RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO - BREVE RIFLESSIONE SUGLI "SFRATTI" DI UN CITTADINO SESTESE

LA PAROLA AI CITTADINI

Raffaella Lamastra
22/03/2016
Territorio
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 "LA PAROLA AI CITTADINI SESTESI"  RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO                                                                                                                                        

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  Lettera di un cittadino                                                                    Sesto San Giovanni 22-03-2016                                                                                                                                                                 

Una breve riflessione sul tema degli sfratti a Sesto.                                                   

È normale che, in un periodo di crisi, si scatenino richieste di priorità. Si cerca di essere tra i primi ad avere il diritto di avere diritto. Per esempio il caso degli sfrattati, che stiamo vivendo a Sesto S. Giovanni, sicuramente causato anche da una cattiva gestione dell’Amministrazione Comunale, e che vede le diverse forze politiche prendere posizione a difesa di chi è vittima di questa incomprensibile situazione. C’è chi, a ragione, chiede vengano considerati prima i casi dei cittadini italiani. Non è razzismo, almeno spero di no, è più che altro un modo per adottare dei criteri comprensibili e possibili.

Ma ovviamente non è un problema solo “italiano”, molti degli sfrattati sono a tutti gli effetti cittadini italiani anche se nati all’estero. Come la retorica insegna: la solita guerra tra poveri. Esistono anche dei distinguo. Per esempio, se a chiedere lo sfrato è un proprietario privato, a parte la sua coscienza, sono plausibili le ragioni per cui può rendersi necessario un tale atto: morosità pregressa e continuata, necessità di rientrare in possesso dei locali per bisogno personale, scadenza dei contratti di locazione etc. etc. Come detto a parte i problemi di coscienza se lo sfrattato è un poveraccio rimane il diritto dovere del proprietario di poter usufruire del proprio bene.

Ma se a sfrattare è un Ente pubblico? Il comune, la Regione, la Provincia, lo Stato? Come la mettiamo con la coscienza e con il diritto alla casa? Che se volgiamo guardare ha come fratelli stretti il diritto al lavoro, il diritto alla sanità, il diritto all’assistenza, il diritto allo studio, insomma a quale coscienza ci appelliamo? Soprattutto quando leggiamo di case date praticamente in “uso gratuito” a chi percepisce già di suo di lauti stipendi e usufruisce di immeritati privilegi. Perché i privilegi sono sempre immeritati.

Ecco allora che la difesa del diritto alla casa, intesa come priorità di alcuni rispetto ad altri, perde la sua motivazione di origine per acquistare una importanza di carattere sociale nella totalità del suo significato. Personalmente ciò che preme far notare, come in tutti i casi in cui da anni siamo coinvolti a causa di una crisi che pare destinata all’eternità, è che comunque sempre di persone stiamo parlando. Persone di questo nostro maltrattato pianeta, mondo, umanità. Ecco, umanità è la parola che manca.

Giorgio Floridi

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