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CURARSI DALLA FRETTA

La saggezza della terra a certe latitudini

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Devo assolutamente segnare qui per non scordarlo come Dahab questa volta, molto anche grazie alla compagnia di persone mature e colte che mi circonda, mi abbia davvero incastrata dentro un ritmo di vita che ritengo universalmente ideale. E dico “incastrata” perché ci vuole sempre qualche mese per “domarmi” fuori dal ritmo frenetico della società (e cultura) da cui vengo. Mi torna in mente il film The Beach, quando Di Caprio dice che tutto il loro daffare su quell’isola era la ricerca del piacere - tramite attività ricreative, sportive e sociali in un paradiso.

Bene, qui sto vivendo una cosa molto simile. Quello che ritengo il nocciolo, l’essenza del concetto originario di “ozio”. Ed è assolutamente lapalissiano quanto QUESTO sia il ritmo di vita necessario a sviluppare il pensiero (e di conseguenza l’arte, la qualità della vita, la conoscenza di sé), non quello che ci siamo auto-inculcati per “produrre”, quello che se non stai al passo devi sentirti in colpa, perché fin da giovane così ti hanno insegnato a sentirti. Quel senso di colpa, di inadeguatezza, è inculcato dalle pressioni sociali come se fosse un sentimento genuino tuo. Invece, brilla di luce riflessa e se non si ha tutto questo tempo espanso che il Cielo mi ha regalato (Dio, l’Universo, il Grande Spirito), questa differenza fondamentale non viene scoperta, non abbiamo né il tempo, né l’energia, né l’introspezione necessaria per scoprire la natura di queste reazioni. E’ incredibile come una volta reimmersi in occidente queste verità così importanti vengano in qualche modo rimosse nell’arco di poche settimane. Dunque non c’era bisogno di scrivere un tot di email al giorno, di aver risposto a un tot di telefonate, di aver fatto un tot numero di cose per aver prodotto qualcosa di utile, per aver prodotto qualunque cosa. Non era nella quantità il segreto del successo, ma nella partecipazione di cuore con cui fai le tante o poche cose che fai ogni giorno… Ho passato almeno il novanta percento della mia vita nell’impressione che il tempo non mi bastasse mai per tutto ciò che avrei voluto fare, e poi una laguna spalancata mi rivela che tutto è lì, in quell’attimo, gratis, e che non c’è niente che potrebbe essere di più, o meglio.

E’ quando un senso di riconoscenza oceanico ti soffoca. La mia laguna (per altri potrebbe essere una collina, un bosco, un lago…) contiene tutte le canzoni del mondo e tutti gli scritti che potrei scrivere. Non ci basteremo mai, in lei affogo e lei in me, e non ti stanchi. E’ un’alchimia insondabile ma non c’è soluzione alla compulsione con cui le scatto foto da cinque anni, migliaia, e con cui scrivo di lei, senza trovare un fondo alle parole, un completamento, una chiusa. Lei e solo lei e i deserti mi danno modo di espandermi in tutta la mia interezza, la possibilità di essere liberi di essere a cielo aperto e pur senza che nessuno ti osservi. Un senso di privacy che nella mia cultura conoscevo solo chiusa in casa mia, qui te la dà la natura, l’apertura, la plasticità degli spazi.

Voglio essere una rivoluzionaria nell’anima: non voglio più sentirmi in colpa o inadeguata perché passo il mio tempo a scrivere un libro o osservazioni sulla politica mondiale anziché fare la telefonista o la cassiera in qualche ipermercato, a comporre poesia anziché iscrivermi alle liste di collocamento, a selezionare musica da accompagnare ai miei pellegrinaggi in mezzo a una laguna desertica sotto la luna o in un bosco invece di rispettare un orario fisso tutti i giorni per dire di essere qualcosa, a cercare di imparare ricette nuove anziché fare concorsi comunali, a studiare quel che più mi vada di studiare pur non avendo nessuno a sovvenzionare le mie ricerche, rubando ore “produttive” a quel che non mi piacerebbe fare e che mi porterebbe denaro da mettere da parte per capricci che non mi interessano o per un domani che non so se esista; è che mi voglio modellare a modo mio, non come ha deciso l’INPS, la banca, il governo o chi per essi.

Resta mia ferma convinzione che ci sia una dimensione superiore che l’essere umano si merita, o che ormai dovrebbe arrivare a meritarsi, con l’avanzare del progresso, se è vero progresso. E questa dimensione non si distacca di molto dalla descrizione che conosciamo del paradiso terrestre. A molti ciò potrà sembrare un’utopia, a me sembra una realtà a portata di mano, dato che è quella la dimensione in cui ho impostato la mia vita e non la leggenda che mi ha raccontato qualcuno. E non è detto che se tutti ci dedicassimo di più a fare le cose a cui ci portano le nostre doti personali e inclinazioni naturali il mondo sarebbe tanto peggio di quello che l’abbiamo reso (con tanta fatica e abnegazione era forse questo il massimo che potevamo fare?). Chissà che non possa essere addirittura meglio, se governato dall’amor proprio e dal rispetto per l’altro, dall’amore per la bellezza, per la creatività e per la natura, plasmato attorno a una società più umana e civile di quella che ci hanno fatto conoscere fin qui.
Che strano, si viene qui anche perché per mantenersi in Africa bastano i guadagni di un paio di hobby e non è necessario uno stipendio e quindi un lavoro fisso. E poi si scopre che non c’è nulla di più che il denaro potrebbe darti, e di fronte all’elargizione naturale di tanta bellezza quasi ti scordi perché dovevamo buttare il nostro tempo in attività futili e sacrificare noi stessi, dimenticandoci chi siamo.
Ieri al sorger della luna in laguna mi è capitata nelle orecchie questa canzone di Enrique Iglesias, ed era già una dedica per lei.


Non ti dimenticherò mai

Possono passare tremila anni
Puoi baciare altre labbra
Ma non ti dimenticherò mai

Posso morire domani
Può serrarmisi l’anima,
Ma non ti dimenticherò mai.

Possono cancellare la mia memoria.
Possono rubarmi la tua storia.
Ma non ti dimenticherò mai.

Come dimenticare il tuo sorriso
Come dimenticare il tuo sguardo
Come dimenticare che pregavo
Perché non te ne andassi.
Come dimenticare la tua pazzia
Come dimenticare che volavi
Come dimenticare che ti amo ancora
Più che vivere, più di tutto.

Puoi togliermi la tua vita,
Puoi negare che mi volevi,
Ma non ti dimenticherò mai.
Possono passare tremila anni
Puoi baciare altre labbra
Ma non ti dimenticherò mai. […]

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