La visione è l’arte di vedere le cose invisibili. Non una semplice capacità, ma proprio un’arte. Perchè poter osservare la realtà che ci si pone davanti è una possibilità aperta a chiunque, ma poter andare oltre la realtà e immaginare le cose che ancora non ci sono diventa un vero e proprio talento. Il visionario riesce a mettere in pratica quello che gli altri non riescono neanche ad ideare con la teoria.
Francesca Gambarini, playmaker ventiduenne, è sempre stata una giocatrice visionaria, fin da ragazzina. Alcune sue giocate, certi suoi assist spettacolari, a volte sorprendevano non solo le sue avversarie ma perfino le proprie compagne di squadra. Quando conduce un contropiede è elettrizzante, quando penetra nel traffico e legge uno scarico impossibile ti fa trattenere il fiato. Per vedere angoli di passaggio che non esistono e trovare spazi che non ci sono, serve del genio. Talvolta il genio non è compreso fino in fondo, anche perché, se tutti fossero in grado di capire la genialità, questa di conseguenza non sarebbe più un’arte così rara e speciale. Tutti possono essere in grado di vergare delle pennellate su una tela, ma poi per poter diventare pittore serve il genio. E Francesca la si potrebbe definire proprio una giocatrice-pittrice: nel momento in cui riesci ad andare oltre i colori e a cogliere il senso del dipinto, non puoi non rimanere a contemplarla in silenzio con ammirazione.
Solo la sfortuna poteva contrastare la sua arte, e per un po’ ci è riuscita con successo. Due anni fa “Gamba” si è operata ad un ginocchio ed è stata costretta a saltare tutta la stagione in quella A1 che aveva contribuito a conquistare con le sue visioni e i suoi colpi di genio. L’anno scorso è tornata, non ancora al meglio, ma comunque in grado di dare qualche pennellata delle sue. Quest’anno invece la si aspetta di nuovo sui suoi livelli, pronta ancora a vedere le cose invisibili, lasciando lì di stucco chi la guarda, a chiedersi come abbia fatto a capire qualcosa un secondo prima che pure esistesse.
«Gamba è una giocatrice speciale, dal grande talento, purtroppo è stata un po’ sfortunata – racconta coach Cinzia Zanotti – L’anno di inattività ha un po’ pesato, quindi la passata stagione è stata un’annata di reinserimento dove lei ha dovuto pazientare tanto; quest’anno invece speriamo che possa essere il suo e che riesca a riprendere a giocare con una certa continuità. La scorsa stagione ha avuto anche qualche problema con le caviglie: crediamo quindi che questo possa finalmente essere il momento del suo pieno rilancio. Dovrà ritrovare un po’ di fiducia in sé stessa e riprendere il ritmo partita, recuperare di nuovo quella sicurezza atletica che aveva prima. La conosco da tanti anni e so cosa ci può dare, ha grandi doti e nell’anno della promozione in A1 era stata fondamentale per noi, so quanto ha sofferto a stare lontano dal campo per tutti quei mesi, per questo sarei doppiamente felice se riuscisse a tornare al 100%».
Proprio l’infortunio che l’ha costretta ai box per un anno intero, nella stagione più importante della sua carriera, ha frenato un po’ la crescita di Francesca. Che ha dovuto anche superare momenti difficili e di scoraggiamento, ma ha sempre tenuto duro per tornare a fare quello che ama:
«L’operazione di due anni fa mi ha impedito di giocare in A1, e quella è stata una stagione molto dura sotto il punto di vista psicologico. Soprattutto perché vedere le compagne allenarsi, mentre tu non ti puoi allenare e devi rimanere fuori a guardarle, non è davvero facile. In più con il campionato che non era andato nel migliore dei modi, dato che da neopromosse avevamo fatto molta fatica, faceva ancora più male rimanere in disparte e non poter dare il proprio contributo. Anche il percorso riabilitativo non era stato molto scorrevole, quindi l’insieme di tutte queste cose aveva reso quella stagione davvero dura. Adesso invece il ginocchio è a posto, non ho più problemi fisici, forse quello che mi manca ancora rispetto a quando giocavo prima del secondo intervento al ginocchio è un po’ di sicurezza e di sfrontatezza per riuscire a rifare di nuovo quelle cose che facevo e che ora invece faccio un po’ più fatica a fare».
L’anno scorso è andata vicina a riprendersi quella A1 che già aveva conquistato con merito ma che non ha potuto giocare. La sfortunata finale playoff ha fatto saltare i piani di tutti, anche i suoi. Però il bello dello sport è che c’è subito un’altra chance dietro l’angolo per potersi rialzare e riscattare:
«Da questa stagione tutti si aspettano una risposta positiva, un segnale di rivincita e vendetta dopo quello che è successo lo scorso giugno. Sicuramente l’obiettivo è di migliorare come collettivo, dato che la squadra più o meno è rimasta quella dell’anno scorso, ma ognuna di noi vorrà migliorare anche individualmente».
Proprio sotto questo punto di vista Gamba sa di dover lavorare molto, perché è vero che il genio e la visione sono un’arte che non tutti possiedono, ma è altrettanto vero che da sole non possono bastare per essere una giocatrice completa:
«Penso di dover migliorare un po’ di scelte in campo, alcune letture dal punto di vista tecnico, oltre a migliorare nel tiro da tre, anche la difesa, insomma un sacco di aspetti dove posso diventare più efficace, ma dove non si raggiunge mai la perfezione e quindi c’è sempre margine per lavorare».
Al Geas ha sempre lavorato molto ed è cresciuta negli anni, da quando è arrivata nelle giovanili fino a quando è diventata una pedina fondamentale della prima squadra. Da ragazzina si faceva più volte a settimana il viaggio da Lozza, vicino Varese, fino a Sesto San Giovanni per poter migliorare e diventare una giocatrice sempre più forte. E il suo talento in tutti questi anni l’ha aiutata a costruire una storia di successi tanto per sé quanto per il Geas, che ormai è la sua seconda famiglia:
«Io sono arrivata la Geas da giovane, Cinzia praticamente mi ha accompagnato dalle giovanili alla prima squadra perché è la persona che mi ha allenato di più in questi anni, e ora entrare in palestra è praticamente come entrare in casa mia ogni volta. Forse è diventato un ambiente anche troppo familiare, non so se cambiare aria in passato mi avrebbe potuto fare bene o se sia stato il percorso più produttivo dal punto di vista cestistico per la mia carriera, ma io sono sicuramente soddisfatta dei miei anni al Geas, abbiamo vinto tanti scudett giovanili,, una coppa Italia di A2, una promozione in A1, diciamo che non posso pretendere di più».
Come tutte le sue compagne, anche una volta tolte le scarpe da basket Francesca si dà da fare. Da due anni ha intrapreso un percorso di studi impegnativo ma, come testimoniato dalla tenacia con cui ha lavorato per una stagione intera per recuperare dall’infortunio, le sfide non la spaventano:
«Nella vita fuori dal campo studio osteopatia, sono al terzo anno. Sicuramente è un obiettivo molto importante, dovrei laurearmi tra tre anni pieni. Nel tempo libero d’estate mi piace andare in giro assieme a mio padre con la bici da corsa, mi piace ascoltare musica, mi piace viaggiare, cose normali insomma».
Cose normali, perché per quelle speciali basta già il campo da basket. La tela dove Gamba diventa pittrice, dove il suo genio riesce a rendere visibili le cose invisibili.