzare alcune scelte, capire quando qualcuno mente, indurre stati di trance ipnotica, riprodurre esperimenti paranormali.. insomma, tratta tutto quello che riguarda i vari fenomeni della mente. Ma perché questo? La risposta è ovvia..per stupire! Credo però che tutto ciò non sia corretto. Come prima cosa, il mentalista non è un performer, ma un artista. La differenza grossa sta nel fatto che un performer dimostra, l’artista emoziona. Il vero compito del mentalista non è stupire allora, ma emozionare con gli esperimenti che porta in scena, perché solo così si può entrare davvero nella mente di uno spettatore. Il pubblico non deve chiedersi “come ha fatto?” ma deve sentire gioia, tristezza, paura, nostalgia, sorpresa, rabbia.. deve sentire quelle emozioni che al giorno d’oggi sono state perse un po’ da tutti. Gli spettatori devono rivivere le stesse sensazioni che hanno provato durante la loro vita nei momenti più emotivi. Come si può emozionare però? Dalla descrizione data all’inizio, un mentalista sembra quasi essere una macchina che attraverso l’uso di tecniche psicologiche riesce ad indurre stati emozionali...falso! La prima cosa che deve fare è emozionarsi. Come dice Francesco Tesei, il mentalista è uno “storyteller”, cioè tesse le trame di storie in cui gli spettatori si calano, vivendole in prima persona. Niente di più vero, ma le storie che vanno raccontate devono essere parte della vita stessa del mentalista. Il motivo? Per creare un rapporto di forte empatia con gli altri, bisogna essere allo stesso livello, ed il mentalista deve mostrarsi una persona come tutte le altre, che però ha qualcosa da raccontare: la sua storia. Come si può raccontare però? Ecco un esempio: se da mentalista chiedo ad una persona di aprire un libro e di leggere mentalmente una parola e poi la indovino, di certo non sto sbagliando, ed il numero è d’effetto, ma manca l’emozione. Posso pensare che sia l’esperimento più bello del mondo, ma non racconterei nulla, anche se inventassi una storia dietro. Ma se ad esempio il libro utilizzato era quello delle favole che ascoltavamo da bambini,  allora io mentalista inizio a sentire quelle stesse emozioni provate da piccolo, ed in qualche modo condividerei senza parlare quel valore in più che ha quel libro. Allora, lo spettatore entra davvero nella storia, pensando alla stessa parola che anni ed anni fa io mentalista avevo letto, creando  così un vero e proprio collegamento inconscio. Per capire meglio come trasmettere l’emozione, un esempio più semplice è prendere in considerazione un oggetto importante emotivamente per noi e descriverlo a qualcuno.. racconteremmo così una parte di noi stessi, lasciando una sensazione di meraviglia nei confronti di quell’oggetto in chi ci ascolta. Il mentalista racconta la sua storia, che è rappresentata dagli esperimenti che mostra in modo da emozionare il pubblico, che rimane con una sensazione di meraviglia nei confronti di ciò che ha vissuto durante lo spettacolo. Questa è la mia idea di mentalismo, forse un po’ diversa dalla solita. Sono contento se chi ha letto concorderà con me, ma certamente ci saranno diversi lettori che potrebbero non condividere nulla di ciò che ho detto e sicuramente avranno delle critiche.. quello di cui sono assolutamente sicuro è che in qualche modo chi legge avrà una presa di posizione, e concorde o discorde che sia, io ho sempre instillato in voi un pensiero.. corretto? Dai, credo di non essere troppo male come mentalista allora!

Francesco Rizzo                      https://www.facebook.com/francescorizzomentalista

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