BIOGRAFIA
Stella Aurora è nata a Roma nel 1970, ha vissuto tutta l'infanzia e la giovinezza in un quartiere periferico di Roma : Il Prenestino Labicano. Diplomata al Liceo scientifico "Tullio Levi Civita", segue la sua passione per le scienze e si iscrive alla facoltà di Scienze Biologiche.
Ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo della lettura e della scrittura, creando e distruggendo mondi interi, visitando pianeti e tornando indietro nel tempo o andando avanti nel futuro. Sperava di diventare un divulgatore scientifico come Piero Angela, ma dovette abbandonare gli studi e dedicarsi al mestieri di mamma, tralasciando per un periodo la scrittura ma non la lettura e portando avanti la sua passione per la pittura e le arti decorative in generale. Si trasferisce nel Lazio nel 1992 ed inizia ad adottare gatti e cani abbandonati. Oggi ha 21 gatti e 2 cani.
Il suo primo esordio letterario "Onirica", nasce da racconti notturni creati intorno al fuoco di bivacco, durante la sua lunga esperienza con gli Scout.
PRESENTAZIONE
Caro Lettore,
Che cos’è la paura?
La paura è un'emozione che interessa in misura variabile ogni essere umano, lasciando molto spesso tracce indelebili nella sua mente, che possono riemergere in forma più o meno drammatica sia a livello cosciente che nei sogni.
La paura è un emozione che può creare grossi problemi, ma è anche un’esperienza quotidiana, un campanello di allarme quando ci sentiamo spaventati da qualcosa di pericoloso. Come ogni reazione psicofisiologica anche la paura ha le sue ragioni, e ci viene d’aiuto per vivere meglio, per aiutare a difenderci da ciò che ci spaventa.
La paura non è qualcosa di negativo, non è una patologia da evitare. Lo studio delle emozioni, sia a livello neurofisiologico sia psicologico ci mostrano come solo grazie alla paura è possibile affrontare in modo adeguato il pericolo.
L’autrice Stella Aurora ci racconta episodi che sin da bambina le ricordano la paura; dai suoi primi film dell’orrore, alle corse nel corridoio di casa in piena notte per poter raggiungere il bagno e sfuggire al mostro, senza accendere la luce perché lo stesso mostro potrebbe afferrarle la mano con i suoi artigli.
Ti ricorda che lo stesso mostro che vive a casa sua, potrebbe trovarsi anche nella tua, anche se vivi al settimo piano. Ti consiglia di non chiudere le tapparelle e di lasciar filtrare la luce dei lampioni della città a meno che tu non abbia paura che qualcosa possa insinuarsi dalle fessure.
L’autrice vive a Roma, una grande città circondata da tesori dell’arte e con la rassicurante presenza del Papa, dove pensare all’horror risulterebbe difficile, ma il suo libro “Onirica” ti convincerà del contrario e ci riuscirà con grande maestria.
Il Male, in tutte le sue possibili forme, assale i protagonisti di queste storie, spesso costringendoli a confrontarsi con zone d’ombra della propria psiche oscure e inquietanti, e mettendone a nudo un’anima non sempre pura e incorrotta.
Ti racconterà storie tra il reale ed il surreale. Pagina dopo pagina ti condurrà nel suo immaginario fino a farti incontrare mostri ed assassini, vedrai il sangue scorrere, il sudore grondare dalla fronte dei protagonisti fino a ritrovarlo sulla tua fronte. Ascolterai il battito del loro cuore, fino a confonderlo con il tuo, e correrai fino alla fine della storia inseguito dalla paura.
(Raffaella Lamastra)
Stella Aurora scrive:
Detto per inciso, io da qualche anno non abito più a Roma. La scusa ufficiale è che fuori Roma tutto costa meno, la realtà, la conoscerai dopo aver letto “Onirica”.
BUONA LETTURA...
ONIRICA
Premessa
Vivendo in una città grande come Roma, circondata da tesori dell’arte e con la rassicurante presenza del Papa, pensare all’horror risulta difficile. Il mio compito, gentile lettore, è quello di convincerti del contrario. Anch’io, come te, da bambina, quando guardavo qualche film dell’orrore americano tipo "Non aprire quella porta" o "La casa", più che paura provavo disgusto, e mi domandavo perché tutto accadesse in America e soprattutto per quale motivo, la gente andasse in visibilio a vedere quantità industriali di sangue versato. Per non parlare poi della ripetitività delle trame. Non mi facevano veramente paura. Anche perché io vivevo a Roma!
Poi c’è stato Nightmare, e almeno per l’idea, cominciai a tremare (sogniamo anche a Roma!). Ma per balzare sulla sedia ho dovuto attendere Alien, soprattutto il secondo, che è un continuo rincorrersi di colpi di scena e poco sangue. Mi ha tenuto con il fiato sospeso tutto il tempo. Cosa chiedere di più alla vita: horror e fantascienza; un cocktail irresistibile. Il terzo non l’ho mai voluto vedere perché, come si dice a Roma, in gergo, ho rosicato. Tutta quella fatica e quel coso non era nemmeno morto? Dopo, anche se forse come film poteva essere contemporaneo se non precedente, è stato il turno di It e lì ho scoperto Stephen King, anche come scrittore. E devo dire che i suoi libri, sono molto più inquietanti dei film che ne traggono, sono più cruenti e, pur non risparmiando spargimenti di sangue, riescono a tenerti col fiato sospeso fino all’ultimo.
Non mi addormento bene se non leggo, e finisco, qualche suo racconto. È fantastico: lui descrive l’orrore sotto casa. Non solo sotto forma di un rapinatore, di un serial killer o uno stupratore (mostri che riesce a farti odiare fin dalle prime righe), ma sotto forma di un mostro che si nutre delle tue paure e non solo. Anzi è talmente bravo, che se mai dovessi andare nel Maine, per sopravvivere, farei come i suoi abitanti, i quali vanno avanti solo perché coltivano aglio, producono in casa paletti di frassino, dispongono di qualche pallottola d’argento o feticci di altro genere. Benché non cattolici non esitano a servirsi nemmeno di esorcismi, croci e quant’altro. Questo perché il vero pericolo in quei luoghi non sono i rapinatori o gli stupratori, ma streghe, vampiri e fenomeni paranormali.
Senza dimenticare che il mostro, umano e non, è lì e abita dal vicino di casa. S’insinua negli scarichi fognari, esce dal tuo lavandino, ti perseguita nella tua scuola. Decide di divorarti e tu non puoi farci proprio un bel nulla. Ogni suo racconto ti tiene con il fiato sospeso, e raramente, il bene trionfa. Spesso e volentieri se la cava meglio il cattivo ... e così ho iniziato a riflettere. Oltre alle normali riflessioni, se c’è qualcosa di normale nell’horror, ho considerato anche che la mia bisnonna era una strega (veramente era più una guaritrice) ho dato carta bianca a un’immaginazione che da sola sposta i treni, e così mi sono ritrovata a pensare che il mostro che vuole afferrarmi la mano quando accendo la luce del bagno, potrebbe essere reale.
Alla luce di ciò, ho pensato bene di metterti a conoscenza, o lettore, del risultato delle mie elucubrazioni. E, che tu viva o no a Roma, questi racconti sono per te. Considerali una sorta di mappa con cui orientarti, e non dimenticare che il mostro potrebbe vivere in casa tua, al settimo piano di un palazzo, in una scala con trentadue famiglie (proprio come vivevo io). Per questa e altre ragioni, non ho mai chiuso completamente le tapparelle e, a meno che non temi possa insinuarsi qualcosa dalle fessure, ti consiglio di fare lo stesso.
Il chiarore della città, mi ha sempre fatto coraggio e aiutato ad andare al bagno la notte. Anche quando mio padre, ha comprato i punti luce per illuminare di una tetra luce rossastra il corridoio. Di una cosa sono certa: per andare al bagno e tornare a letto battevo record mondiali di velocità. Anche perché non c’era nessuna certezza che il mostro non uscisse direttamente dal water. Chi mi garantiva poi che la casa fosse proprio la mia? E se fosse stata una copia e io fossi in realtà prigioniera di non si sa bene quale demone? I miei genitori, due persone talmente piantate con i piedi a terra che se incontrassero un lupo mannaro lo userebbero come cane da guardia, non hanno mai voluto un animale dentro casa, a proteggermi da eventuali mostri – Tutte scemenze! – era il ritornello e quindi niente da fare per il gatto o per il cane.
Dovete sapere che un animaletto domestico sente le presenze estranee e vi tiene sull’avviso, ma per mia madre il mostro peggiore sarebbe stato proprio l’animale. Un paio di episodi della mia infanzia e adolescenza hanno contribuito poi, a insinuare dubbi ancora più forti sull’esistenza di mondi paralleli e altre creature. Da piccola, avrò avuto tre anni, sono stata aggredita mentre gironzolavo per casa con la mia automobilina a pedali, dalla testa di un manichino che serviva per poggiare le parrucche; ricordo ancora come mi cadde addosso senza che io l’urtassi minimamente e come m’inseguisse nonostante me ne fossi sbarazzata gettandolo via.
Immaginazione di una bambina? Può darsi, sta di fatto che mia madre lo fece comunque sparire. L’altro episodio accadde verso i quattordici anni; sognai di rincasare la sera, prendere l’ascensore da sola e che questo si bloccasse. Non avevo che pochi centimetri di visibilità, perché si era bloccato tra il primo e il secondo piano. L’allarme era risultato inutilizzabile e quando avevo provato ad aprire le porte (l’ascensore del mio palazzo tuttora ha le porte manuali), sprofondava. Immaginate come potei sentirmi la sera dopo, quando rincasando, la scena si ripeté. Nella realtà stavolta. Non aprii le porte però; cominciai a recitare tutte le preghiere che conoscevo, e quando premetti il pulsante del secondo piano anziché del settimo e l’ascensore ripartì, ringraziai mentalmente Dio e quando si fermò, spalancai le porte e mi feci gli altri cinque piani a piedi (più o meno per un mesetto). Per farla breve, me la sono dovuta cavare da sola; così i demoni, passati i vent’anni, cacciati dal mondo reale, hanno trovato un rifugio sicuro: i miei incubi e una città particolare come Roma.
La maggior parte dei miei racconti sono sogni, anzi incubi da cui mi risveglio faticosamente, raggelando i miei familiari con urla diaboliche. Gli altri prendono spunti da episodi realmente accaduti, ma riveduti e corretti secondo quello che in realtà è successo veramente (come per i racconti del gatto nero) e non per quello che propinano giornali e voci di popolo. Ricordiamoci che la paura, in fin dei conti, è nostra amica e ci aiuta a sopravvivere e non dobbiamo né sottovalutarla né sopravvalutarla. Dobbiamo rispettarla.
Vivendo a Roma, abbiamo poi anche un vantaggio tattico: nessuno per fortuna possiede scantinati, e non siamo tanto stupidi da scendervi (se eventualmente ne avessimo uno), portandoci dietro una candela. Su questa questione non ho dubbi. Come sono altresì convinta che se incontrassimo un pazzo con la motosega, e noi fossimo in macchina, sarebbe lui a vedersela brutta e non il contrario. E, diciamocela tutta, ti metteresti al telefono a parlare con un pazzo maniaco? Possibile che le più elementari misure di sicurezza, come sbarre alle finestre o perlomeno porte blindate vengano sempre ignorate? io, abitando in un paese con libera vendita di armi, una pistola in casa la terrei ...
Se si presentasse un serial killer armato di coltello con la maschera in faccia, dovrebbe faticare un po’ e non è detto che i vinca lui (o lei). Insomma, la vita è già dura così com’è, dovendoci difendere ogni giorno da balordi di vario genere che mi seccherebbe alquanto soccombere perché qualcuno, in cerca di fama, si traveste e va in giro a cercare di accopparmi. Magari il vicino di banco o un parente invidioso!
La verità, a volte, supera di gran lunga la fantasia ed è molto più terribile. Stephen King lo ha capito e anch’io. Roma può essere, se la conosci bene, peggio di qualsiasi città del Maine. Questo perché racchiude in sé quasi tremila anni di storia, e soprattutto di mistero, che questa società tecnologica ha messo da parte. Ma basta girare l’angolo, per scoprire misteri e mostri persino in un parco giochi ... Non è facile stanarli, perché i mostri che vivono da queste parti risentono dell’influsso di Satana in persona e non sono appariscenti.
Degli alieni va detto, a onor del vero, che normalmente mi aspetto un universo come quello di Star Trek. Se immagino però che esistano alieni cattivi, sono senz’altro i più cattivi dell’universo. Senza pietà e difficili da togliere di mezzo, perché la vita stessa è già una sfida, una continua lotta per la sopravvivenza; per gli stupidi da entrambe le parti, non c’è posto. È una legge di natura: sopravvive il più forte. Vale per le persone, vale per i mostri. Si devono insinuare bene e sferrare l’attacco quando non ce lo aspettiamo, altrimenti devono sperare in qualche ingenuo che scenda scantinati tenendo una candela in mano. Per questo ho sempre lasciato le tapparelle leggermente alzate.
Qualche volta, sdraiata nel mio letto, avevo la possibilità di vedere la luna e un minuscolo pezzo di cielo; senza foschia anche una o due stelle. Guardando quello sprazzo di cielo dal mio alveare posto al settimo piano, sentivo dentro di me che le cose immutabili, belle o brutte, non erano nel quartiere, ma nel cielo. E più facciamo finta di non saperlo e ci ancoriamo alle fondamenta della nostra tecno-civiltà, più esse si affacciano con prepotenza e finiranno per trascinarci in un abisso senza fondo.
Perciò, la notte quando andrete al bagno e accenderete la luce, non date per scontato che essa si accenda, e siate rapidi nel togliere la mano dal pulsante: artigli neri potrebbero afferrarvela e trascinarvi in un posto da cui non potrete più fare ritorno.
* * *
A QUATTRO PASSI DA ROMA
– Possibile che ... a quanto? Venti, trenta km da Roma riusciamo a perderci?.
Ricordo ancora quella frase come se l’avessi pronunciata ieri piuttosto che 25 anni fa. Il navigatore, sublime invenzione, era ancora lontano dall’essere pensato. Per non parlare poi del cellulare. Come aveva potuto l’umanità sopravvivere senza? Eppure tutti ne facevamo a meno e campavamo lo stesso. Probabilmente, anche se avessimo avuto queste due invenzioni non sarebbe cambiato niente. O forse sì. È un cruccio che mi tormenta l’anima.
Per 25 anni sono tornata a cercare quella strada ... Riesco a malapena a capacitarmi che realmente quel tragico evento possa essere accaduto e non si sia trattato solo di un parto della mia fantasia. Eppure quel giorno, o forse quella notte, quattro tra i miei migliori amici morirono. Secondo la versione ufficiale della polizia quello che avvenne fu dovuto agli effetti di qualche allucinogeno al quale, dicono, fummo sottoposti e i miei ricordi falsati. Sia come sia, ogni anno il 21 giugno ripercorro quel tratto di strada e lascio un mazzo di fiori vicino al luogo del massacro. E ogni anno mi chiedo se sia stato un caso che io mi sia salvata ... Domani sarà di nuovo 21 giugno, e sarà passato un quarto di secolo ... Stento a crederlo.
Sto scrivendo questa sorta di diario dopo 25 anni e non so neanche il perché. Sarà più reale dopo averlo messo per iscritto? Sento che devo farlo prima di domani. Devo affidare i miei ricordi, fin tanto che ci sono ancora, alla carta...
* * *
" ONIRICA " di Aurora Stella - Editrice Albatros - Nuove Voci
Caro Lettore,
arrivederci al prossimo appuntamento letterario.