“Contagio azzurro” è passato anche a Sesto. Al PalaNat il coach della nazionale A Marco Crespi e il responsabile del settore giovanile azzurro Giovanni Lucchesi hanno tenuto due allenamenti: uno per l’Under 16 e uno per la prima squadra. L’iniziativa è partita proprio da Crespi, che con “Contagio azzurro” intende migliorare la comunicazione tra Federazione e club della Lega Basket Femminile. Oltre che monitorare il livello e la crescita di tutte le squadre di A1 e di alcune elette di A2.
Lucchesi, affiancato dai coach del settore giovanile rossonero, ha impostato un lavoro di fondamentali assieme alle ragazze dell’Under 16. E sempre di fondamentali, e di letture, si è occupato Crespi, alle prese con le “grandi”. L’allenamento si è sviluppato su due turni: prima con le lunghe (Ercoli – appena convocata proprio da Crespi al raduno della nazionale –, Zagni, Schieppati e Decortes) e poi con le esterne (Arturi, Barberis, Galbiati, Gambarini, Panzera, Pusca). Con le geassine si sono allenate anche delle giocatrici di Varese, Biassono e Vittuone (serie B). Parola chiave dell’allenamento: dettagli. Proprio su questi ha insistito Crespi: assieme all’intensità di esecuzione dei movimenti, alla rapidità delle letture di situazioni e al piacere di giocare, è la cura dei dettagli a fare la differenza ad alti livelli. A bordo campo, presente anche Cinzia Zanotti – che assiste Crespi sulla panchina azzurra – col suo staff tecnico, pronta a prendere nota di qualche aspetto trattato per provare a svilupparlo nei futuri allenamenti.
Prima dell’allenamento, Crespi ha voluto parlare di persona con Arturi, Barberis e Gambarini, tutte già con esperienze azzurre alle spalle. Barberis e Gambarini nelle giovanili (bronzo Under 20 nel 2014, assieme ad Ercoli), Arturi anche nella senior.
Queste le parole dell'intervista a Crespi:
Che considerazioni può trarre dai suoi primi sei mesi come ct azzurro?
“Quando sono entrato nel mondo della Federazione ho trovato un ambiente molto variegato, competitivo sul piano internazionale e composto da tante realtà motivate a fare bene, ma per alcuni aspetti prive dei mezzi adeguati per poterci riuscire fino in fondo. In questi primi mesi ho tastato il terreno, cercando di trovare il punto più adeguato per inserirmi e per provare a migliorare il sistema. L’idea di “Contagio azzurro” nasce proprio da questa volontà; il mio intento è quello di puntare sulla collaborazione tra Federazione e Lega, per promuovere una spinta di crescita a tutte le maggiori realtà italiane.”
Proprio per quanto riguarda “Contagio azzurro”: il progetto ha risposto alle sue attese?
“Posso ritenermi soddisfatto di quanto fatto finora con “Contagio”. Mi è stata data la possibilità di osservare l’Italia della pallacanestro in profondità: la mia idea è quella di lasciare ad ognuna di queste realtà coinvolte qualcosa che possano seriamente sfruttare in futuro. Provo a lasciare poche indicazioni, ma sulle quali sia possibile insistere in futuro affinché diventino realtà condivise di tutti i giorni. E c’è da dire che dall’altra parte ho trovato squadre più che disponibili, con persone stupende, pronte a porgere un orecchio a quanto avessi da dire.”
Il modello Geas, che punta forte sul vivaio, ha interesse per il suo lavoro?
“Io credo che ogni squadra debba avere un’individualità. E che questa individualità debba essere coltivata fino in fondo, per provare a creare qualcosa di profondo, ma non estraneo alle coordinate dell’efficacia. Il vivaio Geas ha contraddistinto il basket nostrano femminile per decenni, plasmando talenti già dai livelli giovanili: è un elemento da valorizzare e stimare.”
Le imminenti due partite sono cruciali per la nostra qualificazione ad EuroBasket Women 2019, in particolare quella con la Svezia: quante chance abbiamo?
“Non parlerei tanto di chance: non ci rivolgeremo alle due gare con l’idea che si possa vincere, perdere o pareggiare. Scenderemo in campo, soprattutto in Svezia, con la voglia di portare a casa il risultato e di fare bene. L’impegno è tutto, e l’impegno deriva dalle disposizioni personali. L’elemento su cui insisto di più è sempre lo stesso: vorrei vedere valorizzata la componente del desiderio di fare bene, del desiderio di dimostrare tutto sul parquet. Bisogna giocare col piacere di farlo, col piacere di fare canestro e di sacrificarsi per il gruppo: il resto è una pura conseguenza.”
COACH ZANOTTI ha così commentato: “Il lavoro svolto è stato molto breve: è sicuramente improntato a far avvicinare i club alla federazione. L’idea trasmessa è di dover lavorare sul territorio nazionale tutti con un solo obiettivo: migliorare il sistema nazionale. Crespi ha dato molta importanza a questo progetto e si è esposto in prima linea: la sua volontà è di essere presente in modo capillare all’interno dell’insieme delle società della Lega. Marco e Giovanni hanno sottolineato l’importanza dei particolari: non è stato utile soltanto osservare gli esercizi proposti, ma soprattutto le correzioni attuate, in particolare sui fondamentali”.