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"IL PROFETA" DI GIUSEPPE MONEA

Lo psichiatra Stefano Danari si interroga sul paziente: le sue sono allucinazioni frutto di una mente disturbata o è davvero il profeta della morte?

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BIOGRAFIA  AUTORE

Giuseppe Monea è nato a Catanzaro nel 1993. Dal 2012 è iscritto alla facoltà di Medicina e Chirurgia. Appassionato di editoria e scrittura creativa, ha collaborato con il web journal Il piacere di scrivere ed è fondatore de Il momento di scrivere. Ha pubblicato il racconto Diciotto e lode nell’antologia Storie d’Estate (Nativi Digitali Edizioni, 2014) ed è giudice di concorsi letterari. Legge spesso gialli e thriller psicologici, ma ama tutta la buona letteratura di genere. Potete trovarlo sul suo sito, su Facebook, Twitter e Instagram


PRESENTAZIONE

Caro Lettore,

senza mai allontanarsi dalla clinica psichiatrica dov’è ricoverato, il signor Curio continua a predire decessi, dichiarando che le previsioni gli sono rivelate dagli Dei. Lo psichiatra Stefano Danari si interroga sul paziente: le sue sono allucinazioni frutto di una mente disturbata o è davvero il profeta della morte?


Buona lettura...

IL PROFETA

I Capitolo (estratto)

Il Mac è ottimo per lavori di grafica, ma terribile per tutto il resto. Il dottor Danari ne era convinto. Non riusciva a leggere i documenti che i colleghi gli avevano inviato per email per problemi di compatibilità con il programma.

«Se non va nemmeno questo, ci rinuncio» pensò ad alta voce, cliccando sul file Terapie comportamentali: psicologia o psichiatria?

Il tentativo andò a buon fine e Danari riuscì a consultare il breve articolo scientifico. Al termine della lettura sorrise sbuffando.

«Psicologi, non rompete.»

Spense il computer e andò in bagno per concedersi una doccia calda prima di andare a letto.

Il mattino seguente, la sveglia suonò delle note dolci e soavi. “In piedi col sorriso” era il nome dell’applicazione, che prometteva di farci alzare dal letto in perfetto orario, senza traumi. Prese lo smartphone e diede una rapida lettura alla casella di posta elettronica. Offerte promozionali, spam, notifiche di Linkedin, la newsletter di State of Mind.

Fece una rapida colazione con latte e caffè. Poi si sistemò davanti allo specchio con la solita giacca e la consueta cravatta. Si accorse di avere qualcosa in testa. Ma era solo l’ennesimo nuovo capello bianco. Indossò un paio di lenti a contatto giornaliere, un souvenir del suo astigmatismo. Ora vedeva meglio le rughe che solcavano il volto. Un promemoria che era in ritardo per mettere su famiglia, se non fuori tempo massimo.

Accostò la porta di casa e scese in cortile diretto verso la sua macchina. Si ricordò che il raccordo autostradale era chiuso al traffico per lavori, così imboccò una strada secondaria, passando davanti case e negozi vari. Non vide comunque molta gente fino all’arrivo alla clinica.

«Buongiorno Mario carissimo.»

«Oh, salve dottore» rispose il custode «Ieri sera, dopo che è andato a casa, hanno portato una lettera per lei. La troverà nel suo ufficio.»

«Sei sempre molto gentile. Come farebbe questo posto senza di te, eh?»

Il custode era un uomo anziano, una persona che non rinunciava a rendersi utile fino alla fine. Nonostante gli acciacchi dell’età e i numerosi giorni di ferie accumulati negli anni, era davvero raro non vederlo al lavoro. Nella clinica tutti lo adoravano. A casa, la moglie un po’ meno. O perlomeno così si vociferava in corsia.

Parcheggiata la BMW grigia, rigorosamente a due passi dal bar, il dottore pensò di concedersi un secondo espresso.

«Ehi, vecchio mio. Ho grandi notizie!»

Alberto, il suo collega, lo aspettava sulla porta, euforico come sempre, alzando una rivista come fosse un trofeo.

«Hanno pubblicato l’articolo. Finalmente la tua ricerca potrà avere più fondi.»

«Fammi vedere» fece Danari, impossessandosi di quel giornale così importante.  Non voleva dare molta corda all’entusiasmo dell’amico, ma stavolta c’erano tutte le ragioni per esultare.

«Ti serve?» chiese ad Alberto, indicando la rivista. «La vorrei portare subito da quell’infame di Rossi.»

«Tienila pure. Sai che poco fa era passato proprio Rossi a cercarti? Magari ora sarà lui stesso a portare avanti il progetto.»

«Dovrà passare sul mio cadavere, lo giuro» sorrise Danari, soffiando sul caffè bollente.

«Grazie ancora. Ora vado a caccia di primari.»

«Tienitelo buono, potrebbe servirti ancora per molto. Mi raccomando, poi fammi sapere.»

Tutto gongolante, certo che sarebbe stata una giornata da incorniciare, lo psichiatra girovagava per i corridoi, stringendo al petto la rivista. Di colpo, sentì sopraggiungere qualcuno in affanno alle sue spalle. Non fece in tempo a voltarsi, che Rossi già aveva iniziato a prenderlo a male parole.

«Razza di rimbambito, dove ti eri cacciato?»

«Sono arrivato poco fa, ero…»

«Non m’interessa. Abbiamo un problema urgente.»

Danari avrebbe voluto discutere del suo articolo ma fu costretto a indagare sull’agitazione del primario.

«Si può sapere che ti prende? Il solito black out totale? Magari questo qui non sa neanche come si chiama.»

Aveva trattato diverse amnesie con ottimi risultati. Ipotizzò che Rossi lo ricordasse.

«No, no, peggio. Il paziente…» si fermò, con la mano pronta ad abbassare la maniglia della porta d’ingresso «dice di vedere la morte.»

«Allucinazioni? Pensavo peggio.»

«Magari» sospirò Rossi «Questo tizio prevede la morte degli altri.»


"IL PROFETA"  DI GIUSEPPE MONEA - EDITORE SAD DOG PROJECT

Caro Lettore, arrivederci al prossimo appuntamento letterario.

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