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ELEGIA D'AMORE MEDIORIENTALE

Fate morgane dal deserto

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Il mio amore per te sarà immenso. Tornerò sempre da te. Non ti ho, ma ti ho, perché ti rivedrò sempre. Il tempo non può nulla contro la tua natura di angelo e contro questo amore puro. Non ti perderò di vista mai. Nulla cambierà, vivremo così per sempre, io ad amarti di nascosto in un appartamento separato dalla tua casa da un pezzo di deserto, un luogo da cui vedo tutto e se voglio ti posso veder passare all’orizzonte quando rincasi. Vivremo così per sempre, io a vederti felice quando sei con me, felice senza motivo e senza sfiorarci, qui in paradiso, in questa città fantasma battuta dal vento che tutti stanno abbandonando, in questa accolita di fate morgane in cui già si presagisce il morso della sete e l’artiglio della fame, che vuole spodestare la visione eterna e biblica di questo luogo tutti i giorni assolato.

Un giorno devi avere i miei scritti, tradotti nella tua lingua fatale, definitiva, nei tuoi suoni sensuali che mi hanno rubato l’anima assieme ai cavalli che governi. Vorrei condividere con te tantissime musiche e tantissime immagini e tantissimi racconti, e deve esserci, tassativamente, dentro l’immenso della vita e l’onnipresenza di Dio, la possibilità di scambiarci queste cose. Ho visto che sei curioso di me, chiedi molte cose. Un’altra possibilità di sfiorarti la guancia deve esserci, in tutto l’infinito che esiste e ci comprende. Sei un essere speciale, finito a incavarsi nelle profondità viscerali delle mie vene tanto quanto il Sinai: certe cose non possono cambiare. Sei troppo importante e puro perché questa cosa cambi, perché io possa dimenticare che un giorno ho conosciuto un uomo come te. Non so se tutte queste cose le puoi vedere dai miei occhi. Perché la cosa più atroce che può avvenirmi sarebbe che tu non le sapessi mai.

Poi, non so chi ti dia la musica e la poesia per formulare ogni volta certe frasi semplici che per me sono spari che mi lasciano senza fiato per risponderti. E le esplodi sempre così, all’improvviso, nel pieno del silenzio e quando meno me lo aspetto. In quel canyon mi hai detto: “Qui le rocce mi conoscono.”


Poi, come se non contassero più tutte le difficoltà che questa città deserta ci sta portando e i discorsi che facciamo su questo, hai parlato di nuovo del tuo amore per questo posto, “io amo Dahab, non è facile lasciarla” e in arabo mi hai detto, sottolineando la prima persona, “ana Dahab.” Io SONO Dahab. La stessa tua frase, mi rendo conto ora, vuole anche dire, “io sono oro”. Certi uomini non parlano mai e poi con tre parole rispondono a tutte le tue domande arretrate prima ancora della fine di un respiro.

 

(Altri scritti e pubblicazioni: www.soniaserravalli.wordpress.com)

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