E' stato proclamato uno sciopero generale di 24 ore per il prossimo venerdì 28 novembre 2025: non sarà facile muoversi perchè l'agitazione sindacale coinvolgerà il settore dei trasporti e metterà a rischio i mezzi locali (a Milano bus, metro e tram Atm) e le ferrovie (Trenitalia e Trenord); ovviamente è possibile che ci sarà una certa influenza sul traffico automobilistico.
Le sigle sindacali coinvolte sono Cub, Usb, Adl-Cobas, Clp, Sial-Cobas, Cobas, Unione sindacale italiana Usi 1912, Flai trasporti e servizi, Fisi ed Usi-Cit.
-Personale ferroviario: sciopererà dalle 21 di giovedì 27 alle 21 di venerdì 28.
-Personale di Autostrade: sciopererà dalle 22 di giovedì alle 22 di venerdi 28.
-Trasporto pubblico locale: ogni azienda garantisce fasce orarie di garanzia a seconda del territorio.
Usb spiega le ragioni dello sciopero: “Venerdì 28 novembre dalle ore 11 tutte e tutti a Montecitorio. Nel giorno in cui i parlamentari non lavorano, come tutti i venerdì dell'anno, le lavoratrici e i lavoratori in sciopero votano e approvano la Finanziaria del popolo.
Nel giorno dello sciopero generale, quindi, l'appuntamento è sotto il Parlamento in piazza di Montecitorio. I rappresentanti delle diverse categorie del lavoro ma anche dei consumatori, degli studenti, del lavoro precario, degli abitanti dei quartieri popolari, dei comitati che si battono per la difesa dei servizi pubblici e del territorio saranno in piazza per presentare i contenuti della nostra Legge di Bilancio.
Voteremo noi, nel giorno in cui i parlamentari stanno già trascorrendo il loro weekend lungo come in tutti venerdì dell'anno. Vogliamo almeno duemila euro di paga base per tutte e tutti: basta con i salari da fame. Vogliamo andare in pensione a 62 anni, risorse per sanità e scuola pubbliche, case popolari e abolire l'Iva dai beni di prima necessità
Diciamo basta con il sistema degli appalti e con la precarietà, servono internalizzazioni e assunzioni nel pubblico. Per fare questo serve tassare i grandi patrimoni e requisire gli extraprofitti di chi si è arricchito in questi anni, fermare le grandi opere e destinare risorse alla difesa dei territorio.
E soprattutto vogliamo dire no al riarmo, alla costruzione e all'acquisto di nuovi armamenti, con la rottura immediata di ogni rapporto con Israele, di cui l'Italia è tra i principali fornitori di materiale bellico mentre continua il genocidio in Palestina”.