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Certificati medici

Confusione e normative

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I certificati medici di sana e robusta costituzione sono stati cancellati circa un anno fa, ma molte strutture li richiedono, con pena la non iscrizione se non si produce.

La provocazione dei medici: «Torniamo alla sana e robusta costituzione»

Settembre, si riaprono le iscrizioni in palestra e ritorna la confusione sui certificati medici, spesso richiesti nonostante la «cancellazione», oltre un anno fa, del documento per chi fa attività «ludico sportiva amatoriale», come ad esempio l’uso libero degli attrezzi o della piscina.

Negli studi dei medici di famiglia i pazienti continuano a chiedere la certificazione che molte strutture pretendono comunque dai loro iscritti.

Una spesa che va dai 30 ai 50 euro e che non avrebbe dovuto più pesare sulle tasche degli italiani nelle intenzioni del legislatore.

Il certificato medico è obbligatorio solo (escludendo lo sport professionistico) per l’attività sportiva non agonistica, ovvero chi partecipa alle gare organizzate dagli organi scolastici come attività parascolastiche e dal Coni.

Dove è previsto il certificato medico?

E’ previsto nelle palestre associate con il Coni ma negli altri casi no.

Eppure le richieste di emissione continuano.

È probabile che questo avvenga perché i gestori pensano di tutelarsi rispetto alle coperture assicurative.

In realtà è una cosa inutile: perché non è un obbligo e non tutela da nulla, visto che per un medico non è possibile certificare la compatibilità del paziente con attività fisiche libere o comunque stabilite dall’istruttore di cui i medici non possono conoscere il carico reale.

I medici, teoricamente, possono produrre un certificato per l’attività agonistica o per attività non agonistica.

“Dobbiamo inventarci il certificato medico spiegano alcuni medici, anche perché senza questo documento diverse strutture rifiutano l’iscrizione.”

Allora torniamo alla “sana e robusta costituzione”, che non certifica niente rispetto all’attività che si è scelto di fare ma che viene accettato perché, per il gestore “basta che ci sia un pezzo di carta firmato dal medico”. Confusione come sempre nella nostra Italia.

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