L’Italia è una terra meravigliosa. Le bellezze che la rappresentano sono uniche al mondo proprio come gli italiani. In questi ultimi anni di crisi economica, gli italiani attualmente prediligono le esperienze culturali e lavorative verso l’Europa. Basti pensare che secondo i dati Istat di dicembre del 2014 l’aumento delle emigrazioni italiane nel 2013, corrisponde a 82 mila unità, di cui il 30% del totale degli individui è in possesso di laurea; le mete ambite sono il Regno Unito, la Germania, la Svizzera e la Francia. In modo particolare il Regno Unito è la meta preferita dei laureati in cerca di lavoro e di stabilità economica. Le stime Istat del 2015 riguardano invece oltre i 100 mila espatri. Le motivazioni che portano gli italiani all’espatrio, non sono da attribuire solo alla possibilità di ottenere un lavoro che soddisfi economicamente le proprie necessità, ma all’accettazione e valorizzazione del capitale umano. Questo significa che la fuga dei cervelli trova una spinta motivazionale che non è meramente economica, bensì è da ricercare nella soddisfazione lavorativa e nello sviluppo e crescita professionale. Lo sviluppo del capitale umano è un aspetto inestimabile per uno Stato, ed il fatto che gli italiani si sentano più apprezzati all’estero che nel loro stesso Paese di origine è molto grave. In modo particolare gli elementi che inducono ad un progetto estero futuro, sono racchiusi nella possibilità di valutare la nazione di accoglienza come tecnologicamente avanzata, al punto da supportare con i giusti strumenti il lavoro a cui si ambisce. Esempio di ciò, è il circuito di valorizzazione capitalista della Germania che pretende parallelamente allo sviluppo delle persone, lo sviluppo tecnologico. Quest’ultimo infatti è portatore di una richiesta sempre più elevata di risorse umane qualificate e specializzate. Attualmente l’ emigrazione è caratterizzata da elevati livelli di scolarizzazione e competenze, mentre le proiezioni dello scenario futuro coniugano al lavoro, livelli mediamente alti di competenza diffusa. Nel caso dell’Italia, se non dovesse riuscire ad adattarsi a questi importanti indicatori socio-tecno-economici, rischierebbe di essere collocata sui livelli medio-bassi della divisione internazionale del lavoro, con gravi carenze soprattutto a livello demografico e di competenze. Gli ammortizzatori di integrazione sociale e lavorativa messi a disposizione dell’Italia, in quest’ultimo decennio non sono risultati sufficienti nel sostenere le risorse umane. L’incapacità nel saper valutare e valorizzare adeguatamente il capitale umano rappresenta sia in termini economici che psicosociali, una condizione estremamente preoccupante per l’Italia. Quello che ci riguarda è uno scenario simile al dopoguerra, vale a dire, con risorse in cerca di lavoro in alto incremento, rispetto alla macchina industriale attiva. I risvolti psicologici da parte di uno Stato che fallisce, in quanto non sufficientemente preparato a supportare le risorse presenti e future, sono talmente elevati da creare una vera e propria “psicosi generazionale alla fuga”. La possibilità di investire su nuovi sistemi di valutazione delle risorse e di integrazione lavorativa, nelle quali i sistemi solidi del clientelismo decadrebbero, rappresenterebbe un primo traguardo per l’Italia. Tali asset avrebbero funzionalità se fossero associati, a politiche di cooperazione internazionale, vantaggiose per la nostra Nazione e per le altre Nazioni Europee, all’interno delle quali la circolarità delle competenze, farebbe da padrona.
Dott.ssa Rossana De Crescenzo Psicologa del Lavoro, Formatrice Professionale, Orientatrice Scolastica e Professionale, esperta in Psicopatologia Forense, amministratrice del sito di consulenza on line www.psychojob.com ; www.tooup.com; www.eating.bio