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" QUESTO NON E' MAI ACCADUTO " di EDOARDO GIANNINI

Se qualcosa può andar storto, di sicuro lo farà.

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BIOGRAFIA

Edoardo Giannini, nato a Cagliari, classe 65, è stato per 18 anni sottufficiale nell'arma dei Carabinieri. Dopo il congedo nel 2007 si è trasferito nel Regno Unito dove ha iniziato una carriera nella sicurezza privata. Dopo aver conseguito il "certificate in Protective Security" presso la New Buckinghamshire University ha ottenuto la Licenza governativa della "Security Industry Authority" britannica come "Close Protection Officer" (guardia del corpo).

Ha lavorato per diverse agenzie inglesi con incarichi rilevanti nel settore della sicurezza. Attualmente lavora come "Security Manager" per la sede italiana di una Security Company inglese. "Questo Non E' Mai Accaduto" è la sua prima pubblicazione.

PRESENTAZIONE

Caro Lettore,

L'autore dimostra di conoscere il mondo che racconta: tempi, modi e priorità dei Servizi britannici, francesi e italiani sono il corollario di una caccia all'uomo senza esclusione di colpi. Edoardo Giannini è abile a dare al lettore un indizio fondamentale: da qualche parte vengono fabbricate armi micidiali di ultima generazione.  Nella flash drive che l'ex brigadiere cerca di consegnare all'ambasciata italiana sono contenuti i segreti del progetto Omega? E che ruolo ha la mafia italiana nell'operazione?  E poi cosa spinge un uomo come Corona - abile ma allontanato con ignominia dall'Arma dei carabinieri - a occuparsi di una consegna ad alto rischio e a superare il punto di non ritorno?

Molta azione e continui colpi di scena tengono il lettore con il fiato sospeso fino all'ultima pagina del romanzo.  Il finale non è consolatorio.  Pericolo e amarezza accompagnano il lungo viaggio del protagonista, fino all'amara conclusione: nel mondo invisibile dei Servizi segreti, popolato da personaggi spesso equivoci e violenti, i gesti eroici spesso non garantiscono il riscatto.

BUONA LETTURA...

QUESTO NON E' MAI ACCADUTO

I Capitolo

19:00, FRIDAY 19 MARCH, OCEAN INN HOTEL IN BRIGHTON.

Massimo Corona amava pensare che se Murphy lo avesse conosciuto, avrebbe aggiunto un paio di leggi in più create ad Hoc giusto per lui. La famosa massima “se qualcosa può andar storto, di sicuro lo farà” sembrava calzargli perfettamente, sopratutto per quel che riguardava gli ultimi dieci anni della sua vita. Ma fortunatamente, per quanto gli capitassero cose che sfidavano in tutti i modi la statistica, riusciva ancora a ridere, e a ironizzare, pensando al fatto che in fondo la sua esistenza poteva, tutto sommato, andare anche peggio. Considerando l’addio burrascoso con l’Italia e con l'Arma dei Carabinieri, che a causa di una storia di ordinaria ingiustizia, lo aveva messo in mezzo ad una strada, pensava che il fatto di essersi riciclato come “security officer” nell’industria della sicurezza privata nel Regno Unito, la vita gli avesse offerto una seconda chance.

Aveva promesso a se stesso, ma anche ai suoi affetti, che non si sarebbe mai più messo nei guai. Avrebbe cercato di rigare dritto, provando con questa nuova carriera ad arrivare sino alla vecchiaia senza combinare troppi casini, usando l’esperienza acquisita in 18 anni di servizio nell’Arma, per cercare di entrare nel giro della “security internazionale”. Nel frattempo avrebbe continuato a lottare per avere giustizia e riavere la sua vecchia divisa. Certo, tutto questo non sarebbe stato facile.... A volte passava notti intere spedendo curriculum alle compagnie militari private di tutto il pianeta, quelle che un tempo si chiamavano Compagnie di Ventura.

La mattina dopo, appena apriva gli occhi, la prima cosa che faceva era connettersi alla sua email nella speranza che qualcuno gli avesse risposto. Sperava di riuscire a prendere un “contratto” magari in Iraq o in Afghanistan, per poter capitalizzare il contante necessario per continuare la sua guerra legale che durava ormai da dieci lunghi anni. Il lavoro di “contractor” come oggi si chiamavano i moderni mercenari, era strapagato, e lui era in bolletta cronica da tutta la vita. Non gli importava del rischio che avrebbe potuto correre. Il fatto era che piu andava avanti negli anni e più sentiva di avere poco da perdere. Ormai era quasi in quelli che in Inglese si definiscono gli “early forty”, i primi cinque anni dei quaranta, ma fortunatamente, grazie ad un radicale cambio di alcune pessime abitudini di vita, ed anche per una volta a un po’ di fortuna, ne’ dimostrava cinque di meno.

Era di aspetto gradevole, con la mascella squadrata e occhi molto profondi, il tutto su un metro e ottanta per settantacinque chili, che aveva faticato a ripristinare dagli ottanta degli anni precedenti, gli anni degli eccessi sopratutto alcolici. Lui spesso rifletteva sul fatto che il cambio delle sue abitudini era forzato dalla sua attuale indigenza economica. Probabilmente, ma questo lo ammetteva solo segretamente con se stesso, era stato un bene che  negli ultimi tre anni fosse stato economicamente poco abbiente, se era possibile ancora più del solito. L’avere una disponibilità di denaro limitata lo aveva senz’altro guidato a fare delle scelte precise e ad evitare certe brutte strade che si affacciano spesso nella vita delle persone a cui il mondo e’ appena crollato addosso.

E lui era li', in Inghilterra, perché tecnicamente la sua vita in Italia era fottuta. L'Inghilterra per lui era il suo “piano B”, il suo piano d'emergenza per uscire da una situazione che era diventata senza uscita. La gavetta nella security privata era dura, e lui era solo all’inizio della carriera. Lavorava per la più grossa compagnia di “private security” di Brighton, nel Sussex. Brighton, a suo parere, era l’unica cittadina che in Inghilterra si poteva considerare “ridente”. Diventata famosa per essere stata la cornice del film “Quadrophenia” degli anni “70”, era anche chiamata dai londinesi “London by the sea” per la sua vicinanza alla capitale e gli stessi “londoners” non mancavano di invaderla nei weekend. La presenza di due grandi università e la grande quantità di pub e locali notturni ne facevano un centro vivo e pulsante di vita in quasi tutti i mesi dell’anno. La Sesco, questo era il nome della compagnia di security per la quale lavorava, copriva con i suoi servizi un gran numero di obiettivi: Ospedali, scuole, clubs, pubs ma anche hotels. Era appunto in un hotel che l’ odiato “rota manager” , ovvero il mentecatto addetto alla pianificazione dei servizi settimanali, lo aveva destinato. 

Corona aveva storto il naso le prime volte che aveva lavorato in quel contesto. I turni erano molto lunghi: dieci ore, a volte molto noiose, dalle 19.00 alle 05.00. Ma a fine settimana, in giorno di paga, ne coglieva i frutti,anche se in periodo di “Credit Crunch”, termine recentemente coniato in UK per indicare l’attuale crisi economica, c’era poco da cogliere per tutti. La recessione stava avvolgendo il Regno Unito, la disoccupazione e l’inflazione spadroneggiavano ormai in terra d’Albione esattamente come e piu’ che in Italia. Solo che in Italia non aveva trovato uno straccio di lavoro, anche perché in patria, sopra i 35 anni, eri considerato praticamente vecchio, mentre nel Regno Unito, per legge, non esisteva nessun tipo di discriminazione, ne’ per razza, colore, sesso, religione, orientamento sessuale o eta’.

Non gli era rimasta che la scelta di emigrare e cercare di adattarsi a questa piega imprevista della sua vita, cercando di adattarsi ad una cultura, ad un clima, ad una mentalità che erano ben lungi dall’appartenergli. La vita nel Regno Unito, anche dopo tre anni, gli appariva come una medicina amara che il malato si forza di deglutire. Quando quella fredda sera di marzo raggiunse la reception dell’Ocean Inn, era ancora un po sfasato dagli eccessi alcolici della notte precedente, vista la partecipazione attiva ai festeggiamenti del compleanno della sua coinquilina. Non essendo piu’ abituato agli stravizi ne risentiva in maniera inusitata. Come ben sapeva il giorno dopo e i giorni successivi c’era sempre un conto da pagare, fatto di malumore, mal di testa e sopratutto mal di vivere. Il malessere conseguente ad una notte di eccessi era sempre puntuale come una cambiale in scadenza. Gli inglesi, popolo di specialisti negli eccessi da week-end avevano coniato una parola apposta per quello stato: “hangover”.

Saluto’ le ragazze della “reception”, aiutandosi nel ricordare i nomi con una rapida occhiata dei loro badges appuntati sul petto, poi entro' nell’ufficio dove era custodito il registro delle turnazioni della security e la radio che lo avrebbe collegato con la sua centrale operativa, chiamato anche “backoffice”. Dopo pochi minuti lo raggiunse il manager di turno dell'Hotel o “shift manager” che gli consegno’ la passepartout card,e la “stampa” delle presenze giornaliere.

-“Siamo quasi al completo stasera. Sarai molto occupato stanotte amico mio...”  

-“Perché? Che succede stasera di particolare”? Chiese Corona allarmato. 

-“Ma come, non lo sai?Abbiamo la “Tatoo Convention,” rispose l'uomo, tale Simon Donnell, con il suo solito tono da checca un po’ isterica mentre con passo sculettante usciva dall'ufficio.  Donnell era un ragazzo di circa trent'anni, dal volto slavato e leggermente femmineo, vestito con un impeccabile abito scuro in perfetto stile manageriale, ma con un taglio di capelli che era un vero azzardo stilistico; decisamente strideva con la serietà del suo abbigliamento.

Poi continuò: -Tutti gli artisti del tatuaggio e del piercing del regno sono tutti a Brighton per tre giorni per il loro convegno annuale...Un vero incubo! Corona lascio’ morire tra i denti la piu’ classica delle imprecazioni che aveva imparato in UK: “Oh no...fuckin’hell!” Simon Donnell fece la sua solita risatina isterica, poi, prima di lasciare la stanza, non manco' di mettere la ciliegina sulla torta:

-“A proposito, qualcuno di questi animali ha fatto dei graffitti e delle svastiche nella zona fumatori, vicino all’ingresso principale. Il direttore vuole che risaliamo al colpevole per addebitargli la fattura dell'imbianchino sul conto.”

-“E con questo?” lo guardò torvo Corona. -“Con questo io sono stato e sono troppo occupato. Tu sei il security, quindi le indagini sono di tua competenza. Quando hai tempo riguarda le registrazioni delle telecamere e cerca di scoprire il “colpevole”.

 -“Ok, darò uno sguardo!” disse Corona rabbuiandosi per l'ulteriore seccatura da sbrigare. -“Divertiti!” Gli disse Donnell, con voce quasi in falsetto mentre si chiudeva la porta dietro. Non aveva niente contro l'omosessualità di Simon Donnell, non erano affari suoi e aveva molti amici di entrambi i sessi che facevano parte “dell'altra sponda”. In fondo viveva a Brighton che era considerata la capitale “gay” degli UK. C’era pero’ il fatto che in quel caso specifico, trovava insopportabile la ostentazione molto caricaturale, quasi da “macchietta” che quella persona esternava.

A Brighton, città ultra-tollerante, aveva visto tutto ed il contrario di tutto. Essere intolleranti significava solo che bisognava cambiare città. Inoltre non poteva negare che una tale abbondanza di gay di genere maschile, portava indubbiamente dei vantaggi, date le “vacanze” lasciate scoperte, che costituivano oggetto di lamentela da parte della popolazione etero femminile e a volte fonte di sorprendenti “adattamenti.” Quest’ultime spesso avevano un modo di approcciare i maschi superstiti in maniera aggressiva e sfacciata, un pó come fanno ancora gli uomini nei confronti delle donne in Italia. In piu' di un frangente aveva altresí notato che quando le predatrici rientravano col carniere vuoto, spesso non disdegnavano l'idea di “fare tra di loro” lasciandosi andare in maniera esibizionista , a effusioni pubbliche che avrebbero fatto arrossire Saffo in persona. Questo naturalmente avveniva piu facilmente nei fine settimana dopo che le stesse si concedevano “pochi”, si fa per dire, drink. Infatti, incredibilmente, durante la settimana lavorativa, le stesse potevano fare gli spot pubblicitari per le fabbriche dei gelati, interpretando il ruolo dei ghiaccioli.

Questa era sempre stata una cosa di cui non riusciva a capacitarsi da quando viveva negli UK. Non era quasi mai riuscito a strappare un appuntamento ad una donna del tutto sobria durante i giorni di mezzo della settimana. Mai in tre anni. Comunque, tutto sommato gli andava bene cosi. Dopo il fallimento della sua ultima relazione in Italia, prima dell’inizio del suo esilio, era felice della sua vita da single, e quindi le relazioni senza legame da fine settimane erano più che le benvenute. In effetti se si era in cerca di avventure di un certo tipo, bastava uscire dopo le otto di sera e andare per locali per incrociare “branchi” di ragazze con tacchi a spillo e abbigliamenti da  “pornostar” letteralmente a “caccia” di prede in giro per il centro della città.

Aveva presto imparato che uno degli errori da non commettere mai era quello di pagare da bere a una sconosciuta a inizio serata. Era il modo migliore per “andare in bianco”. Difatti le fanciulle britanniche in serata alcolica avevano la memoria che conservava solo gli accadimenti degli ultimi due minuti, come quella degli squali. Dunque se si voleva andare al sodo bisognava giocare le proprie carte sempre verso fine serata, quando nel frattempo tanti volontari avevano provveduto a invitare alla principessa quantità industriali di qualsiasi tipo di bevanda. Conoscendo le regole base del gioco del “week end” britannico, anche da single si poteva contare su una vita sessuale discretamente movimentata e alla fine, piu di una volta si era sorpreso a dire: ben vengano i gay, piu’ ce ne sono e meglio e’.

Aveva appena finito di fare le sue solite operazioni sul registro delle consegne della security, quando delle urla concitate attrassero la sua attenzione facendolo correre a dare uno sguardo nella hall. Niente fuori della norma. Un gruppo di ragazze londinesi, sui venticinque anni, vestite da infermiere, con calze bianche autoreggenti, minigonne inguinali e tette praticamente di fuori, chiedeva se qualcuno dello staff poteva fargli la consueta foto di gruppo prima della loro uscita serale. Era il consueto “hen party”, l'addio al nubilato, che in Inghilterra é preso molto sul serio, ovvero, la sbronza e altre varie trasgressioni vengono fatte con assoluta enfasi e partecipazione fino all’ultimo “shoot” di liquore. Durante il rito, considerato quasi iniziatico, vengono fatte centinaia di foto, praticamente durante tutto l’arco della serata. La ragione principale non e’ tanto quella di avere un ricordo dell’evento da riguardare negli anni a venire, ma piu’ semplicemente perché nessuna delle partecipanti, a causa dell’enorme quantità di alcol ingurgitata, ricorda veramente quello che e’ accaduto la notte prima.

Questa é una cosa che i partecipanti a questo tipo di eventi trovano molto divertente, come del resto lo sono i giochini demenziali a cui la futura sposa (ma anche lo sposo nella versione dell'addio al celibato) vengono sottoposti durante l'arco della serata. I più classici erano un “must” ormai: baciare il primo che capita appena entrati in un locale, levarsi le mutande mentre si é seduti a tavola durante la cena, toccare (e spesso usare) i genitali di qualche spogliarellista del locale di strip tease maschile che, durante la serata, viene visitato rigorosamente a bordo di chilometriche limousine dai colori sgargianti spesso derivate dallo chassis di fuoristrada americani “Hammer”.

Avere la “Limo” per la serata é “very cool” come si dice da queste parti per dire “molto figo”. Ma il bere fino all’annullamento in UK, non e’ un qualcosa riservato solo alle occasioni speciali. Il week end di per se’ e’ motivo di festeggiamento almeno 52 volte all’anno senza contare le famose “Bank Holidays”, giorni di chiusura delle banche che in tre anni in Inghilterra non aveva ancora ben capito ne’ quando cadessero, ne cosa rappresentassero. Una volta una ragazza inglese, iniziando la serata in un locale in cui lui doveva fare il servizio di security, gli disse chiaro e tondo che, se il giorno dopo la sbronza del venerdì sera, si fosse ricordata cosa aveva fatto la notte prima, sarebbe stato il preciso segnale che la serata era andata male, e che questa era la filosofia di pensiero di quasi tutta la totalità delle “teen agers” inglesi.

Corona, nei suoi tre anni di permanenza in Inghilterra aveva sperimentato in piu’ di un frangente che ciò che la fanciulla gli aveva rivelato era assolutamente vero, sopratutto nelle volte in cui aveva portato a casa la principessa di turno per una “one nite stand” o “scopata a sessione unica”. La mattina dopo si era ritrovato spesso a dover rispondere alle due domande di rito: “dove mi trovo”? “E tu chi sei”? Tutto quello che era accaduto nelle precedenti dodici ore, compreso l'eventuale ripasso insieme del kamasutra, di solito risultava “cancellato”. A suo avviso non c'era niente di piu' frustrante, ma forse frustrava solo il suo “ego” maschile.

Dopo una serie di episodi simili, che si ripetevano quasi come facenti parte di un copione, aveva cominciato a diventare fan del website “You Porn”, che gli dava spesso piu' soddisfazione. Almeno i “cookies” del suo PC ricordavano la sua “sessione” precedente. Fece la sua piccola parte, scattando almeno cinque o sei fotografie con le macchine delle ragazze, mentre le stesse non smettevano di fargli complimenti dicendogli che era veramente un “sexy security”. Da questo, già aveva capito che le fanciulle avevano dato fondo al mini bar delle loro camere da letto. Poi gli girò le spalle e se ne andò, pensando a come erano belle al momento dello scatto di quelle foto, e in che condizioni orribili sarebbero state quando sarebbero rientrate.

Almeno otto su dieci sarebbero state letteralmente a quattro zampe, scalze, sporche e maleodoranti di alcol se non di vomito, e non lo avrebbero nemmeno considerato quando gli sarebbero passate davanti per il controllo di sicurezza....Deja vu’.... O forse lo avrebbero molestato pesantemente e lui avrebbe dovuto glissare, mantenendo il suo consueto distacco professionale. Ma adesso insistevano nel fare le “sexy chick”, ovvero le pollastrelle sexy. Ne aveva discretamente abbastanza di clienti ubriachi che rientravano a tarda notte e continuavano i loro festini nelle camere dopo aver fatto il pieno di bottiglie nei negozietti per la vendita di alcol e sigarette aperti 24 su 24 vicino all’albergo.

Solo la settimana prima aveva dovuto chiedere rinforzi alla “Unitá di Risposta Rapida” della sua compagnia per calmare gli animi alticci di un gruppo di giocatori di una squadra di rugby, che avevano ben pensato di utilizzare i corridoi e l’atrio dell’hotel come campo da gioco....Per la “gioia” del resto della clientela che non manco’ di sommergere la reception di lamentele. Dopo il primo sguardo alla confusione di persone che era in giro per la hall e per i bar Corona rientro’ nell'ufficio posto dietro la reception che era deputato a essere anche l'ufficio della security. Visibilmente seccato si sedette davanti alla consolle che controllava il sistema di video sorveglianza e inizio’ a far scorrere indietro le immagini della telecamera che sorvegliava anche la zona dell’ingresso.

“Chissà a che ora e’ successo” pensò scoraggiato. Magari il “vandalo graffitaro” ha prodotto la sua opera ieri, e mi devo riguardare indietro tutte le fottute 24 ore”. Cominciò a far tornare indietro le immagini partendo dall'orario in cui era stato rilevato “il crimine”, le 16:00. Tutte le persone nel video cominciarono velocemente a camminare all'indietro producendosi in movimenti assurdamente innaturali. I movimenti cosi accelerati ricordavano quelli delle comiche degli anni '30, solo che le persone si muovevano al contrario. Ogni tanto quando vedeva qualche esemplare femminile degno di nota rallentava focalizzandolo, cercando di associarlo a qualcuna delle fanciulle incontrate recentemente nella hall. Passò così almeno venti minuti che nel contesto temporale delle immagini registrate, secondo la velocità che aveva impostato, corrispondevano ad un lasso di tempo di almeno tre ore. Ancora nessuna traccia “dell'artista”.

Improvvisamente premette il tasto di fermo immagine. Poi premette il tasto per fare tornare indietro al minuto precedente. Un viso, per lui indimenticabile, era comparso nella registrazione. Si era fermato a finire la sua sigaretta proprio sotto la telecamera prima di fare ingresso nell'Hotel. La persona in questione,dopo aver passato l'ingresso, era entrata per andarsi a registrare alla reception.

Comincio’ a richiamare la memoria anche delle altre telecamere e ad ingrandire le immagini. Non aveva dubbi. Quello che aveva davanti in primo piano era il suo ex collega dell’arma dei carabinieri Vincenzo Delorenzo. Aveva un neo sulla guancia destra che era a dir poco inconfondibile. I ricordi presero’ per un attimo il sopravvento...Ricordò gli anni in cui aveva lavorato nella compagnia carabinieri di Firenze Oltrarno, e Vincenzo Delorenzo,che lavorava al Nucleo Operativo della Compagnia, spesso lo veniva a cercare per collaborare alle operazioni antidroga piu’ improbabili. Gli diceva sempre che con una faccia come la sua si potevano fare delle ottime operazioni da “infiltrati”, in quanto aveva tutto meno che l'aspetto di uno sbirro. Ma questo non sempre era stato apprezzato dai suoi superiori. A volte anzi, la sua faccia, con qualche comandante “vecchio stampo” gli aveva creato molti problemi.

Per alcuni minuti si riscopri’ a guardare con sguardo assente una parete, travolto da un ondata di ricordi, alcuni anche amari. Prese in mano la stampa delle presenze giornaliere per cercarne il nome. Dopo averla scorsa per almeno due volte si rese conto che l’unico italiano presente nell’albergo era un certo Antonio Cosentino. Ma non poteva essere. Quello era Vincenzo, avevano condiviso anche l’alloggio di servizio insieme. Lo conosceva a memoria. Poteva essere un vero e proprio sosia o un fratello gemello. Oppure c’era un altra spiegazione, non tanto remota in fondo. Vincenzo forse era ancora nell’Arma e stava facendo qualche cosa in Inghilterra magari sotto copertura. Poi sorrise.

Certe volte si lasciava prendere un pó troppo la mano dalla fantasia. Probabilmente era solo una forte, incredibile rassomiglianza.  Sottolineo’ con la penna nel foglio delle presenze il nominativo e il numero della camera. Comunque la curiositá se la sarebbe tolta, a costo di fare una figuraccia con un perfetto sconosciuto. Afferrò con anche troppa foga la radio portatile da sopra la scrivania e si diresse verso la porta dell'ufficio. La voce metallica della radio ricetrasmittente spazzó via la nuvola di ricordi che si stava prepotentemente affacciando alla sua mente.

-“Avanti per Sesco Control”. Afferrando con troppa energia la ricetrasmittente aveva premuto distrattamente il pulsante di chiamata e la centrale operativa della Sesco gliene chiedeva ovviamente il motivo. Ne approfittò per fare il controllo radio di inizio turno e decise di iniziare la prima ispezione dell'hotel.

-“Qui e' l'Ocean Inn, inizio turno, controllo apparato radio.” -“Buonasera Ocean Inn il vostro segnale giunge forte e chiaro”  ...

                                                   - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 

"QUESTO NON E' MAI ACCADUTO" di  Edoardo Giannini - Editrice Albatros

Caro Lettore,

arrivederci al prossimo appuntamento letterario.

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