In principio erano i dischi, i vinili. Poi imperversavano le musicassette: ognuno poteva farsi la propri compilation personale scegliendo le canzoni qua e là. Poi arrivarono i compact disc (noti come CD) che permisero un'ottima resa di qualità. Gli ultimi arrivati (cronologicamente parlando) furono gli mp3. Si tratta di un formato che si può caricare ormai su un qualunque dispositivo multimediale (dal lettore mp3 alla smart tv, dal computer allo smartphone) ed è molto comodo perchè può essere facilmente portato in giro.
Periodicamente si legge che sarà soppiantato da un nuovo formato che manderà in soffitta tutti i miliardi di mp3 che popolano i nostri dispotivi. Quanto di vero c'è in questa affermazione? Una base di verità c'è perchè in USA il Fraunhofer Institute ha smesso nell’aprile del 2017 di concedere l’MP3 in licenza ai produttori di hardware e di software (in Europa questa sospensione si è verificata nel 2012). E questo cambia non poco le regole di gioco. La scadenza di questo brevetto MP3 porta ad una sorta di "liberalizzazione" dell'mp3. Quindi potremmo dichiarare più precisamente che l'mp3 non è morto, ma è libero ed utilizzabile da tutti.
Continuerà a funzionare, continuerà ad essere inserito in tutti i prodotti audio e video (ora è gratis) e fino a quando si deciderà di utilizzarlo per comprimere musica resterà il formato più usato al mondo. Anzi, paradossalmente ora che non è più coperto da brevetti potrebbe anche essere migliorato dalla community open source vivendo una seconda giovinezza e senza il rischio di cause legali.