Dal 25 gennaio al 22 maggio a Basilea presso la Fondation Beyler, si potranno ammirare dal vivo le opere di Georgia O’Keffe, l’artista americana nota per i suoi grandi fiori dipinti, con il contributo del Georgia O’Keffe Museum di Santa Fe. Il percorso si estenderà, dalle prime opere astratte, ai noti dipinti floreali e ai paesaggi del New Mexico. La retrospettiva racconterà settant’anni di arte e ricerca eseguiti dall’artista che sapeva posare il suo sguardo particolare, su qualsiasi cosa avesse vicino, da un albero, al deserto messicano a un fiore ingigantito, estraendone l’essenza sulla tela, e creando uno stile tra il figurativo e l’astratto molto personale. A novant’anni spiegando il suo successo, affermò che già in tenera età scelse di non fare qualcosa che era già stato fatto. Dal suo esordio
nel 1916 Georgia O’ Keffe fu riconosciuta come una pioniera dell’astrattismo fino a divenire la pittrice donna più famosa d’America e tra le artiste più amate.
In effetti ogni sua opera d’arte potrebbe essere definita anche astratta, se osserviamo attentamente un suo quadro, possiamo vedere quello che lei ha voluto rappresentare, ma spostando il pensiero e guardando con altri occhi, un fiore ingrandito, potrebbe mostrare anche geometrie libere; un edificio esterno delle linee essenziali, un paesaggio naturale, forme variopinte. Nelle sale della Fondation Beyeler non mancheranno nemmeno i desolati paesaggi del Sud-Ovest, le “terre brutte” di cui la pittrice si innamorò fino a decidere di restare per sempre. “Quando sono arrivata in New Mexico, ho capito che quello era il mio paese. Non avevo mai visto niente di simile prima, ma si adattava perfettamente a me. È qualcosa che è nell’aria. Il cielo è diverso, le stelle sono diverse, il vento è diverso. Mi sento a casa qui – mi sento tranquilla – la mia pelle è vicina alla terra quando esco sulle colline rosse…”, Trovando in questi luoghi dell’anima tutta l’ispirazione necessaria e tutte le tinte che un
pittore crea sulla sua tavolozza. Ogni elemento: come montagne, nuvole, case e perfino ossa, si plasmavano in forme armoniose e fantastiche che la l’artista interpretava nella sua mente e le riconosceva poi nei suoi lavori pittorici.