Anche la pasta ha la sua giornata mondiale. Del resto si tratta di quello che, al di là dei luoghi comuni sulla pizza, può essere considerato il vero piatto nazionale italiano. Il 25 ottobre si celebra in tutto il mondo questo alimento antico e completo, che fa bene alla salute, al pianeta e alle tasche.
Che la pasta faccia parte della quotidianità degli italiani di oggi, e non solo di quelli del dopoguerra e del neorealismo, lo dimostra un’indagine Doxa secondo cui il 44% degli italiani mangia almeno un piatto di pasta ogni giorno.
Del resto in tempi di crisi e di scarsità di soldi e tempo la pasta costa poco, si fa in poco tempo e si può condire in mille modi. E al di là di facili attrattive da parte di diete Dukan e simili fa anche bene. Basti ricordare che la dieta mediterranea, che prevede cereali (meglio se integrali) come quelli della pasta è stata inserita tra i patrimoni immateriali dell’umanità dall’Unesco.
Alimento sano. Ricca di carboidrati complessi a lento assorbimento, la pasta sazia ed evita all’organismo sbalzi nel livello di glicemia nel sangue. Per questo motivo può essere mangiata anche, con moderazione, da chi soffre di diabete e di pressione alta, anche perché è priva di colesterolo.
Alimento leggero. Se un piatto di pasta condito con sola verdura, parmigiano grattugiato e olio di oliva può dare anche solo 400 calorie, anche nelle versioni più elaborate non si superano le 600 calorie.
Alimento completo. Un piatto di pasta condito con verdura, pesce e olio di oliva costituisce un piatto unico con tutti i nutrienti necessari: carboidrati, fibre, proteine e vitamine.
Alimento buono per il pianeta. L’impatto ambientale della pasta, compresa la fase di produzione e trasformazione, è molto basso. Durante la coltivazione il frumento duro gli agricoltori praticano, solitamente, la rotazione culturale dei campi, abitudine ecosostenibile. Nella filiera produttiva viene prodotta una quantità limitata di CO2. Anche l’imballaggio della pasta è costituito da materiali facilmente riciclabili in modo da ridurre ancora di più l’impatto ambientale del consumo di pasta.