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Agglomerato di "cellule" per un fiore di latta

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Un oggetto circolare. Dentellato sulla circonferenza. Un tappo di latta incastrato non sulla bocca di una bottiglia ma incastonato nell’asfalto grigio di una strada.
Ma l’oggetto non è da solo; è accompagnato da suoi simili, fratelli che condividono con esso più di una tappa del destino.

Sono usciti tutti da una fabbrica, sottoposti al regime della standardizzazione, destinati all’apposita bottiglia, compagna per un periodo di tempo variabile, e separati da essa quando l’individuo di turno decise di bere per rinfrescarsi, dissetarsi, passare una serata in camerata o in solitudine, seduto su una panchina assolata all’ombra di un albero o in allegra vicinanza con altri consimili, attorno ad una tavola imbandita.

Allontanati dalla bottiglia, i tappi non hanno preso la strada della spazzatura che li avrebbe relegati nell’oblio. Sono stati accolti per andare a costruire qualcosa di sorprendente nella fragilità della forma costituita e sbalorditivo nell’intenzione manifestata, o accennata.
Tanti tappi (circa 120 identità alleate) per costruire un unico stelo di fiore.

La distensione della volontà di ignoti individui, attenti e precisi nel disporre in successione logica e coerente i protagonisti strutturali della conformazione.
Un fiore formato da tappi a corona che vede incoronare la strada stessa, ospite oltre che degna regina di questa onorificenza, per cogliere di sorpresa il passante disattento e spensierato nel suo camminare, poi confuso ed infine incuriosito, perché curioso di sapere, di fermarsi a contemplare e a chiedersi quale incantesimo sarà mai stato messo in atto.

Forse si chiederà:
chi, chi si è preso la briga di allineare questi tappi lungo un qualunque marciapiede di passaggio?
Il marciapiede, un classico non-luogo, è diventato un luogo.
Il passante si chiederà ancora:
Ma i tappi sono stati raccolti con l’intenzione latente di questa futura disposizione, o nel fautore di sorpresa era già insita la consapevolezza della destinazione del suo raccolto?
E poi:
devo riferirmi ad un mosaicista o ad un gruppo coadiuvante di individui? Da quanto tempo è presente su questa strada e per quanto tempo non mi sono accorto della sua presenza?

Mi piace pensare che questa entità (singola o plurima) abbia scelto il momento della giornata più prossimo alla notte, ma perché la si sta abbandonando. All’alba dunque, alle prime luci del sole, quando pochi individui si apprestano fuori dalle proprie abitazioni, per dirigersi ai loro doveri o piaceri.

Oppure, in pieno giorno, perché l’asfalto risulta essere abbastanza morbido da poterci inserire la linfa segreta del futuro fiore. Ma allora sarà una formazione lenta, attesa, ponderata.
Dunque morula, embrione, feto e poi organismo. Giorno dopo giorno, un tappo viene aggiunto a quello precedentemente inserito nell’asfalto fino ad arrivare al giorno fatale in cui l’insieme organico degli oggetti circolari costituirà il timido fiore, troppe volte calpestato.

Un fiore che cresce statico ma palpitante lungo il marciapiede di Via Roma.

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