Partecipa a Sesto Daily News

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

CORRENDO AI PIEDI DEL SINAI

Volando attraverso una voce

Condividi su:

Un'altra pagina di sette anni fa dal diario per Dahab, buon viaggio!

Mentre le beduine mi parlavano in laguna spiegandomi perché non vogliono lasciarsi fotografare, avrei pagato per poterle fermare e potermi scrivere quei suoni e poi farmeli tradurre. Davanti a quell'azzurro, lottavo con le parole per trattenerle, per ricordare stringhe di frasi, come se la mia memoria fosse stata senza limiti, e invece niente, erano troppo lunghe: volavano subito via dalla mia testa con il vento. E' un anno che desidero parlare con una donna beduina. Ma non parlano  inglese. Tornerò a trovarle, di nascosto, solo con me stessa.

Oggi jogging in laguna con nelle orecchie la voce celeste di Lisa Gerrard. Altroché droghe. Correvo in tutto quell'oro mentre quella voce in un crescendo cominciava a lambire le montagne del Sinai. Così, sono precipitata in uno di quei momenti perfetti in cui senti che è valso la pena tutto, viaggi, perdite, dolori, sacrifici, tempo, tutto quello che hai attraversato per poter arrivare fin lì, a possedere niente e tutto, graziata da quella voce che sa far levitare le rocce, e nessun altra voce. Da quel colore preciso, e da nessun altro colore. Nessuno da casa potrà mai esserci né capire, in questo tramonto biblico, mentre le tue gambe si trasformano in ali, e man mano che i cavalli ti cavalcano attorno superandoti nell'oro su un terreno di puro sale, nel rosso che si libra, la fatica svanisce come tutti i dolori inutili, come tutti i ricordi. Liberazione: tra cammelli e cavalli in corsa, sto volando.

Quella voce è solo per me e sembra nata fin dalle sue origini per il Sinai al calar del sole e forse per questo preciso momento. Allora tutto perde il suo peso, ogni dolore passato perde importanza: la possanza della natura selvaggia unita a questo dono infinito - Dio tra le creste dei monti - prende il sopravvento su tutto. Credo e spero che morire significhi qualcosa di simile. Ho perso persino il bisogno e la necessità di condividere. Ho imparato in tre decadi che qui ed ora tutto quello a cui assisto è inesorabilmente solo per me. E' un volo privo di zavorre tra un mare azzurro e rosa e tutto l'oro di tutti i briganti di tutte le favole.

Mentre volo via veloce, le donne beduine accucciate sulla spiaggia in un numeroso capannello oggi rispondono subito al saluto del mio braccio alzato: sì, sono di casa. Ormai mi ricorderanno. Me ne sento onorata, perché qui tutto ha un valore e un tempo. So che a casa non potranno mai immaginare. La fusione con gli elementi è qualcosa di inebriante e totalizzante. Non potrei essere in nessun altro posto e non ho più bisogno di niente. Tutti i dolori vissuti o immaginabili s'intimoriscono e azzittiscono davanti a tanta roboante potenza. Il cielo che abbraccia il Sinai che abbraccia il mare. Sono uno di quei cavalli, sono il vento: sono libera e sono per sempre.

Condividi su:

Seguici su Facebook