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Francesco Giglio e Massimo Recalcati hanno presentato i loro libri in Sala Consiliare

"Il disagio della giovinezza" e "L'ora di lezione"

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Cultura ed evoluzione, due elementi irriducibili dell’uomo che fanno propriamente umanità.

“Intravidi nel ruolo dell’insegnante la capacità di condurre un percorso che apportasse qualcosa” afferma l’assessora all’Educazione, Politiche Sociali e Sanitarie Roberta Perego, durante l’incontro con gli autori e psicoanalisti Francesco Giglio e Massimo Recalcati. “Non esiste insegnamento senza amore, nel significato greco del termine”.

Il 7 novembre, a Palazzo Comunale, al centro dell’attenzione è stato posto il tema dell’adolescenza grazie ai libri Il disagio della giovinezza di Giglio e L’ora di lezione di Recalcati, in una Sala Consiliare gremita di insegnanti ed educatori sociali che sono intervenuti, a fine presentazione ed interventi dei due autori, con domande e riflessioni, concentrati tutti in una partecipazione satura di carica emozionale.

“Vorrei iniziare il mio intervento soffermandomi sul termine e sulla nozione di gratitudine, in quanto concetto che rimanda all’idea dell’incontro che mette a lavoro, che modifica qualcosa di esistente. E sono grato di essere oggi qui.” La gratitudine di cui parla Francesco Giglio si accompagna a ringraziamenti funzionali alla presa di coscienza dell’importanza dell’Altro inteso come maestro di desideri, colui che sa accendere il desiderio. E il ringraziamento di Giglio va al suo maestro di desideri, Massimo Recalcati.

Subito dopo Giglio continua con il concetto di sapere inteso come strumento fondamentale del lavoro analitico. Ricerca sul corpo, ricerca della e sulla parola che, dal momento della sua scoperta, genera continui traumi, perché rottura con uno stato di cose precedenti, trauma infinitamente rilanciato dalla scuola.

La scuola è un’altra istituzione, dopo la famiglia, che si presenta immancabilmente difettosa, meglio tollerata dal bambino e peggio tollerata dall’adolescente. Le difficoltà scolastiche si riscontrano nell’attribuzione di doveri che i genitori indirizzano all’istituzione stessa, che sono quelli delle cure richieste per il figlio. I vari sintomi che bambini e adolescenti potrebbero presentare nel corso della loro esistenza sono in realtà grandi possibilità di trasformazione e, per tanto, non devono rispondere necessariamente alla domanda genitoriale. Come dice Lacan, il bambino e l’adolescente passano attraverso due fasi, in relazione al rapporto con l’adulto genitore: l’alienazione e la separazione (attraverso cui si ha l’emergere del godimento). È con la separazione che l’individuo è chiamato a fare da sé.

Oltre le tre fasi lacaniane, ci sono atre momenti presi in questione da Giglio:

il complesso di Edipo, il mito di Narciso e il complesso di Telemaco.

Parafrasando il detto freudiano il leone salta una volta sola, Giglio conclude il suo intervento con la seguente considerazione:

il dramma dell’adolescente è, anche, quello del leone. Incontri che possono o non possono avvenire. In definitiva, sono importanti i luoghi di questi incontri.

Dopo Giglio, prende la parola Recalcati. “L’uomo è il prodotto dei propri incontri” afferma lo psicoanalista, ribadendo il concetto della gratitudine lanciato da Giglio e sottolineando l’importanza del debito in un contesto, quello umano, in cui è da escludersi la possibilità dell’autoformazione. “La condizione del figlio è la condizione dell’uomo”.

Gli incontri a cui l’uomo è costantemente sottoposto lungo tutto il corso della sua vita si declinano nella loro stressa stratificazione. L’inconscio è il luogo in cui si sono depositate le tracce dell’incontro con l’altro. L’incontro ha la capacità di allargare, estendere e amplificare l’orizzonte del mondo, trasformandone la concezione e la percezione che si possono avere. Ma può anche sigillare e portare la vita ad una sterile ripetizione, può portare a ripetere il mondo sempre nello stesso modo. È dunque una fatalità quella dell’incontro, che può prendere, a seconda dei casi, una forma positiva o una forma negativa. Incontri buoni o incontri cattivi.

La scuola, se pensata alla sua radice, è il luogo dell’incontro. La scuola dovrebbe essere il luogo dell’incontro buono, delle aperture. Frasi come “non ne voglio più sapere di quel sapere” non dovrebbero essere prodotte all’interno del contesto scolastico, in quando denoterebbe una nociva chiusura e dunque un incontro cattivo.

Il cattivo incontro è sempre fondamentalista, è l’emblema del pensiero unico. “Riproduzione di un sapere giù saputo…la scuola non deve essere il luogo di un sapere senza vita” afferma Recalcati.

La scuola si presenta divisa in due caratteristiche diametralmente opposte, ma che rientrano nella sua stessa definizione e costituzione: è un dispositivo che riproduce un pensiero morto ma è anche un dispositivo al cui interno avviene un’apertura nella illuminazione, ovvero un incontro con l’insegnante.

L’ora di lezione è quella che buca il dispositivo anestetizzante, vi entra luce, rianima il rapporto con il sapere. Il sapere riguarda la vita, a prescindere dalla disciplina insegnata.

Ed ecco il paradosso del sistema scuola: il dispositivo si presenta come produttore di pensiero morto perché programmato, ma proprio per questo è causa di apertura, di rianimazione.

A questo punto Recalcati si concentra su due punti essenziali.

Il primo riguarda il termine psicoanalitico di transfert, trasporto. Esso racchiude in sé diverse connotazioni: mettere e rimettere in movimento; innamorarsi. Ed è anche ciò che fa l’insegnamento. Che deve fare l’insegnamento.

Poi abbiamo i termini educere e seducere, nella cui intersezione e nel mezzo risiede il termine insegnare. L’insegnamento è sottoposto a due dilatazioni semantiche. È concepito come lo strumento che trasforma gli oggetti della teoria, del sapere in corpi erotici, provoca la pulsione, erotizza il rapporto con il sapere. Mobilita l’erotismo attraverso il sapere. Ma è anche il fautore della trasformazione del corpo in libro. Porta dentro il corpo il mondo della cultura; le relazioni con il corpo dell’altro vengono ispirate dal principio della lettura; quando leggiamo dedichiamo cura, attenzione.

In conclusione, afferma Massimo Recalcati, è fondamentale riconoscere l’importanza dell’unione e del legame tra sapere ed eros. Ed è perciò necessario distinguere l’importanza educativa dell’istituzione da quello che Basaglia indicava come i processi di istituzionalizzazione.

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