Le vetrine delle città sono strumenti volti a plasmare la nostra mente ad attrarre la nostra attenzione. All’interno di essi regnano vestiti, scarpe, gioielli, borse, macchine bellissime, tutti oggetti dei quali ci sembra di non poter fare a meno. Allora cresce l’impeto, la voglia, l’attrazione verso un qualcosa che si vuole a tutti i costi, ma ciò che risulta interessante non è il possesso dell’oggetto desiderato, ma il piacere che ne deriva dall’atto di spendere. La carta di credito non diventa solo lo strumento di pagamento che permette l’acquisto immediato di ciò che si vuole, ma è il gap tra un problema compulsivo e l’eventuale depauperamento economico. Quali sono gli elementi che permettono di comprendere se si possiede un impulso incontrollabile allo shopping? Tra gli elementi principali vi è la voglia irrefrenabile di voler acquistare un qualcosa di indubbia necessità; infatti, tale impulso emerge appena si osserva un oggetto che cattura l’attenzione e che agli occhi del compratore può essere seducente, accattivante, ma in realtà non fondamentale. Un altro elemento è da ricondurre alla capacità da parte del compratore compulsivo, di giustificarne l’acquisto e mutare il concetto da “non necessario” a necessario per le proprie esigenze, attribuendo giustificazioni relative all’acquisto non sufficientemente chiare. L’aspetto incredibile è la scarsa capacità e volontà di questi individui, non solo di non dare un valore o un peso all’oggetto acquistato, ma di ignorare sistematicamente lo spreco di denaro, che condurrebbe nel futuro alla catastrofe economica. L’indebitamento e depauperamento economico al momento dell’acquisto, non viene considerato. Con la compensazione del desiderio iniziale e lo svuotamento delle sensazioni positive, quali euforia ed eccitamento, vi è l’emersione del senso di colpa inerente l’oggetto acquistato, perché finalmente valutato nella giusta misura, oltre che del denaro speso. Questa sensazione di vuoto interiore viene sostenuta da emozioni negative quali tristezza, malinconia associate ad ansia e depressione. È proprio nella fase di criticità che si innesca la cosi detta “crisi d’astinenza” da acquisto compulsivo. Durante tali momenti, i compratori dovrebbero trattenersi dal non ricadere nuovamente nello shopping, per ricercare e stimolare più volte le emozioni positive. Tale condizione fa emergere frustrazione, sbalzi repentini d’umore, ma soprattutto affina l’impulso compulsivo e la fissazione destinata all’acquisto. Dal punto di vista clinico, il disturbo al controllo degli impulsi può essere cagionato, dal mal funzionamento della produzione della serotonina. Tale alterazione porterebbe a vari disturbi tra cui il non controllo dell’impulsività, dal quale ha origine la soddisfazione immediata di una necessità, anche se superflua. In mancanza di tale disfunzione, la spiegazione è da ricondurre allo sviluppo di comportamenti definiti “ossessivi”, in quanto la fissazione sorta, permane a causa della presenza di ansie che devono essere necessariamente acquietate. Le ansie derivano da insicurezze interiori, mancanze affettive, vuoti emozionali da compensare. Fondamentalmente questo disturbo è causato da una svalutazione della propria personalità e dalla perdita di autostima, per cui lo shopping compulsivo oltre ad essere un atteggiamento volto a scaricare lo stress e le ansie, diviene un modo per attirare inconsapevolmente l’attenzione su se stessi.
Dott.ssa Rossana De Crescenzo Psicologa del Lavoro, Formatrice Professionale, Orientatrice Scolastica e Professionale, esperta in Psicopatologia Forense, amministratrice del sito di consulenza on line www.psychojob.com