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Pokémon go: la realtà virtuale e quella reale si fondono in un gioco

Reazioni psicologiche inconsulte al gioco Pokémon go? Cosa succede dal punto di vista emotivo

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La realtà virtuale e quella reale finalmente si fondono attraverso il nuovo gioco per apple e android: Pokémon go. La presenza di gps e fotocamera permettono ad un avatar costruito ad hoc rappresentato dal giocatore, di muoversi liberamente nel campo, geolocalizzando la propria posizione. L’obiettivo è interagire con i simpatici mostriciattoli dal nome Pokèmon, in qualsiasi punto si materializzano dopo averli individuati con la fotocamera. Lo scopo è catturare i Pokèmon superando vari livelli fatti di sfide, raggiungere la qualifica di allenatore per creare il proprio team, costituito magari da amici che giocano a loro volta. Conquistare nella fase successiva le palestre geolocalizzate, all’interno delle quali si effettuano i vari  combattimenti è uno step fondamentale. La novità del gioco sta nell’elemento gps, vale a dire nell’aspetto della geolocalizzazione; inoltre vi sono le palestre o poké stop identificati nei luoghi di culto. Importante è l’interazione con i Pokèmon che emergono dall’immagine che si inquadra in quanto catturarli non è solo un obiettivo ma è effettuare una nuova esperienza e giungere allo step successivo. Quello che si nota in questo gioco è la possibilità da parte dei giocatori di creare collaborazioni nei team, mediante l’allenamento e lo scambio dei pokèmon. Da non sottovalutare l’incontro dei giocatori nei luoghi di culto, per effettuare partite competitive, la cui finalità subliminale è la conoscenza di persone nuove, che si ritrovano goliardicamente a condividere uno spazio reale e virtuale in cui divertirsi. Allo stesso tempo il gioco mette in guardia proponendo la scritta: “Ricorda durante il gioco presta sempre attenzione all’ambiente che ti circonda”. Ciò evidenzia che il giocatore dovrà sempre avere livelli di attenzione elevati, poiché la realtà con cui si interfaccia è il frutto della sovrapposizione tra reale e virtuale, quindi è necessario distaccarsi da esso per comprendere cosa si sta facendo, dove si sta andando e in che modo interagire. Le reazioni psicologiche al gioco portano inevitabilmente ad un trasferimento delle emozioni che si provano nella realtà, direttamente nel virtuale, dal momento che si tratta di una esperienza quasi del tutto immersiva. Per tale motivo è necessario innalzare i livelli di vigilanza, oltre che giungere verso l’elaborazione dei dati coerenti, frutto dall’ambiente esterno e del gioco. Per “vincere” è fondamentale attuare strategie efficaci. L’iniziale euforia, lascia spazio all’eccitazione e ad umori altalenanti.Il pericolo potrebbe essere rappresentato per molti, dall’impossibilità di saper distinguere la realtà dalla fantasia, proprio perché l’interazione con il gioco è continua e sistematica. Ad esso si associa  l’incertezza di non riuscire a prestare così tanta attenzione all’ambiente esterno, al punto da danneggiare se stessi e gli altri. Oggi, pur essendo informatizzati attraverso il web, in verità per certi versi, non siamo ancora del tutto stati educati ad una interazione continua ed immersiva con il virtuale, per cui l’interrogativo che ci si pone è il seguente:

Siamo preparati ad accusare i colpi di una realtà in continuo cambiamento, nella quale le azioni che si effettuano possono plasmare la nostra mente al punto da non saper riconoscere la realtà? Non vogliamo la chiusura e l’isolamento sociale, non vogliamo una sovrapposizione di immagini; vogliamo un mondo reale in cui anche il virtuale non porti a caos, confusione,  perché la mente umana è labile e la realtà virtuale se non gestita adeguatamente può risultare per molti versi sfuggente e pericolosa.  

Dott.ssa Rossana De Crescenzo  Psicologa del Lavoro, Formatrice Professionale, Orientatrice Scolastica e Professionale, esperta in Psicopatologia Forense, amministratrice del sito di consulenza on line www.psychojob.comwww.tooup.com ; www.eating.bio 

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