La quarta rivoluzione industriale è cominciata quasi 3 decenni orsono, ma ancor oggi attraverso la robotica e l’intelligenza artificiale continua a cambiare la quotidianità degli esseri umani, portando benefici all’economia. Basti pensare che quasi tutti i cittadini delle cosiddette economie avanzate possiedono una connessione dati e secondo le stime entro il 2028 questa condizione sarà garantita anche ai due miliardi di persone che rappresentano le economie emergenti.
In questo enorme incubatore di dati che sta diventando il web, crescono i prodotti digitali e le loro applicazioni non solo alla domotica, ma anche all’industria e alla gestione delle città rinnovano la loro efficacia, accorciando i tempi di innovazione rispetto al passato. E il ricambio generazionale sposterà ancor di più il peso della bilancia sul consumo dei dati: volendo tralasciare quanto accade in tutto il mondo, in Asia i Millensials sono appena 1/3 della popolazione globale, ma rappresentano il 60% degli utenti online e il 75% degli acquirenti digitali.
Seguendo il trend, anche l’industria finanziaria, dapprima con maggiori dubbi e poi con più interesse, si è spostata verso il digitale, con l’intento di ascoltare le richieste dei potenziali clienti che richiedevano un prodotto più conforme alle loro esigenze, più chiaro e meno dispendioso. Questa digitalizzazione ha coinvolto tutti i canali operativi del settore finanziario, dai prestiti alle assicurazioni, dagli investimenti fino ai pagamenti che ormai avvengono in maniera quasi esclusivamente digitale in nazioni all’avanguardia come Estonia e Svezia. Con la nuova rivoluzione industriale si assicura maggiore sicurezza alle transazioni e un nuovo aumento di dati da studiare e trasformare in servizi e offerte ancor più personalizzate.
Tutta questa mole di dati ha attratto gli investitoti sulle società quotate attive, che dopo le buone performance degli ultimi anni sono attese da una forte crescita degli utili e da un costante movimento di fusioni e acquisizioni. Per questo motivo, il tema dei dati digitali fornisce all’investitore un motivo di opportunità sul lungo periodo. Come però è ormai noto anche in seguito al caso Facebook, alla normativa sulla privacy e alla tanto chiacchierata GDPR, il settore è sempre più soggetto ad una regolamentazione più precisa. Questo fattore potrebbe provocare ampi scossoni sul mercato.
Per questo motivo, gli esperti consigliano di investire nel digitale e nell’industria del dato, pur non dimenticando di mantenere un’ampia diversificazione che possa essere utile per evitare le oscillazioni di mercato. Per diversificazione si intende una variazione dell’investimento secondo diverse tipologie di asset o di area geografica, operazione utile a contenere i rischi e al contempo per cogliere maggiori opportunità . Per quella che secondo gli esperti è una delle strategie di investimento basilari per ottenere un profitto, sarà sufficiente acquistare un paniere di titoli e a gestirli, oppure provare soluzioni più efficienti come ETF e Fondi comuni: con la seconda opzione, il cliente non avrà necessità di impiegare molto tempo per la gestione e non saranno richieste conoscenze specifiche per evitare errori. È possibile parlare di diversificazione per qualsiasi investitore, anche per chi punta tutto sul digitale: chi deve amministrare piccole somme potrà valutare l’andamento del mercato senza eccessivi rischi, chi ha invece a disposizione grandi cifre potrà massimizzare i rendimenti e ritrovarsi protagonista della quarta rivoluzione industriale all’insegna del digitale e dell’analisi dei dati.

