Riceviamo e pubblichiamo una riflessione da un nostro lettore sestese dal titolo...
La democrazia delle zanzare.
Serata dedicata al confronto.
Un gruppo di amici che tentano di trovare le giuste motivazioni per contribuire al bene comune.
Inizialmente tutti insieme e poi, per motivi condivisibili o meno, per strade differenti ma sempre con lo stesso obiettivo: fare qualcosa di buono per la propria città.
L’incontro inizia con una sana e robusta stretta di mano: ciao come va? Ferie? Lavoro?
Sono amici, si rispettano ma intanto le zanzare cominciano ad alzarsi in volo e ad insidiare braccia e gambe doverosamente scoperte a causa del caldo.
Il primo ad intervenire spiega per quale motivo ha deciso di uscire dal gruppo non perché ha cambiato idea, anzi, ma solo per una difficoltà nel riconoscersi in ciò che attualmente
il gruppo rappresenta. Botta in fronte, manata sulla guancia, ritmo tribale sulle cosce.
Non è un processo ognuno è libero di esprimersi nelle convinzioni delle proprie posizioni.
Applausi alle zanzare.
Poi anche il secondo con molta chiarezza racconta le sue vicissitudini, le arrabbiature di fronte a certe scelte del gruppo, alla delusione per certi avvenimenti e prontamente un altro gli fa notare che forse non è proprio così come dice lui che sono andate le cose.
L’ambiente si scalda e non ce ne sarebbe assolutamente bisogno.
Dammi un cinque e spalma la zanzara, gratta la puntura e parti con l’assolo di batteria.
Un terzo interviene argomentando ancora più chiaramente i motivi per cui secondo lui si è reso necessario dare un segnale forte di dissenso nella gestione del gruppo.
Il confronto che si sperava sereno inizia a diventare uno scambio di accuse, come si dice in gergo: volano gli stracci ma non riescono a colpire le zanzare che democraticamente pungono e mordono indistintamente i presenti, senza preferenza, chi entra e chi esce, chi resta e chi va.
Le ragioni a questo punto si perdono in una sofferenza morale e sentimentale: tutti hanno ragione, tutti sono innocenti e colpevoli allo stesso tempo, ma soprattutto tutti sono punti. Punto.
Resta per chi scrive una sola precisazione da fare e cioè che comunque la si pensi è importante che le persone, queste persone, abbiano ancora tanta voglia di mettersi in gioco, di metterci la faccia (come qualcuno ha precisato) per tentare di dare un senso concreto al vivere sociale, alla comunità, insomma al bene comune.
Non possiamo pretendere di essere sempre tutti d’accordo su tutto, significherebbe encefalogramma piatto.
Per l’ennesima volta ho commesso un errore di giudizio e giudicare è sempre un errore.
Siamo persone determinate, volonterose, con un deciso spirito di servizio.
E allora posso solo chiedere scusa a chi ho involontariamente offeso e sperare che il futuro ci riservi ulteriori possibilità di sociale collaborazione.
Buone vacanze.
Giorgio Floridi
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