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L'Irish Sound di Glen Hansard conquista il Carroponte

Bagno di folla per il primo live italiano del tour di Glen Hansard

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Ieri martedì 28 giugno 2016 il Carroponte ha fatto da cornice ad uno dei live più attesi della kermesse milanese: Glen Hansard. Alle 21:30 in punto, con un affascinante tramonto sullo sfondo, inizia lo show dell'artista irlandese. 

Dopo un po' di battute goliardiche sulle recenti vittorie della nazionale italiana agli Europei di calcio, si inizia a fare sul serio. La scena sul palco é densa: 3 archi (violiniste), batteria, chitarra, contrabbasso ed una ricca sezione fiati. Dopo un inizio incentrato su brani di repertorio arriva "When your mind's made up": che parte a cappella e sprigiona energia ed emozioni. Si tratta di uno dei brani più evocativi e suggestivi dell'artista irlandese che viene arricchito da una coda cantata col pubblico.
Seguono pezzi più intimi ed ovattati tratti dal disco del 2015 "Didn't he ramble" eseguiti con chitarra, voce e contrabbasso.

Il suono della chitarra è sempre originale e riconoscibile: ogni corda riesce a smuovere sensazioni sopraffine. L'artista dal palco ringrazia con dei bei "grazie" convinti e sentiti, presenta i brani sempre con una teatralità ed una simpatia invidiabili. Cerca e trova un feedback pressoché costante col pubblico che applaude e porta il tempo divertito e totalmente assorto.
Molto apprezzato l'accenno di "Riders on the storm" (Doors), a sottolineare la delicatezza del brano ci sono i violini a ricalcare una leggerezza rarefatta. Glen Hansard incanta con il suo carisma: la magia si ripete brano dopo brano, si rinnova senza ripetizioni di clichées ma con colpi di scena che si susseguono con continuità.

"Paying my way" è un brano chitarra e voce molto soft che crea un'atmosfera avvolgente e, al contempo, rilassata e rilassante. Il sottofondo degli archi crea un tappeto sonoro rasserenante. Glen poi raggiunge il piano per un brano molto intenso, luci basse sul palco, archi all'opera per una di quelle canzoni struggenti che ti si attaccano addosso. E, all'improvviso, il coup de theatre: irrompe una danza celtica che invita tutti a danzare.
"Lonely deserter" riprende le fila folk rock e, abbandonandosi a una sezione fiati (con tanto di assolo di tromba) in splendida forma, concede una strepitosa performance. Il pubblico, intanto, invoca dei brani a gran voce mentre Glen glissa e continua la sua setlist senza stravolgimenti.

Il brano "Didn't he ramble" sprigiona una carica emotiva unica. La precisione dell'esecuzione ed i cori regalano una versione super con una coda strumentale stupendamente dilatata. Molto interessante è un pezzo duettato col trombettista che si rivela con una voce straordinaria, piena, calda ed emozionante. La prima parte di live si chiude con un Glen che devasta le corde della sua acustica è tutto il resto della band che suona dando l'anima fino all'ultimo istante.

Il pubblico lo acclama, vuole altra musica di Glen e soci. E Glen si concede, senza riserve.
Lo show prosegue con una cover ristretta di "I believe I can fly", molto apprezzata dal pubblico. Si prosegue con i tributi per una versione di "I Will survive" (con una ispiratissima sezione fiati ed un basso particolarmente presente) ed il Carroponte si trasforma in una discoteca a cielo aperto. Ballano tutti.
Ad un tratto, nel buio delle luci:"Next is a The Frames' song called "Fitzcarraldo": dolcezza, bellezza ed intensità che si fondono in note e parole. Fiati, archi, batteria, basso e chitarra sorreggono una struttura melodica incantevole che brilla di luce propria.

Glen esce dal palco, tra gli applausi e i cori di chi lo reclama e vuole il bus. E Glen non dice di no, dando il via ad un boato di gioia. Il cantautore torna sul palco per un tete a tete con il pubblico in un medley dei suoi pezzi più intimi, a cominciare da "Say it to me now" eseguita con struggente intensità, cui segue "Stay that road".

"Falling slowly" (canzone che ha vinto quasi dieci anni fa il premio Oscar come miglior canzone, all'interno del film "Once") riscuote un successo pazzesco: il pubblico ascolta in religioso silenzio. Glen canta delicatamente accompagnato dalle note della sua chitarra che fa sognare in un caleidoscopio di contagiosa bellezza. Non esistono molte canzoni che arrivano in maniera così diretta come questa.
Glen chiude il live dopo due ore e mezza con la bellissima "Her mercy" e ringrazia tutti:"Thanks for being he re for this beautiful night, thank you so much. Grazie!"

Dopo poco, mentre gli addetti iniziano a denudare il palco, Glen ed altri membri della band si intrufolano tra il pubblico ed offrono un ulteriore set in acustico per i tanti presenti. Un fuori programma che suggella una serata di grande musica dal vivo. Un ulteriore momento di magia.
 

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