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Una buona stagione...per Alessandro Bertolucci: Un Corso di Cinema per ragazzi Diversamente Abili!

Emotivo, vulcanico, critico...sono così!

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Dopo la partecipazione alla miniserie tv Delitti privati (1993), regia di Sergio Martino, e successivamente a Stato di emergenza, regia di Carlo Lizzani, nel 1996

si diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia.

Inoltre segue un corso presso il Traverse Theatre di Edimburgo e partecipa ad uno stage con la Compagnia del Teatro del Carretto.

Sempre nel 1996 debutta in teatro, sia come attore che come regista, nel Cyrano de Bergerac, inoltre appare sugli schermi cinematografici con i "film 3", regia di Christian De Sica, e con Quando parliamo d'amore, regia di Matteo Pedani.

In seguito alterna il lavoro teatrale con quello cinematografico e soprattutto televisivo. Nel 2007 diventa popolare presso il grande pubblico grazie alla quinta stagione della serie tv Un medico in famiglia, in cui ha il ruolo di Max Cavilli, interpretato anche nella sesta stagione, in onda nel 2009.

Nello stesso anno appare nel ruolo del centurione Cornelio Longino, che trafisse a morte Gesù Cristo sulla croce, ne L'inchiesta, regia di Giulio Base, e in quello del cattivo Vieri ne Le ragazze di San Frediano, regia di Vittorio Sindoni;

entrambe miniserie tv trasmesse da Rai Uno, ma L'inchiesta esce in versione cinematografica in Spagna e negli Stati Uniti.

Gli abbiamo rivolto alcune domande sulla sua carriera artistica e personale e Alessandro ci ha  gentilmente risposto così! Andiamo a leggere insieme!

-Quando ti sei accostato per la prima volta al mondo "artistico"?-

"Diciamo che mi sono accostato a questo lavoro all’età di 18 anni, cercando di guadagnare qualche soldo facendo la comparsa in una serie tv girata nella mia città, Lucca. La serie era intitolata “Delitti privati”, il regista Sergio Martino. La prima battuta dopo giorni di comparsate fu un impresa, mi sembrava impossibile muovere un braccio ed al contempo parlare, tanta era l’emozione. Ma ormai era nata una passione. Fui poi chiamato per “Stato di emergenza” di Carlo Lizzani, lì non ero una comparsa, era il mio primo ruolo da attore. Lizzani si sedette con me al tavolo e volle provare le poche battute che avevo, alla fine mi disse: “ C’è qualcosa di buono in te, ma manchi completamente di tecnica, dovresti studiare. Perché non provi a fare domanda per entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia?”. Non sapevo nemmeno cosa fosse. Mi informai, feci la domanda e dopo molte selezioni mi presero. Il resto è più o meno storia."

-E oggi, cosa ti spinge a continuare questo percorso?-

"Oggi, dopo i facili entusiasmi giovanili, ciò che mi spinge a continuare su questa strada è un solido e strutturato entusiasmo un po’ meno giovanile. Questo è un lavoro che richiede molta passione, perché solo con questa puoi affrontare le difficoltà (e sono molte) che questa professione ti pone davanti. Innanzitutto è un lavoro altalenante, nel senso che per lunghi periodi non lavori, poi arriva magari un momento di grandi e numerosi impegni, poi di nuovo il nulla. Bisogna imparare a gestire non solo le finanze (questo lo facciamo tutti) ma anche il tempo e la tendenza ad abbattersi, a deprimersi, come pure quella ad esaltarsi, perché tutto può cambiare nel giro di poco tempo."

-Chi ringrazieresti per il successo ottenuto?-

"Ringrazierei innanzitutto me stesso per la caparbietà con cui perseguo i miei obiettivi, poi la mia famiglia per i solidi principi morali che mi hanno dato e che mi permettono di guardarmi la mattina allo specchio ed essere felice del volto che vedo, anziché sputarmi in faccia: in questo lavoro la tentazione delle scorciatoie è altissima, le raccomandazioni fioccano e trovo tutto questo ripugnante. Poi vorrei ringraziare Gianni Lepre, uno degli ultimi registi con cui ho lavorato. Da lui ho imparato molto. Non si finisce mai di imparare."

-Un aneddoto che mentalmente non ti lascia…-

"Mi ha sempre stupito la grande umiltà di certi grandissimi attori internazionali, alla faccia di tanti altri divetti nostrani che “se la tirano” per un paio di successi discutibili. Mi ricordo che stavo lavorando sul set di “Calla Forever” di Franco Zeffirelli, nel cast brillava su tutti Jeremy Irons, c’erano inoltre Fanny Ardant e Joan Plowright e un gruppo di giovani attori di vari Paesi di cui anche io facevo parte. La sera noi ragazzi uscivamo senza ovviamente osare importunare i nostri divi che immaginavamo non avessero interesse ad cenare con noi. Dopo qualche giorno, una mattina fui avvicinato da Irons, il quale mi disse che sapeva che ero io ad organizzare le uscite la sera a cena, io confermai e lui mi rispose che gli sarebbe piaciuto venire con noi, se non disturbava. Rimasi con un palmo di naso. Uscimmo molte volte tutti in gruppo. Meraviglioso."

-Parlami del tuo ultimo "progetto"-

"Impossibile parlare di un ultimo progetto, sto seguendo cinque o sei progetti contemporaneamente. Sto provando due spettacoli, uno è un monologo accompagnato da un’orchestra, l’altro è un testo sulla lotta partigiana che sto provando con un fantastico gruppo di attori. Nel frattempo sto iniziando a girare una serie per rai 1 di cui non posso al momento dire niente, sto preparando un corso di cinema per ragazzi diversamente abili, seguo due bandi di concorso europei per il teatro e sicuramente anche qualcos’altro che adesso non ricordo.

-Per realizzare il tuo sogno, con quale regista o autore vorresti lavorare?-

"Non ho nomi di riferimento, o forse ne ho troppi. So per certo che amo lavorare all’estero, sono sempre disponibile quando mi si chiede di lavorare fuori dai patri confini e con artisti stranieri. Mi piacciono le lingue straniere e mi attira, dunque assimilo tutto ciò che può essere carpito del modo di fare cinema altrove."

-Definisciti in tre parole.-

"Emotivo, vulcanico, critico."

-Se tornassi indietro cosa non rifaresti?-

"Se potessi tornare indietro mi impegnerei di più nello studio in ogni fase della mia vita, ma soprattutto eviterei un errore che ho fatto per lungo tempo, ovvero non capire che questo lavoro è fatto di condivisione e sinergie, di scambio, di reciproco sostegno mentre io per anni ho vissuto nella falsa convinzione di essere solo contro tutti. Niente di più sbagliato."

Un artista a tutto tondo Alessandro, impegnato, come abbiamo letto anche nel sociale. Siamo certi che i ragazzi che intraprenderanno il corso impareranno in fretta, specialmente a "vivere"... come tutti i coetanei!

Stelle di Giorno vi da appuntamento a domani, altra intervista, altra emozione!

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