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" IL REGALO NEL SOGNO " di Lorenzo Nicotra

“Io voglio ritrovare il mio Sogno! Come posso fare?” “Dovrai giungere in fondo in fondo, nell’ultima stanza dell’ultimo palazzo dell’ultima città dell’ultimo dei tuoi sogni…”

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BIOGRAFIA AUTORE

Lorenzo Nicotra, scrittore e musicista, da sempre appassionato e cultore di narrativa Fantastica, vive a Napoli. In ambito editoriale ha lavorato come editor e direttore di collana, nonché come editore stesso. Ha ottenuto diversi riconoscimenti letterari, tra cui un primo e un secondo posto al prestigioso premio Emily Dickinson (il primo dei quali con la raccolta “Il lago” - Guida Editore - presentato ed accolto più che positivamente al Salone del libro di Torino); varie segnalazioni di merito agli storici premi letterari Alien, Lovecraft e Courmayeur; numerosi 1° posti, tra cui quello al Premio Letterario Inchiostro Bizzarro bandito dalla rivista Inchiostro, e altri.

Ha pubblicato, in cartaceo, numerose opere, recensite positivamente su vari  importanti quotidiani, tra cui: Radio Corriere TV, Il Corriere della Sera, La Repubblica, Il Giornale, Il Corriere del Mezzogiorno, Il Cerchio.

PRESENTAZIONE

Caro Lettore,

la Vigilia di Natale Miria sente che qualcosa la tormenta, non prova più ‘meraviglia.’ Di doni e giocattoli ne ha già in abbondanza, ne ha così tanti che ormai non si sorprende più di nulla.
Così, Miria é preda del mostro più spaventoso che un bambino possa mai incontrare.
La Noia.
Altro che mostri coi denti affilati e occhi rossi e ali di pipistrello!

Ma la Meraviglia e la Noia sono due facce della stessa medaglia…
… e per poterlo capire, Miria intraprende un viaggio nel Sogno, alla ricerca del Regalo più Bello del mondo…

Nel mondo dei sogni ci sono tante cose fantastiche ed esseri meravigliosi…Ma anche cose spiacevoli e creature paurose!

Se c’è una morale in questa storia, Miria dovrà impararlo a sue spese, ma poi… riuscirà a tornare indietro? Saprà ritrovare la strada di casa, dove l’attendono gli amorevoli genitori e gli affettuosi e simpatici Gatto e Cane?

“Io voglio ritrovare il mio Sogno! Come posso fare?”

“Dovrai giungere in fondo in fondo, nell’ultima stanza dell’ultimo palazzo dell’ultima città dell’ultimo dei tuoi sogni…”

Per ritrovare il suo sogno smarrito, la piccola Miria percorre tutta la strada che passa per l’ultima città, per l’ultimo palazzo, per l’ultima stanza dell’ultimo dei suoi sogni.
Ma dovrà pure effettuare uno scambio col Topo dei Denti, recuperare la Chiave d’Argento, salire lungo la Scala degli Angeli, giungere alla Porta d’avorio, rintracciare il grande Magazzino dei sogni già Fatti e Sognati, che come tutti sanno è situato in alto, rispetto alla Veglia, e non in basso come il mondo dei Sogni Nuovi…
Un viaggio alla ricerca del ‘Regalo più Bello del Mondo.’
Ma poi…ne sarà davvero valsa la pena?

* * *

Buona Lettura...
 

IL REGALO NEL SOGNO

1 Capitolo

C’era una volta la piccola Miria, che abitava in una bella casetta con tante finestre colorate. La casa era moderna, calda ed accogliente, e con tante comodità, una bella cucina e tanti elettrodomestici.
Nella casetta vivevano lei, mamma e papà, oltre ai compagni di giochi di Miria: i cuccioli di famiglia Gatto e Cane.
Papà era un violinista famoso (riusciva ad imitare col suo violino perfino il miagolio dei gatti) e ogni tanto si assentava per tenere dei concerti nei grandi teatri d’Europa, e la mamma dipingeva quadri che vendeva a buon prezzo. Erano quadri che ritraevano gatti, oppure quadri che ritraevano gatti nell’atto di dipingere quadri, oppure ancora quadri che ritraevano gatti modelli che posavano per un pittore gatto.
A ogni modo, i quadri di mamma andavano davvero forte tra le mostre di pittura.
Mamma e papà non erano affatto musoni. Anzi, erano tanto allegri, e molto spesso scherzavano tra loro, e con Miria, o anche con i cuccioli di casa.
Papà, da giovane, aveva fatto il gelataio, e ogni fine settimana si dilettava a preparare per Miria e per la mamma dei bei coni di cialda croccante ripieni di appetitoso gelato alla fragola, al mirtillo, al caffè, ai frutti di bosco, al melone, al kiwi, al cocco, alla menta, alla nocciola o al cioccolato, innevati sulla cima da un gustoso ciuffo di dolcissima panna bianca.
Oltre a questa abilità di papà, anche la mamma sapeva preparare tante torte profumate e deliziose. Di mele, di pere, di noci, di ciliegie e alla crema.
Gatto e Cane erano teneri e dolci, anche se un po’ troppo vivaci, ed erano tanto affezionati alla loro padroncina, Miria.
A Miria non piaceva sentirsi ‘padrona’ dei due cuccioli. Come diceva sempre lei stessa: ‘gli animali non hanno padroni.’ Lei si considerava solo… la loro amica migliore. Oppure una specie di sorellina.
Gatto e Cane erano due discolacci impertinenti. Spesso, saltando dappertutto in preda all’euforia del divertimento, graffiavano il divano, o addirittura distruggevano i delicati oggetti di casa: vetrinette di cristallo, vasellame, quadri, tende, cuscini. Si rincorrevano per la casa e si azzuffavano, ma sempre e solo per gioco, dopodiché finivano col girare all’impazzata in cerchio attorno a Miria (Miria che faceva i compiti, oppure Miria che mangiava un panino, o Miria che leggeva un fumetto) per poi saltarle addosso e farle tante coccole.
Con il denaro ricavato dalla vendita dei quadri di mamma e quello della vendita dei biglietti dei concerti di papà, i componenti della famigliola (compresi Gatto e Cane) avevano una vita serena e tranquilla, e potevano quindi permettersi di essere caritatevoli con i più poveri.
Adesso era Natale, e mamma aveva addobbato l’albero inghirlandandolo di tante palline colorate e di una lunga fila di lampadine luminose. In questo periodo di Festa (ma anche durante il corso dell’anno) mamma e papà raccoglievano panni, coperte, cappelli, guanti, sciarpe, vestiti, giacche, giubbotti, calzini e scarpe da donare ai mendicanti. Facevano molta elemosina ai bisognosi e ai senzatetto, i quali, poverini, si bagnavano quando pioveva e non sapevano dove alloggiare. Spesso cucinavano tante cose buone per i barboni, così che anche loro potessero riempire il pancino.
Miria li accompagnava e li seguiva col cuore in queste piccole opere buone, ed era contenta di vedere che i mendicanti avessero qualcosa in più da mangiare, o che potessero proteggersi meglio dal freddo e dalla neve.
D’altro canto, i genitori non facevano mancare nulla a Miria, che ogni Natale era solita ricevere regali di ogni tipo.
Il loro affetto per lei era grande, e pensavano così di renderla ancora più felice.
Ma anche i genitori più buoni possono sbagliare, poiché non bisogna mai viziare troppo i propri figli.
Solo un pochino, quel che basta, ma senza esagerare.
Quella sera della Vigilia, come tutti gli anni, Miria scartò i regali ammonticchiati sotto l’albero. Quanti ce n’erano!
Però, per la prima volta in tutta la sua vita, fu presa da un’insolita sensazione di malcontento, di terribile insoddisfazione.
Aprì i doni, ma qualcosa dentro di sé era cambiato. Non riusciva ad essere contenta come lo era stata gli anni passati. Forse si era abituata troppo a ricevere attenzione e regali! Adesso non la meravigliavano più.
Guardava pigramente i giochi e i giocattoli che aveva ricevuto. E quelli – i giochi e i giocattoli – sembravano guardare lei, di rimando. ‘Ti sei stancata di noi?’ pareva che dicessero. ‘Non ti bastiamo più?’
E difatti la nuda e cruda verità era che Miria si era stancata, poiché semplicemente… ne aveva già in abbondanza. Ne aveva così tanti che ormai non si sorprendeva più di nulla.
Così, Miria fu preda del mostro più spaventoso che un bambino possa mai incontrare.
La Noia.
Altro che mostri coi denti affilati e occhi rossi e ali di pipistrello!
La noia era molto peggio di loro!
E quel giorno, che sarebbe dovuto esser Festa, con tutti quei doni e quelle luci sfavillanti del Natale, divenne d’improvviso tedioso e opprimente.
Così, seccata, Miria si acciambellò tra i doni e si rannicchiò come per trovare un riparo a quella brutta sensazione che adesso provava e che ancora non sapeva combattere.
In cerca di una risposta, di un modo per tornare ad essere serena e felice, finì presto con lo stancare la mente, la quale a sua volta finì con lo stancare anche il corpo… e gli occhi le diventarono tanto pesanti, come se fossero persiane… e quelle piccole e delicate persiane si chiusero sulle finestre delle pupille e… si addormentò, giusto sotto l’albero illuminato. 


Sognò.
Sognò di visitare una zona della città che non conosceva, in cui non era mai stata, e di intravedere, sotto un porticato, un grande, sfarzoso, coloratissimo negozio.
Chissà cosa vendevano lì, si chiese incuriosita.
Nel Sogno attraversò la strada e giunse dinanzi alla vetrina.
Oh, era un favoloso negozio di balocchi.
L’insegna, infatti, diceva:

‘NEGOZIO DI BALOCCHI
AL CENTRO
DEL SOGNO.’

Miria batté le mani, entusiasta.
La sensazione che provava era intensa e magnifica.
Gioia, allegria, contentezza.
Saltellò sull’asfalto della strada e ridacchiò euforica.
E dopo pochi minuti stava per ottenere il più bel Regalo dell’universo!
Una volta entrata, infatti, il commesso del negozio al centro del sogno le disse:
Oggi è giorno di offerte, e perciò voglio regalarti qualcosa di strepitoso.”
Il regalo era avvolto in una coloratissima carta color arcobaleno (rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e violetto) ed era abbellito da uno splendido fiocco azzurro luminescente.  E incredibilmente i colori della carta-regalo cambiavano mescolandosi tra loro di secondo in secondo.
Il negoziante le sorrise e le disse, con voce invitante:
“In questo pacco è contenuto il più straordinario regalo del mondo, sia del mondo della Veglia che di quello del Sogno!”
Miria allungò le manine, per prenderlo.
Ma proprio quando il negoziante del suo Sogno stava per consegnarle il Regalo…
…si svegliò, sconsolata, perché quei diavoli di Gatto e Cane le facevano le feste saltandole addosso e leccandole amorevolmente il viso!

2 Capitolo

Con quale aria di sconforto la piccola si svegliò, tutto d’un colpo!
Aprì gli occhietti e vide il sogno svanire come fumo al vento, mentre quei diavolacci le saltavano su e giù per la schiena, giocosi e vispi, e le elargivano mille carezze con lingua e zampette!
“Gatto!” gridò Miria, furiosa.
Ma quello saltava e faceva capriole in aria, a terra e dappertutto, e non voleva saperne di fermarsi.
“Cane!” esclamò, sempre più arrabbiata.
Ma quello rincorreva Gatto e scodinzolava contento, e non voleva proprio saperne di smettere di giocare.
Tutt’altro!
I cuccioli, credendo che la padroncina – o sorellina – volesse giocare con loro, esultarono ancora di più! Gatto miagolò come una piccola pantera. “Miaouuuuuu,” e Cane abbaiò come un lupetto di montagna: “Baou-uuuuuuu.”
“Uffa! Uffa, uffa!”
Miria si alzò in piedi, di scatto, tutta rossa di rabbia, infelice e adirata.
“Andate via” disse, con voce rigida ma malinconica, e subito dopo sospirò afflitta. In qualsiasi altra occasione Miria sarebbe stata al gioco, contenta di essere tanto coccolata dai suoi amici animali, i cuccioletti della sua vita! Ma quella volta, ahimè… era veramente sconsolata.
E quando loro scodinzolarono ancora, Miria non fu dell’umore giusto per capire che l’affetto dei fratellini animali era già un dono tra i più belli della Terra.
Ma Miria non era cattiva, era solo ancora troppo piccola, e doveva imparare tante cose della vita e del mondo.
Disse per la centesima volta ‘Uffa!’ poi sgusciò via dai loro abbracci affettuosi.
I cucciolotti non erano preparati a quella reazione.
Gatto, colto alla sprovvista, si fermò di botto, spalancò gli occhioni, arricciò il nasino, poi si alzò sulle zampe posteriori e batté le palpebre, incredulo, chinando la piccola testolina di lato in segno di evidente sbigottimento.
“Miaoooo” miagolò.
Poi si passò la zampetta sulle lunghe vibrisse e sembrò starnutire.
Cane, dal canto suo, restò interdetto, scodinzolò sempre più lentamente, e infine si acquattò a terra, facendo penzolare la lingua, ansimando un po’ e rimanendo davvero confuso dall’insolito trattamento ricevuto dalla padroncina.
Miria uscì dalla stanza mogia mogia.
Dopo qualche minuto, anche Gatto e Cane uscirono dalla stanza mogi mogi.
Miria si rinchiuse in camera.
Gatto e Cane non avevano una camera in cui rinchiudersi, così continuarono a vagare per la casa.
Miria era la bimba più buona del mondo.
Ma non era in grado di comprendere, in quel momento, quell’esperienza.
Era ossessionata da quella visione racchiusa nel sogno.
Come se (nella sua immaginazione) il sogno che aveva fatto fosse una grande ostrica, e il Regalo fosse la perla contenuta in essa.
E così pensava al sogno, e ancora al sogno, e sempre al sogno.
E al fantastico pacco che stava afferrando… E allo strepitoso regalo che ci avrebbe trovato dentro!
E pensava e pensava, e si chiedeva…
Chissà cos’era.
Chissà com’era fatto.
Chissà se era di legno, o di stoffa.
O se era colorato.
Chissà se era luminoso.
Chissà se era un gioco da maschietti o da femminucce. Chissà se costava tanto. Chissà se era piccolo. Chissà se era grande.
Chissà che forma aveva.
Chissà se era a forma di trenino, o di orsacchiotto, o di mangiadischi.
Forse di elicottero, o di torre merlata, o di criceto.
Oppure di bambola di porcellana, o di uccello, o di dinosauro, o di un pavone dalle piume infuocate.
O di tazze colorate, o di fata con le ali, o di teatrino di burattini, o di casa di bambole, o di automobile, o di giostra.
O forse, si disse, forse era a forma di trottola, o di confezione di biscotti, o di castello di plastica, o di marionetta parlante, o di cavallino a dondolo, o di un vestito di nastrini rosa, o di un prezioso scialle di seta punteggiato di stelle di diamanti, o di pallone colorato, o di attaccapanni a forma di Pinocchio, o di acquario con tanti pesci tropicali, o di astronave, o di maschera di carnevale, o di scatola con dentro un pupazzo a molla.
Insomma, chissà COSA C’ERA lì dentro!
Sbuffò per la miliardesima volta, sentendosi sempre più irrequieta.
Uffa, uffa, ancora uffa e sempre uffa.
Gatto e Cane le passarono davanti, a occhi bassi, e lei neppure li vide, e loro zampettarono via, abbattuti.
Vagò per la casa, infelice.
Non era giusto, andava dicendosi.
Lei desiderava tanto avere quel pacco regalo! Era certa che fosse qualcosa di STREPITOSO (perché così le aveva detto il negoziante del sogno).
Oh, le venne quasi da piangere per la curiosità.
E ancor più della curiosità, per l’impossibilità di possederlo.
Il ‘REGALO PIU’ BELLO DEL MONDO!’
Sospirò.
Si asciugò una lacrimuccia.
Andò in cucina.
Ma dopo un po’ si chiese perché fosse andata in cucina.
Così, andò in salotto.
E dopo pochi secondi si domandò perché mai fosse venuta lì in salotto.
Girò inquieta per le stanze.
Ma poi si interrogò sul perché mai girasse così inquieta per le stanze di casa.
E così si ritrovò ad affacciarsi a una finestra, sconsolata.
Un fiocco di neve le passò davanti agli occhi, volteggiò leggero come una piuma d’uccello, vorticò e si esibì in una piroetta, finendo sul vetro proprio sotto il suo naso.
Miria appoggiò le manine sulla lastra ghiacciata, e non le ritirò quando il freddo sembrò intollerabile. Le tenne lì, e dopo un po’ le parve di non avvertire il gelo nelle dita e nei polpastrelli.
Un  gruppo di ragazzini faceva un pupazzo di neve, utilizzando un cappello logoro, una pipa per il naso e due bottoni per occhi.
Una coppia di passanti a braccetto passò lì vicino ridendo, e il suono di quella risata sembrò burlarsi di lei.
La gente passava, rideva, apriva gli ombrelli, attraversava al semaforo.
Cadeva la neve, si accumulava a mucchi  come panna su una torta, e i marciapiedi erano tutti bianchi, come se fossero ricoperti di zucchero filato.
Era una visione davvero incantevole, ma lei non riusciva a sentirne l’incanto.
Dietro i vetri c’era l’allegro mondo intero, e tuttavia le parve di vederlo sbiadire sempre di più.
Aveva la spiacevole sensazione che la città fosse in festa, una splendida festa a cui lei non era stata invitata.
Lì fuori, le strade erano tutte illuminate, rilucevano come se fossero disseminate di brillanti.
Ma dentro, dentro il suo cuoricino, era tutto buio.
E sembrava che la sua luce interiore si fosse spenta per sempre.

* * * 

IL REGALO NEL SOGNO di Lorenzo Nicotra – Edizioni Phasar -

https://www.facebook.com/pages/IL-Regalo-NEL-SOGNO/561445504001875


Riconoscimenti letterari dell’autore:                              

Inserito nell’Albo d’Oro dell’Editore Menna. Segnalato al premio Courmayeur.  Segnalato al premio Yorick. Segnalato al premio Alien.  Segnalato 2 volte al premio Lovecraft. 1° posto alla prima edizione del Premio Letterario Inchiostro Bizzarro bandito dalla rivista “Inchiostro.” 1° posto al Premio Letterario Emily Dickinson  per l’antologia personale “Il lago” (sezione romanzi e/o antologie) 1° posto al Premio Petrarsa. 1° posto al Premio Akery. 1° posto alla prima edizione del concorso Preludioscuro.  1° posto alla Nona edizione del NeroPremio. 1° posto al Premio letterario ‘Labirinti.’ 1° posto al Premio letterario 'Le attese'    2° posto al Premio Emily Dickinson  (sez. racconto breve). 2° posto all’ottava edizione del NeroPremio. 3° posto al Premio Letterario Giovan Battista Basile. 5° posto al premio Emily Dickinson....oltre ad essere premiato ai concorsi Fantahorror 2000, Concorso Nazionale Città di Avellino, Premio Ghost 2003 e altri.

*Tra le numerose pubblicazioni per diverse case editrici, ha pubblicato Nephthys, che contiene testi suoi e di Pina Varriale (autrice Mondadori, Piemme). Il libro, tra l'altro, è stato presentato  al Festivaletteratura di Mantova.

 

CARO LETTORE, ARRIVEDERCI AL PROSSIMO APPUNTAMENTO LETTERARIO.
 

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