BIOGRAFIA
Maria Clelia Pasquinucci è nata il 1° maggio a Napoli. Ha frequentato l’Istituto Tecnico per il Commercio a Portici, sposata giovanissima è madre orgogliosa di due meravigliosi figli, Fabrizio e Marco. L’interesse per l’esistenzialismo, lo spiritualismo e la filosofia buddista l’hanno avvicinata allo studio di filosofi come Nietzsche, Fromm, Freud e di autori come Paulo Coelho, Milan Kundera, Alberto Bevilacqua, ma soprattutto di Hermann Hesse che, per sensibilità, affinità spirituale, amore per la poesia, la pittura, le farfalle, definisce il suo autore preferito.
E’ proprio in quel famoso libro Siddharta che l’autrice ritrova se stessa, l’eterna viandante, il coraggio di vivere interamente la propria vita e cambiarla. Ha fatto della lettura la compagna fedele, inseparabile, che la sostiene, la guida in questo meraviglioso e difficile viaggio chiamato “Vita”. Particolarmente sensibile alla sofferenza umana è entrata a far parte nel mondo del volontariato, occupandosi prima di ragazzi portatori di handicap e poi di bambini del terzo mondo. Il suo primo libro, “Mia Madre è La Luna”, rispecchia la sua personalità particolare, complessa ma combattiva e, quel suo “ribellarsi ad una società…” che l’autrice stessa definisce: “…smarrita, ribellarsi ad un mondo fatto di veline e di reality, un mondo fittizio e assetato solo di protagonismo, che ha dimenticato che l’emozione più grande nella vita è l’amore, l’essere se stessi”
PRESENTAZIONE
Caro Lettore,
Sophì voleva andare oltre il dolore di alcune ferite che portava dentro, e alla ricerca di risposte ai suoi tanti perché si ritrova in quell’angolo del mondo dove tutto è sacro, il Tibet! Credeva di essere lì, per guarire il suo cuore e finire il suo libro.. E invece.. A Lhasa incontra un giovane uomo, le piace.. Insieme raggiungono il lago di Namucuo, il lago degli Dei ed è lì, sulle rive del sacro lago che incontra una misteriosa donna che di primo acchito la turba, la agita... la donna dallo sguardo magnetico sa conquistarsi la fiducia di Sophì.. che si lascia guidare come una bambina in un’avventura meravigliosa... Magica!
Ci sono luoghi dove il divino si manifesta con semplice naturalezza, dove la linea tra il reale e l’irreale è così sottile da fondersi, l’uno nell’altro.. Basta aprire il proprio cuore.. l’Anima si manifesta e ogni luogo della Grande Madre Terra si trasforma come per magia in un portale dimensionale..
Buona Lettura...
Libero pensiero dell'Anima
Non posso non vederli meravigliosamente belli nel ricordo di ciò che erano, nella realtà di ciò che sono o sono divenuti o diverranno. Non posso non amarli nel vederli amalgamati... come se fossero tutt'uno con la loro paura. Una paura antica, forte, nata con essi e cresciuta con essi nella quotidianità di ogni attimo della loro vita, delle loro esistenze. Una paura smorzata da sporadici slanci di briosità, di curiosità, di conoscenza e di voglia di vivere e di sentirsi dentro fluente e caldo lo scorrere della vita. Quegli slanci audaci e a volte trasgressivi, stroncati da una anomala normalità che li ha frenati e tenuti legati a quelle piccole leggi, leggi degli uomini che a poco a poco si sono radicati nei meandri della ragione, in cambio però assicurandosi dignità e rispetto, passando sotto il nome di razionalità, fede, religione. Una razionalità, una religione putrida e preconcettuale che li ha portati a giudicarsi nel giudicare, a condannarsi nel condannare, ad assolversi nell' assolvere.
Che li ha resi prigionieri del concetto dualistico della vita, dove il bene e il male, fiorisce senza amore senza dignità, senza compassione, riducendo le loro meravigliose esistenze in una spietata lotta contro se stessi, contro la propria Natura Divina fatta d'Amore, perdendosi ciò che di più bello c'è.. Vivere... vivere la Vita attimo per attimo nell'Unicità del suo Mistero, nella bellezza della sua Essenza, dove Materia e Spirito vivono l'Una nel rispetto dell'Altro, l'Uno per la crescita dell'Altro, senza ostacolarsi senza fustigarsi, per crescere insieme sempre uniti nel cammino della Vita. Perché non è nell'uomo dividere, separare ciò che Dio ha unito, perché spetta a Dio stesso che sa come e quando riprendersi il suo Spirito e quando ciò accade e accadrà, la materia, il corpo non riesce più a vivere, il dolore è così grande per questa divisione per la fine di questa straordinaria ed Eterna complicità che alla Materia non resta che finire perché ciò che lo rendeva forte, vivo lo lascia per ritornare a Dio! L'Unione che Dio ha voluto tra Materia e Spirito o Sua Essenza è un grande atto d'Amore, un grande dono che l'uomo ancora non riesce a percepire a capire a vivere, continuando a vivere così esistenza dopo esistenza con lo stesso erroneo concetto di vivere o per la Materia o per lo Spirito, come se l'Uno o l'altro a secondo dei punti di vista o di scelta è un' errore di Dio!!!
SOPHI'...COME UN TOCCO DI FARFALLA
Là sul tetto del mondo, la terra degli dei, rapita da così tanta regale… divina bellezza! Il suo sguardo era accorto, non voleva perdersi nulla e nello stesso tempo smarrito, incantato, intrappolato come in un dolce incantesimo o forse intrappolata nel suo stesso sogno e.. se tale era.. non voleva essere svegliata! Attonita guardava e tutto le appariva mastodontico, cime altissime, perennemente imbiancate, pure, sembravano bucare il cielo, delicatamente, volutamente, per assorbirne un solenne silenzio, per poi lasciarlo cadere dolcemente su immense vallate verde e vermiglio che continuavano oltre e ancora oltre, tra intrecci di monti, cascate e lunghi rigoli di fiumi azzurro che sembravano poggiati, dipinti su quelle pareti ripide che si stendevano su quelle vallate immense, e tutto, si perdeva oltre, ancora oltre, la,’ dove il suo sguardo non poteva arrivare. Mattia, le si avvicinò col suo cavallo, sfiorò la sua mano, l’accarezzò col suo sguardo, sussurrò il suo nome.. Sophì’..Lei lo guardò, i suoi occhi sorridevano commossi, le sue labbra sorridevano.. È meraviglioso Mattia! È un incanto, forse non esistono in nessuna lingua, parole, che possano descrivere tutto questo..no! Non svegliarmi ti prego, se sto sognando non svegliarmi, non voglio!!! È tutto così bello che ho già dimenticato la fatica, il disagio per arrivare dall’Italia fino a Lhasa e da Lhasa fino a qui. Lui la guardò intenerito e non riuscì a pronunciare ciò che avrebbe voluto..
No... non voglio svegliarti Sophì’, ma vorrei che i tuoi occhi in questo momento potessero guardare il tuo stesso sguardo, perso in un sereno stupore, sei.. Pronunciò quelle parole come chi da’ voce piano ai propri pensieri, perché restassero ancora gelosamente sue, sospese, tra il cuore e le labbra. Le si accostò ancora di più, sporgendosi quel poco e raggiungere il suo viso e darle un bacio sulla bocca, e quando staccò le sue labbra, i suoi occhi restarono ancora chiusi, ancora un po’! Le piaceva Sophì, le piacque subito, sin dal primo incontro al mercato di Lhasa.. Erano alla stessa bancarella, stracolma di oggetti sacri, come tutte le bancarelle che coloravano, animavano il mercato. Lei intenta a comprare un Budda, si guardava intorno impacciata, smarrita, no... non era quella, la Lhasa che si aspettava, rumorosa, caotica e assediata.. La massiccia presenza dei militari cinesi le metteva ansia.
Lhasa, le appariva come una città in guerra, in pieno possesso del nemico, che la faceva da padrone, su luoghi e persone. I tibetani si muovevano e vivevano il quotidiano col sorriso sulle labbra e la tristezza chiusa nel cuore, mentre gli odori e i suoni sacri, insieme alle litanie dei mantra recitati dai numerosi pellegrini e dei tantissimi monaci si fondevano, salivano, penetravano l’aria, sembrava diventare un’unica arma, dal grande potere alchemico, a cui affidare il proprio destino, e quello della propria terra. la donna della bancarella, continuava a parlare a gesticolare con la sua voce stridula e sempre col sorriso sulle labbra.. Non capisco amica mia la tua lingua e poi parli troppo velocemente, magari ci vediamo domani, ok? E domani comprerò il mio Buddha, promesso.. Lui col viso nascosto tra i mala e le batik che penzolavano dal tettuccio la guardava furtivo divertito per le sue esclamazioni in dialetto napoletano e per quel suo smarrimento disegnato sul viso.
E quando stava per arrendersi e posare sul banco la statuetta, le si avvicinò sussurrandole:” ha bisogno di aiuto?” È italiano? Oh, Dio grazie, si! Non può immaginare quanto sia felice in questo momento, mi sento un pesce fuor d’acqua.. Mi chiamo Sophia, sono qui da due giorni e alloggio là, poco distante in quella piccola pensione lo Yak. Piacere, mi chiamo Mattia, è qui per lavoro? No! E lei? Sono venuto a trovare alcuni vecchi amici e resterò con loro per un po’ di tempo e domani l’altro di buon mattino parto per raggiungerli. È un bellissimo nome Sofia! Grazie, però sin da bambina mi chiamano Sophì. Dove vivono i suoi amici se posso..? A un 100 Km da Lhasa. la prenda la statua del Buddha è bella, il prezzo è conveniente, la donna tibetana le ripeteva che è un regalo che le sta facendo è un prodotto artigianale, penso che sia lavorato a mano, con materiali pregiati, legno e rame. Ok! Allora la prendo ora, piace molto anche a me! Le posso offrire qualcosa da bere, dopo Sophì? Aspetti, aspetti che pago!! Si! un buon caffè, mi piacerebbe tanto, ho voglia di bere un buon caffè! È meglio optare per un buon the tibetano mi creda!!
Allora va bene anche un the, Mattia, grazie! Lui la guardava timidamente, si sentiva fortemente attratto, osservava ogni sua espressione, ogni suo movimento, era come il cielo di marzo, mentre prometteva primavera, si riempiva di nuvole e si lasciava oscurare, e poi bastava una leggera brezza a portarsi via le nuvole a far tornar l’azzurro. Era argilla nelle mani della sua anima! Venga cerchiamo un bar! si ferma molto Sophì qui a Lhasa? Non lo so, dipende, sono qui non solo per visitare monasteri o il Palazzo del Potala, ma ho.. un desiderio nel cuore vorrei andare al lago di Namucuo, il lago delle divinità, e restare un po’ lì Ah si?! Gli occhi di Mattia s’illuminarono.
Ma lei lo sa che è un viaggio abbastanza duro? Con una gip o un pulmino noleggiati, si arriva fino a un certo punto, fin dove si può, poi dovrà continuare il viaggio in sella a un cavallo o uno yak oppure a piedi.. è dura! Ma.. ne vale la pena! Io sono diretto da quelle parti, se vuole, se i suoi amici sono d’accordo potremo fare il viaggio insieme!? Lei lo guardò stupita, non le sembrava vero, aveva incontrato e senza doverlo cercare, qualcuno che l’accompagnava al suo lago, era incredibile, il sogno in cui era entrata o in cui era intrappolata.. era semplicemente la trama del suo destino e non solo il suo. Davvero Mattia? E perché no? Sicuramente faremo il viaggio insieme, anzi grazie! Questa mattina sono particolarmente fortunata! Si lasciò guardare, si lasciò fissare negli occhi che brillavano di gioia, di stupore e quando lei fissò i suoi, lui arrossì, come un’adolescente. Quindi è diretto anche lei Mattia, al lago di Namucuo?
Noo.. non proprio, a un monastero poco distante. È un monaco? No, gli amici che devo raggiungere sono lì e sono monaci e ho.. da rimanere lì, come le ho detto per un po’ di tempo! Intanto raggiunsero un bar libreria, lui si fermò e la invitò ad entrare, sedettero ad un tavolino, l’aria intorno era profumata da spezie, l’atmosfera calda e accogliente, una grossa libreria a muro, copriva quasi tutta la parete, lei si alzò per curiosare tra i libri, mentre Mattia ordinò due the al burro di yak. Le piace leggere Sophì? Si molto! Vedo che qui ci sono libri in lingua tibetana, ma soprattutto cinesi, pochissimi in inglese, nessuno in lingua italiana! Qual è il suo autore preferito Sophì? Hesse, mi piace molto, infatti porto con me oltre a qualche libro nuovo da leggere, un libro di Hesse, ed è sempre lo stesso, Siddharta, quando mi sento sola o sto un po’ giù, lo apro a caso e leggo. Riprese posto Sophì, le due tazze di the, erano già sul tavolino, accanto alla statua del Buddha. Ci diamo del tu Sophì? Si volentieri! Che cosa fai nella vita? Sono scrittrice, così dicono quelli che mi vogliono bene, ho scritto solo un libro niente di che, ma piace scrivere. Allora sei venuta in Tibet per scrivere un libro? Non solo, diciamo che sono scappata!
Scappata.. perché? No, non scappata.. ma scappata dal caos della città, ho bisogno di un po’ di tranquillità, di riposare, per finire il mio libro, e tu cosa fai? Chiese lesta, per distogliere ogni discorso dalla sua vita. Io sono laureato in lingua tibetana, e filosofia.. traduco. Interessante! Ah.. ecco, per questo hai saputo dirmi cosa diceva la donna della bancarella. Già! Un timido sorriso unì il loro sguardo, poi scoppiarono a ridere. Hai impegni per domani Sophì? Possiamo pranzare insieme se vuoi? Conosco un ristorante non troppo lontano da qui, non è di gran lusso, a gestione familiare, ma si mangia bene, tipicamente tibetano e non cinese!
Non rispose subito Sophì, sorrideva e fissava il piattino su cui poggiava la tazza di the ancora fumante, poi con le dita ne accarezzò il bordo varie volte, sembrò esitare, ma stava solo tastando silenziosamente il suo cuore. Voleva esser sicura che fosse quieto, che non le creasse problemi, era lì per guarire da un amore e dalle sue ferite e non aveva più voglia di seguirlo nella sua follia, non aveva più vent’anni! Non sentì nessuna emozione partire dal suo cuore, neppure quando guardò lui negli occhi, verdi come i suoi, profondi e teneri di chi ha conosciuto la sofferenza dell’amore. Senza soffermarsi, per non fargli capire, osservò la sue labbra, ne troppo carnose, ne troppo sottili, ma ben disegnate sensuali, poi guardò i suoi capelli corti, molto corti come quelli dei marines e diffusamente argentati.
Mi piace, disse al suo cuore, quasi a provocarlo, a sfidarlo, ma il suo cuore non reagì, restò ancora quieto, la rassicurò. Con aria assente sollevò la tazza e bevve un sorso di the, lui aspettava sorseggiando il suo.. La statua del Buddha, attirò su di se lo sguardo e l’attenzione di Sophì, che ricordò il libro di Hesse e le parole di Siddharta: “Aimè non ancora fioriva la ferita, ancora si ribellava il suo cuore contro il destino, non ancora germogliavano serenità e vittoria dal suo soffrire”. Restò stupita lei stessa, nel trovare il suo cuore impaurito, nel vederlo nascondersi come un bambino e in quel momento le sembrò cosa quasi.. sconosciuta l’amore, lei che dell’amore ne era stata sempre innamorata, ora ne aveva paura.
A cosa pensi Sophì? Oh.. Scusami, sono invadente..! No, non preoccuparti, a nulla di particolare, cercavo di ricordarmi che cosa ho da fare domani, quali luoghi visitare, posso rimandare benissimo, quindi accetto volentieri il tuo invito a pranzo! Bene Sophì, sono… mi fa piacere!! Dopo il the, passeggiarono a lungo, ritornarono al mercato di Lhasa a curiosare tra le bancarelle, sotto l’attento sguardo dei militari cinesi, mentre il sole cominciava a calare, colorando quel cielo basso di rosso vermiglio. L’accompagnò al piccolo albergo e prima di salutarla, le ricordò del pranzo.. Verrò a prenderti io domani! Grazie Mattia allora a domani! Si soffermò un istante a guardarla, poi abbassò lo sguardo, si congedò.
Sophì raggiunse di corsa la sua stanza al primo piano, aprì la porta, entrò, poi la richiuse a chiave, posò la statua sul comodino, una breve occhiata allo specchio, una linguaccia, una smorfia a sdrammatizzare quella malinconia che le era salita dentro, poi si lasciò cadere sul letto e ripensò al vuoto che aveva trovato nel suo cuore, Dio! Che mi succede? Non aveva trovato amore, là dove annida l’amore e ogni emozione! Si sentì vuota, si sentì triste, ebbe paura, paura di non saper più amare, o di non riuscire più ad amare, pianse, si lasciò piangere, abbracciò il cuscino e tra le lacrime si addormentò. Al mattino quando Sophì, si svegliò il sole era già alto, era tardi e si sentiva stranamente stanca, aveva ancora voglia di dormire, ma il pensiero del pranzo con Mattia si svegliò con lei. Che palle, ho ancora sonno!
Fece una doccia, poi di corsa indossò un paio di jeans e un maglione lungo col cappuccio, di lana bianco, che le arrivava quasi alle ginocchia e sopra una grossa cintura di cuoio nero, che le scendeva sui fianchi. Afferrò al volo il rossetto dal beauty chaise e mentre ne aprì l’astuccio si fermò alla finestra, guardò fuori, vide Mattia arrivare in lontananza, sorrise, era contenta, almeno non era sola, c’era qualcuno con cui parlare e che la faceva sentire bene., poi improvvisamente il suo viso s’incupì e incominciò a frugare nella mente. C’era qualcosa da ricordare, ma cosa? Forse un sogno?! Si un sogno! Un sogno che aveva fatto quella notte, ma che non riusciva a ricordare, si concentrò cercando di trovare un particolare, che la portasse poi a ricordare tutto, ma niente. .Sedette sulla sponda del letto, chiuse gli occhi si concentrò ancora e nella sua mente apparve qualcosa, ma era avvolta come in una nebbia, che non riuscì a penetrare. Si arrese, Mattia era già giù che l’aspettava e di corsa si portò allo specchio e quando aprì leggermente la bocca per mettersi il rossetto, accadde, ricordò.. e in quello stesso istante un’emozione forte le strinse lo stomaco e non riuscì a capire se era paura o cosa..?
Continuava a specchiarsi, a guardarsi la bocca semiaperta e mentre colorava le sue labbra di rosa pesco, ripercorse tutto il sogno, ora era nitido, ricordava tutto! Un tocco di mascara agli occhi, infilò il piumino, poi verso il comodino, staccò il cellulare dallo spinotto, una breve occhiata alle chiamate perse poi lo rispense e lo infilò in borsa. S’avviò verso la porta l’aprì, uscì, la richiuse, si sentiva agitata, ansiosa, scese le scale e trovò lui che l’aspettava sorridente, tirò un sospiro di sollievo nel vederlo e se ne stupì.
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"SOPHI'...COME UN TOCCO DI FARFALLA" di Maria Clelia Pasquinucci - Monetti Ragusa Editori -
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Caro Lettore, arrivederci al prossimo appuntamento letterario.