A voi un'altra pagina del diario scritto per Dahab negli ultimi nove anni. Buon viaggio!
"Chi si occupa di studiare i luoghi dal punto di vista energetico mi dice che il Sinai è un "amplificatore". Non ho trovato un termine più azzeccato in nove anni. Che cosa mi hanno fatto? Mi sento innamorata del mio gatto, della mia strada, della luna, del passante che non vedo nemmeno in viso, delle persone che hanno paura e che non sanno. E’ San Valentino e mi sento scoppiare d’amore da ogni poro. Se penso che c’è nel mondo chi usa termini come “essere single” mi sembra di appartenere a un altro pianeta. Dunque io sarei “single”? Un “singolo” non è costantemente “insieme” al tutto.
Credo che quando si è così felici, innamorati e aperti in mezzo alla natura e ai deserti, i canali sono talmente spalancati che se si rivolge una frase al cielo se ne può sentire la risposta. Ho chiesto - svergognata, mentre dovrei solo rendere grazie - a chi possa servire un sogno impossibile se è braccato da tutte le parti. Allora una voce è partita nella mia mente. Forse era Dio, non so, non c’è separazione in certi momenti. Mi ha risposto: “A muovere le cose. Serve (solo, e scusa se è poco) a cambiare il mondo. E ad aiutare persone.”
Oggi ho individuato l’ingresso di casa tua dalla mia finestra seguendoti con gli occhi fino alla fine. La tua porta è un puntino appena sotto l’orizzonte. La tua casa non è lontana dalla mia, ci separa solo una vuota distesa piana di sabbia e terra. Eppure, quando ti ci vedo arrivare diventi un puntino, con quei puntini dei cavalli, scomparire dietro il puntino della porta dove si spalanca un altro mondo. Sei così vicino e sei così lontano.
A volte mi pare di vedere cavalli all’orizzonte, ma poi quelle siluette si trasformano in persone che camminano o in uccelli che volano via. L’ho già scritto in altre pagine che questa è un’accolita di fate morgane. Mi chiedo se gli altri abitanti del Sinai lo vedano, quando una donna venuta da fuori è posseduta da questo incanto che le gettate addosso come una rete non so quando né come. Un amico egiziano sostiene che un motivo per cui qui in Sinai ci si sente così è che questo luogo è la culla di tre grandi religioni e che compare in tutte le loro sacre scritture – da aggiungere alle quattro o cinque varie ipotesi raccolte negli anni.
Ogni volta che sono innamorata mangio più del solito e dimagrisco per quello che brucio. Tutto è un fuoco, di amore e creatività.
Sai perché studio l’arabo? Perché è talmente complicato che mentre sono concentrata a capire mi permette di non pensare a te."
Altri scritti in rete e qui: https://soniaserravalli.wordpress.com