Un'altra pagina di diario di Dahab per voi, datata 2007.
Osama che se ne va in giro la sera dopo aver cucinato distribuendo dolci e pietanze ai vicini, datteri e carote ai bambini beduini. Donne beduine completamente nascoste dietro foulard colorati o veli neri, che s'imbucano come topolini in vicoletti di cui, pur in tanto tempo a Dahab, gli stranieri ancora non conoscono l'esistenza. Sono presenze evanescenti e si possono avvistare più raramente di un delfino in mare. Osama che quando va a pregare all'alba si commuove -, per caso lo pensavo nel chiarore mistico delle quattro e un quarto perché mi aveva svegliato il richiamo dalla moschea. L'incontro casuale con l'amico austriaco per la strada, che mi regala datteri dalla scorta procuratosi in vista del “pellegrinaggio dietetico” sul Monte di Mosè – quattro giorni di datteri e spiritualità fuori dal mondo, e ha pure fatto fresco.
Ieri abbiamo tirato notte filmando per ore due cuccioli di cane e di gatto farsi le coccole su un divano come non avevo mai visto - uno spettacolo insieme tenero e sensuale - poi guardando un film in cinque stretti stretti al buio di quella bella casa in stile hippy-moderno, con questi cuccioli addosso ovunque.
Nel frattempo conosco e frequento diverse coppie miste che sono riuscite a crearsi una vita o una famiglia realmente serena, abitano tutt'attorno alla casa che mi ospita e da cui Osama distribuisce dolci e pietanze, e questa sera sulla terrazza mentre scrivo mi sento particolarmente sola. Nella mia camera mangio da un contenitore di plastica con una sedia come tavolo, e pur sforzandomi a ogni ora di combattere l'invidia penso a loro davanti a una cenetta romantica in uno di quei bei giardini di palme e piante di cactus e a tutte le coppie che col vento freddo che tira stasera possono dormire in un abbraccio.
Lo so che ho ricevuto già tantissimo amore. Lo so che sono qui per dipingere e cantare la bellezza di questo mondo, per stralciare la cecità di chi ancora non l'ha riconosciuta. Ma quando vedo tutte le persone che stanno insieme mi assale – accanto alla gioia per loro – un senso di sconforto per me, pensando a tutti gli anni di notti da sola che questa vita mi è costata.
Non dimenticherò mai il calore di questi amici nuovi acquisiti dalle più disparate nazionalità, dei cuccioli a risucchiare coccole dalle mie braccia, il languore delle lampade beduine, la sorpresa delle spezie nel risotto siriano e il vento che ci porta le grida vigorose dei bambini polverosi dalla strada, elemosinando un'ora di gioco e una carota. Ma non li rivedrò più. Perché io perdo tutti: cuccioli, uomini, mari, montagne, città, camere da letto, canzoni... Sono come strascichi di un unico velo che sfila nel vento dietro di me man mano che mangio la strada.