Si terrà a Sesto San Giovanni presso il Centro Culturale Valmaggi (via dei Partigiani) domani 5 novembre l'inaugurazione della mostra "Mondi nascosti" con le opere dello scultore Matteo Gandini.
La mostra, che andrà avanti fino a domenica 13 novembre, proporrà undici tra le opera più importanti e più intense dell'artista e sarà aperta al pubblico dalle ore 16.30 alle 18.30.
Le opere:
1. “WAR”
Un soldato dall’aria affranta stringe nel pugno una bambola di pezza. Qui i piani di lettura sono almeno 3, dal più evidente al più nascosto:
Un soldato testimone (o autore?) delle atrocità di un conflitto;
Un adulto in guerra contro una sua parte infantile;
Un maschio in guerra contro una sua parte femminile.
2. “Inside”
Una figura assorta si riscalda accanto ad un fuoco in una caverna dal volto umano. Le interpretazioni sono numerose: dall’io primordiale nascosto dentro ciascuno di noi, al bisogno di fuga verso l’interiorità, alla suggestione di un mondo immaginario in cui un’umanità disgregata e ferale torna a scaldarsi con il fuoco all’ombra di giganteschi idoli infranti. “Tutto possibile – ha sottolineato l’autore – ma quest’ultima è la mia preferita”.
3. “Paesaggio con Vortice”
Una figura guarda l’occhio di un grande vortice in un paesaggio marino. Una versione del tema Umanità VS Abisso, l’orrore ma anche il fascino di guardare negli occhi la propria insignificanza, o la propria fine, ed essere a nostra volta guardati, come diceva qualcuno.
4. “Tears of a Mountain God”
In un paesaggio montuoso, una minuscola figura umana si inerpica fino all’occhio del Dio Montagna, dalle cui lacrime sgorga un fiume. Questo è un mondo nascosto di pura narrazione, ma senza alcuna scrittura. Basta guardare, e la storia si scrive da sola.
5. “Rise of an Eye Sun”
Anche questo è un racconto nel legno. Un giorno come gli altri, un’alba come tante, dall’orizzonte al posto del sole sorge nel cielo del mattino un occhio gigantesco.
6 “A Reading Minotaur”
Qui il mondo nascosto è quello nell’animo di una delle grandi vittime della mitologia classica. Un giovane minotauro chino su un libro, me lo immagino già rinchiuso nel labirinto, sognando un mondo che non vedrà mai, ma che un giorno verrà a cercarlo.
7. “A Writing Medusa”
Un’altra interpretazione del mito, una giovane medusa nell’atto di scrivere una lettera. L’atteggiamento di partecipazione e di sospensione indica che è una lettera importante, sentita, forse una lettera d’amore? Comunque un momento di umanità, di vita e futuro ancora possibile, prima che tutto il peso del mito le frani addosso.
8. “A Lost Creature”
Un volto di una creatura mostruosa, segnato da un’espressione di quieta sofferenza. Mi piace pensare che non sia la mostruosità in sé a provocare quel dolore, mi sembrerebbe poco rispettoso e alla fine banale. Invece l’ho intitolato “A Lost Creature” per indicare un individuo che percorreva una strada con una direzione, qualunque essa fosse, e che per qualche ragione un giorno si è perso e non sa più chi è.
9. “Frammenti”
Un volto di donna in preda ad un’emozione così intensa che alla fine ne modifica e scompone i lineamenti.
10. “Una città”
Una persona in dialogo con una città stilizzata: parte scontro, parte sostegno ed equilibrio tra le due forze.
11 “Ritratto di Gino Strada”
Un’interpretazione /ritratto di Gino Strada, che ho scolpito dopo aver letto il suo libro “Pappagalli Verdi”. Volevo provare a rendere la figura di un uomo con una forte determinazione e idealità nello sguardo, ma che rifuggiva sempre da una narrazione eroica di sé (come si può evincere dai suoi libri). In questo senso il gesto della mano, che ho visto in numerose apparizioni video, tradisce quella leggera angoscia, quello spaesamento che è antidoto per ogni eroismo.
“Ho cercato di rendere la mano – ha spiegato Matteo Gandini – così come l’ho vista in fotografia, grande con dita lunghissime e sottili, una mano da artigiano della cura e dell’aiuto, più che da teorico della solidarietà”.
Per ulteriori informazioni: info@direfaredare.net – 3471266852