Provare emozioni e sensazioni è l’aspetto fondamentale che caratterizza la natura umana. Nel momento in cui gli individui sono attratti non da altri individui, ma da oggetti, l’interesse che si sviluppa è fuori dagli schemi comuni e manifesta un modo diverso di esercitare il contatto psicologico e fisico. Si può avere una relazione sessuale con una statua? La risposta a questa domanda è negativa perché relazionarsi con un oggetto e far accrescere desideri sessuali verso di esso è fuori dai comportamenti “normati”. Sviluppare interesse e fascino verso un oggetto inanimato è un comportamento patologico che designa una “parafilia” ovvero impulsi e fantasie erotico sessuali che si attuano sistematicamente verso oggetti e che possono produrre disagio e sofferenza. Nel momento in cui tale attrazione è rivolta ad un monumento, prende la denominazione di monumentofilia. I casi di persone che rivolgono la loro attenzione ad un oggetto, sono in crescita e tale comportamento trova particolare attuazione all’interno dei cimiteri; questi ultimi oltre ad ospitare sculture e statue, evocano un’atmosfera isolata a sostegno della pratica che si vuole effettuare. La ricerca di un approccio fisico e sessuale verso un monumento in un cimitero, evidenzia una perdita della dimensione umana al punto da riuscire ad alienarsi nel piacere dell’atto, pur sviluppando una relazione sessuale unidirezionale, nella quale l’individuo non sente dentro se sesso la presenza della vita dell’altro, poiché la controparte è ridotta ad un oggetto, oppure uno strumento. In questo caso la scultura non è altro che la personificazione del partner.La sostituzione del partner fatto di “carne ed ossa” con un monumento, sottolinea la presenza di gravi lacune psico-affettive. Gli individui che prediligono le “relazioni con oggetti”, solitamente durante la loro vita, hanno gravi difficoltà ad instaurare rapporti sessuali e sentimentali “sani”; oppure hanno sempre evitato l’approccio, in quanto sostenuti da una grave insicurezza e isolamento sociale. Molti di essi si sentono a proprio agio in una relazione univoca con una scultura, semplicemente perché non cercano e non vogliono la componente umana, in quanto ciò significherebbe relazionarsi con una persona che potrebbe “non accettarli per quello che sono”. La paura di essere reputati ai margini della società per alcuni aspetti fisici-comportamentali, oppure di non essere amati e quindi rifiutati, rende queste persone totalmente incapaci di gestire un “rapporto sano”. Ciò che diventa indispensabile per loro, allora è ritrovare le sicurezze tanto volute, in contesti privi di umanità. È necessario a tale proposito, la comprensione del comportamento patologico al fine di mettere in luce, i comportamenti “pro sociali” che possono caratterizzarli, in una comunità capace di aiutare e sostenere l’individuo dal punto di vista della salute psicofisica. Il supporto psicologico, aiuta in questi casi a liberarsi dalle paure e timori e ad individuare le modalità comportamentali , fondamentali per affrontare una relazione sana con un altro individuo. Da tale punto di vista una delle sfide interessanti è la “rieducazione delle emozioni”, ossia insegnare agli individui che soffrono di monumentofilia come dirigere i sentimenti e pulsioni sessuali che si provano in modo non patologico e deviato, unitamente alla capacità di gestire delle relazioni sessuali “reali”, in cui si necessita del confronto e del supporto del partner.
Dott. ssa Rossana De Crescenzo Psicologa del Lavoro, Formatrice Professionale, Orientatrice Scolastica e Professionale, esperta in Psicopatologia Forense, amministratrice del sito di consulenza on line www.psychojob.com