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Lando Buzzanca: Il "mattatore" della domenica, in auge senza rivali...!

"Mio figlio Massimiliano: E' destinato a prendere il mio posto!!"

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Se dimenticassimo per un attimo le "commedie sexy" degli anni '70 sono certa che, in ogni caso,  non riusciremmo a dimenticare lui, il "vero sex symbol" che teneva banco con quello sguardo da impunito, tipico di colui che non ammette pudore! Con fare istrionico, rampante, insomma da "maschio siculo", vogliamo o no, Lando è tutt'oggi nel cuore dei cinefili, appassionati di quel filone, e più che mai delle fiction, dato che lo stiamo seguendo  ne: Il Restauratore 2

Il suo vero nome è Gerlando Buzzanca , ma tutti lo conosciamo come Lando! Siciliano, di Palermo, anno 1935, è  figlio dell'attore Empedocle Buzzanca.

Compie i suoi studi a Palermo e a 17 anni parte alla volta di Roma, dove, mentre frequenta corsi di recitazione all'Accademia Sharoff (di cui è divenuto poi presidente onorario), si adatta a lavori precari prima di realizzare il sogno di intraprendere la carriera dell'attore, dapprima in ambito teatrale e poi per il cinema. Dopo alcuni film girati come comparsa, tra cui Ben-Hur, in cui interpretava uno degli schiavi della galea in cui è costretto Ben-Hur, il debutto ufficiale arriva nel 1961 con Pietro Germi, che lo sceglie per il ruolo di Rosario Mulè in Divorzio all'italiana, e successivamente per la grottesca figura di Antonio, il fratello della protagonista, in Sedotta e abbandonata. La scelta dei successivi copioni non sarà sempre fortunata, e Lando si troverà spesso ad interpretare ruoli stereotipati di maschio siciliano, perennemente assatanato ma un po' tonto, e la critica cinematografica lo relega alla schiera dei caratteristi e degli interpreti del cinema di serie B, con l'eccezione del ruolo di protagonista nel brancatiano Don Giovanni in Sicilia (1967), di Alberto Lattuada. Lando Buzzanca (secondo da sin.) negli anni cinquanta con Aldo Rendine, al centro con la pipa, fra gli allievi dell'Accademia Sharoff di Roma. Anche se la critica continua a non essere benevola, la sua vena comica e la sua recitazione spontanea incontrano un vasto consenso di pubblico.

Nel 1970 interpreta in televisione Signore e signora, in coppia con Delia Scala, una divertentissima carrellata di personaggi e situazioni incentrate sul tema del matrimonio e della vita di coppia, che riscuote enorme successo. La sua battuta "mi vien che ridere" rimarrà un tormentone ricordato e ripetuto dal pubblico per anni. Anche sull'onda del grande consenso televisivo i suoi film cominciano a riscuotere un rilevante successo commerciale. La vera svolta arriva quindi con Il merlo maschio, commedia erotica all'italiana del 1971 diretta da Pasquale Festa Campanile. È con questa pellicola, nel ruolo di un colletto bianco che sfoga le proprie frustrazioni facendosi prendere dalla smania di esporre pubblicamente le grazie intime della moglie, che Buzzanca perviene alla notorietà internazionale al fianco di Laura Antonelli, anch'ella al primo ruolo di rilievo. Negli anni seguenti Buzzanca si trova così a recitare al fianco delle più belle attrici del momento: da Claudia Cardinale a Catherine Spaak, da Barbara Bouchet a Senta Berger per finire con Joan Collins. Forte del suo successo commerciale, Buzzanca comincia anche a scegliere da solo i ruoli da interpretare: sue sono ad esempio le idee di film come L'arbitro, Il sindacalista e All'onorevole piacciono le donne, in cui tratteggia gustose parodie di personaggi realmente esistenti e facilmente riconoscibili. Qualche giornalista in vena di burle lo definisce, dal titolo di un suo fortunato film, un Homo Eroticus: un essere a metà strada tra Homo erectus e Homo sapiens, a rischio di estinzione negli anni settanta, per la dura contrapposizione con il femminismo.

Buzzanca, a sinistra, con Aldo Puglisi, in Sedotta e abbandonata (1964) di Pietro Germi. A metà degli anni settanta cala l'interesse per questo tipo di personaggio e, inevitabilmente, diminuiscono gli impegni cinematografici di Buzzanca, che non si piega alla svolta "scollacciata" della commedia erotica all'italiana, rifiutandosi di comparire nelle pellicole che renderanno famosi personaggi quali Alvaro Vitali ed Edwige Fenech, Gloria Guida e Gianfranco D'Angelo, preferendo lavorare in radio, dove per qualche anno sarà protagonista di Gran varietà con il grottesco "Buzzanco", erede del personaggio televisivo inventato per la serie Signore e signora. Dopo alcuni anni di attività in teatro, torna nel 2005 alla tv con una fiction intitolata Mio figlio, diretta da Luciano Odorisio, nel ruolo del padre di un ragazzo omosessuale (Giovanni Scifoni). La fiction ottiene uno straordinario successo di pubblico e ispirerà una serie andata in onda nel 2010, anno in cui è in onda anche con le miniserie Lo scandalo della Banca Romana e Capri 3. Nel 2012 torna in TV con la fiction Il restauratore, in onda in prima serata su Rai 1 per sei puntate: la serie ha ottenuto un grande successo, con più di 6 milioni di spettatori, spingendo così alla realizzazione di una seconda serie nel 2014. Sono note le sue simpatie per la destra e spesso si è detto boicottato da produttori e registi di sinistra per questo motivo.

Tuttavia, proprio in occasione della messa in onda della fiction Mio figlio, nella quale veniva trattato il tema dell'omosessualità, l'attore è stato oggetto di critiche da parte di diversi esponenti di centro destra. Il 7 agosto 2013 l'attore viene ritrovato in casa privo di sensi e con le vene dei polsi tagliate. La voce di un tentato suicidio, prima negata dallo stesso attore è invece confermata a un anno di distanza proprio da Buzzanca L'8 settembre 2014 l'attore torna a parlare per la prima volta dopo l'incidente alla trasmissione di Rai 1 La vita in diretta: alla fine dell'intervista il pubblico in sala gli dedica una standing ovation lunga parecchi minuti.

L'Intervista a Lando!

Quando ti sei accostato per la prima volta al mondo "artistico"?

La prima volta aveva cinque o sei anni, facevo la prima elementare, c’era mio padre in teatro che, quando non faceva l’operatore proiezionista, al Cinema Teatro Vaccara di Mazzara del Vallo, faceva le luci per gli spettacoli teatrali. C’era la compagnia della Bohème in scena e avevano un solo bambino per la scena del “venditore di giocattoli” e ne serviva almeno un altro. Il regista dell’Opera aveva chiesto a mio padre se poteva utilizzarmi e mentre io impazzivo dalla voglia, lui, invece, aveva rifiutato. Poi però il regista, fortunatamente, è stato insistente fino a quando mio padre mi ha detto “ma non è che poi ti metti a piangere?” io gli risposi “no, papà no…” mentre avrei voluto dirgli “Ma che ca…. dici, non vedo l’ora di salire su quel palcoscenico!!!” durante la scena dove i cantanti cantavano “Vuoi comprato il lupo o il cavallin?... Parpignol, Parpignol…” io non sapevo che fare, mentre il coro continuava a cantare “Vuoi comprato il lupo o il cavallin?... Parpignol, Parpignol…” all’ennesimo “Vuoi comprato il Lupo o il cavallin?”, senza che nessuno mi dicesse nulla ho risposto “Sìììììì!” ed è scattato l’applauso.

E oggi, cosa ti spinge a continuare questo percorso?

Sono 54 anni che faccio questo mestiere, sono stato molto fortunato perché da subito sono stato notato; dopo “Divorzio all’Italiana” dove avevo un piccolo ruolo ma sono riuscito ad emergere, ho fatto subito il provino per un ruolo da co-protagonista ne “La Parmigiana” di Antonio Pietrangeli con Manfredi e la Spak, che ho vinto. Poi ho fatto “Sedotta e abbandonata”. Comunque ho sempre cercato di essere coerente con me stesso e le mie scelte, mantenendo una certa etica nelle scelte stesse. Ho rifiutato di fare “Sedotti e Bidonati” con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, nonostante il produttore mi desse la stessa cifra della coppia (erano mesi che non lavoravo e avevo appena avuto mio figlio Mario, il maggiore), per evitare di fare la parodia di un film che avevo girato e che mi aveva dato la possibilità di farmi conoscere. In ogni caso ciò che mi spinge a continuare è l’amore per il mestiere, la mia dignità e la mia etica.

Chi ringrazieresti per il successo ottenuto?

Pietro Germi, è quello che mi ha levato dalla fame e Eduardo che anche senza farlo volontariamente, mi ha insegnato tanto.

Un aneddoto che mentalmente non ti lascia…

Quando ho debuttato con Eduardone “LA GRANDE MAGIA”, dopo aver fatto tutte le prove tranquillamente, senza essere emozionato o teso, al debutto televisivo ho incominciato a tremare e a sentire il cuore a mille pochi attimi prima di entrare in scena insieme al Maestro. Stavo per andare in pallone perché ho incominciato a pensare “Ma perché sta succedendo tutto questo, ero così tranquillo… Ecco adesso incomincio a non ricordare le battute a non essere più naturale…” poi mi giro verso Don Eduardo e lo vedo tremare per l’emozione. Un uomo con cinquant’anni di mestiere sulle spalle che ancora si emoziona prima di entrare in scena… Lì ho capito che il nervosismo è necessario ed ho capito cos’era… finita una scena l’ho preso in disparte e gli ho detto “Don Eduardo ma allora l’emozione non è paura del pubblico, ma il rispetto per il pubblico” lui mi guarda e mi dice “Buzzanca, voi avete capito tutto… voi siete proprio intelligente… bravo… bravo…”

Parlami del tuo ultimo "progetto"

“IL RESTAURATORE 2” Nonostante sia un successo straordinario, è stato messo nel periodo sbagliato e nel giorno sbagliato, vince ogni domenica, tanto che l’ANSA qualche giorno fa ha titolato “BUZZANCA SBARAGLIA TUTTI”. Ma si poteva fare di più e meglio, è partito quasi in piena estate, dovevano aspettare la fine di ottobre, primi di novembre e il successo sarebbe stato ancora più forte.

Per realizzare il tuo sogno, con quale attore o autore vorresti lavorare?

Non ci sono attori o autori in particolare, pensa che purtroppo ho dovuto rifiutare, per impegni già presi, parlo di circa quarant’anni fa, nel 1972, un film con Jack Lemmon, per la regia di Billy Wilder dal titolo “Cos’è successo tra mio padre e tua madre?”. Mi hanno raccontato che Billy Wilder durante la pausa delle riprese, si fermava davanti al cartellone dove si pubblicizzava un mio film, esclamando “WHY?.... WHY?”. Mi è stato detto che mi apprezzava molto.

Definisciti in tre parole.

Tre parole… Non lo so, io sono uno che non si è mai piaciuto, la verità è questa… ho sempre paura di fare delle stronz… anche se poi su 85 film ho fatto sì è no due flop. Ora poi sono arrivato a 140 film, comprese le fiction, ma non saprei definirmi… Pensa che qualche settimana fa mi è stato chiesto se ho mai avuto una “luccicanza” come Basilio e mi sono ricordato che la sera prima di partire da Palermo, avevo appena diciotto anni, in un cinema, durante l’intervallo tra il primo e secondo tempo, mi sono alzato e ho detto “Guardatemi adesso perché dopo dovrete pagarmi per vedermi” e sono stato investito da improperi e fischi vari, però dopo il successo mio padre mi disse che ero riuscito a farli pagare per vedermi

Se tornassi indietro cosa non rifaresti?

Non rifarei il film “San Pasquale Bailonne protettore delle donne” perché era un film che avrei dovuto fare quattro anni prima e quando mi hanno ricordato il contratto firmato, io dissi a Gianni Echt Lucari che ormai non era più tempo di fare un film del genere, lui parlò con la distribuzione, la Titanus, che si impuntò perché aveva già inserito il film nel listino dell’anno successivo e non poteva tornare indietro.

Cosa consiglieresti ai giovani che si vogliono accostare al mondo del cinema?

Di cambiare mestiere…. Scherzo… Di prepararsi a fare una marea di sacrifici. Se vuoi veramente arrivare, devi fare sacrifici e poi ricordarsi di lavorare, prima ancora di andare sul set o in scena, lavorare sul testo per afferrare meglio e rendere il più possibilmente vero il personaggio, perché il pubblico si innamora dei personaggi che sembrano veri piuttosto che di un attore che fa bene il suo compitino. C’è stata una critica bellissima de “LA REPUBBLICA” che ha scritto “Buzzanca ha cancellato la retorica della recitazione, Buzzanca pensa, non si sa cosa pensa, ma pensa!” per cui deve sembrare che sia il personaggio a pensare, non l’attore. Devi essere talmente pronto con la memoria che la memoria deve diventare il cervello del personaggio… non è facile, sono cazzi amari… Ecco il motivo per cui mi faccio dare il copione almeno tre mesi prima di andare in scena.

Parlami di tuo figlio Massimiliano, del tuo rapporto con lui.

Che l’avrei ammazzato, perché dopo aver studiato tra università e studi legali di prestigio, ha deciso di scegliere ciò che sapevo sin dall’inizio essere la sua strada naturale. Mi spiego: Massimiliano mi ascoltava e ha voluto accontentarmi nel fare l’avvocato perché io ero convinto che con quel mestiere lui avrebbe potuto soddisfare la sua naturale propensione alla recitazione. Pensa che quando aveva sei, sette mesi, se vedeva i fotografi che facevano fotografie a me a o a noi, lui si girava e si metteva in posa. Poi dopo dieci anni di quel mestiere, non sopportava più di stare in mezzo ad un certo tipo di situazioni che tendenzialmente gli ingrigivano l’anima e ha detto “Basta!” La fortuna è che è bravo, molto bravo, l’ha pure confermato in una puntata de “IL RESTAURATORE” ed è destinato a prendere il mio posto perché è molto bravo e sensibile.

Grazie Lando, per ciò che sei stato, per ciò che sei!!!

Stelle di Giorno vi da appuntamento alla prossima intervista, alla prossima emozione!

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