Figlio di Ludovico di Savoia e Anna di Lusignano, Amedeo IX di Savoia nasce nel Forte di Thonon in Francia il 1 febbraio 1435.
Sposatosi per motivi politici con Violante di Valois, sorella di re Luigi XI con la quale era fidanzato fin dall'infanzia, il loro matrimonio seppur combinato, fu solidissimo, in quanto fondato sulla fede in cristo che li accomunava ed dal loro amore nacquero otto figli .
La sposa alleviò inoltre al marito, malato di gravi crisi epilettiche e pertanto poco interessato ai giochi di potere numerosi compiti di governo e lo mise in grado di respingere le critiche e gli attacchi dei suoi stessi parenti che a causa della sua malattia lo consideravano inadatto al governo.
Nel 1459, durante il Concilio di Mantova aperto da papa Pio II, Amedeo IX fu fautore di una crociata indetta per liberare Costantinopoli dai turchi e in difesa del Peloponneso. Per tale ragione, con grande determinazione e conscio di realizzare un’impresa votata alla causa religiosa, il duca reclutò uomini, denari ed armi. Nel 1464, alla morte del padre Ludovico, Amedeo ereditò il ducato di Savoia e con esso la posizione da tenere nella guerra stabilitasi fra Luigi XI e Carlo il Temerario. L’appoggio di Amedeo e di Jolanda andò al re di Francia, il quale, come risposta dell’alleanza, diede il suo sostegno contro Guglielmo VIII di Monferrato e Giangaleazzo Sforza, nemici dei duchi di Savoia.
Seppe amministrare con acume lo Stato, si conquistò la stima e la simpatia dei sudditi anche per il suo amore ai poveri che si concretizzava in aiuti cospicui e generosi.
Uomo dalla vita semplice morigerata e austera, non lesinava in penitenze e digiuni, eresse chiese e monasteri, donò beni preziosi alla cattedrale di Vercelli e, quando la sua malattia non gli permise più di governare, lasciò la mansione alla moglie, poiché i suoi figli erano ancora troppo giovani. Tuttavia la corte si ribellò alleandosi con i fratelli di Amedeo e venne imprigionato, finché Luigi XI lo liberò, ristabilendo l’ordine.
Stremato dall’epilessia, Amedeo, , consegnò a Jolanda, ai figli e ai suoi ministri.
Morì a Vercelli il 30 marzo 1472. Le sue spoglie riposano oggi nella cattedrale di Vercelli sopra l’altare della cappella di destra, di fronte a quella di sant’Eusebio, evangelizzatore e patrono del Piemonte.
Il processo di canonizzazione, apertosi poco dopo la sua morte, che fu seguita da un florilegio di miracoli, si chiuse soltanto il 3 marzo 1677 con papa Innocenzo XI, che fissò la festa del Beato il 30 marzo.