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IL CANTO DELLE RADICI

di Sonia Serravalli

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Sei anni fa, prima della grande crisi, tornata da mesi vissuti a Vienna, avevo scritto di getto all'Italia una lettera d'amore e non ho potuto fermarmi prima di arrivare a circa quaranta pagine. Qui possiamo rinvenire ora le tracce di quel malcontento iniziale che poi si è trasformato nella situazione attuale. E' un libretto molto lirico, una lettera che credo ognuno dovrebbe scrivere al proprio paese. Qui l'incipit, buona lettura:
“Istante, eternità, presenza invisibile e scontata. Non lo so perché abbiamo smesso di essere orgogliosi di te. Forse non lo siamo mai stati, forse ce l’abbiamo nel sangue. Forse costa meno lamentarsi e screditare che togliere la polvere dalla tua pelle e dal tuo nome, sollevando un pugno di sabbia tra le dita da uno dei tuoi fianchi e facendolo sfilare nel vento, come un inizio. L’inaugurazione di un lavoro paziente che, nell’epoca del disimpegno e di un’agognata libertà deragliata in un povero individualismo, nessuno vuole fare. Non manca la motivazione, amore mio. Manca il palpito di cuore, la sete di un rincontro e la determinazione della trasparenza che starebbero alla base di quella motivazione. Troppe ragnatele hanno tarpato in pochi decenni ali e radici. E non vediamo neanche più chi sei, né chi siamo. Il tuo nome mi sa da litania di porto e di navi venute da lontano, da che ti ho osservata da fuori. E’ un liquido scivolo tra suoni dolci e brevi che richiama alla mente un fiore, che sa di mercati e di strade, di una voce di donna proveniente dal mare, da un’isola forse, di una serenata di tre sole sillabe, di scaramucce tra zingari e pirati. Il tuo nome. E’ solo un inizio piccolo, l’idea del partire dal nome per risalire alla tua e alla nostra identità, come speleologi aggrappati a una fune, ma è pur sempre un inizio, quello che ci manca. Un fievole inizio stupido contro l’inizio della stupidità dell’oblio. Non avrei mai pensato che si potesse sentire tanto a fondo un nome, da soppesarlo, assaggiarlo, misurarlo, cantarlo, sperimentarlo come fosse un frutto, un gioiello, una canzone. L’inizio di una storia. Invece anche solo il tuo nome, quelle tre magiche scivolose sillabe, sono diventate oggetto della mia curiosità da quando sono uscita da te e ho iniziato a tradirti, e ritornare, a chiederti scusa, a ritradirti, a rinnegarti, a ricercarti, a osservarti con il binocolo da un punto abbastanza sicuro tra estensioni di dune e di foreste dalle grandi farfalle. Ho scelto la mia vita come tanti - non è restando nella casa natale che il figlio dimostra riconoscenza. Dovresti sapere che il mondo è grande e che io sono curiosa, cavalcatrice della mia fame di esplorare e assaggiare più che degli oggetti stessi delle mie esplorazioni. Eppure te ne stai lì, come appesa a un filo da bucato in un giardino blu senza vento, con una dignità che ha superato quella dei tuoi figli e la noia di tutte le voci che ti girano dentro e attorno a causa di questi bimbi dimentichi, leggeri nelle cose di cuore, pigri e smarriti senza resistenze. [...]"
E qui un altro brano: "La via per ritornare a ciò che si aveva già è lunga e tortuosa, ma è nobile. Senza di essa non avremmo la consapevolezza. Senza la consapevolezza non avremmo niente, nemmeno te. Non esistono scorciatoie. Che sia tramite l’esilio scelto, fuori o persino dentro di te, o che sia tramite la delusione cocente di una delle tante che abbiamo saputo confezionarci incolpando te, si tratta comunque di un viaggio lungo e duro. Oggi scendo sotto il livello in cui non avevo mai osato, là dove sotto le farfalle scorrazzano i vermi, che superficialmente spesso accostiamo a un’idea di morte, mentre stanno alle radici della vita. Oggi scendo su per le tue montagne, mi arrampico sotto la terra, salgo giù per i tuoi pozzi antichi, raccolgo le leggende i cui narratori si stanno estinguendo, lungo i tuoi fiumi. Oggi passeggio nei tuoi arcipelaghi, compaio sui tuoi scogli sotto una rupe, nel mare turchese, sui colli soffocati di girasoli, nei boschi dei lupi, delle volpi e dei cinghiali. Quanto puoi essere? Quanti abiti indossi, pur sotto un unico nome? Quanti dialetti conosci, di quante etnie ti sei fatta grande, quante mentalità racchiudi, quanti ladri e quanti artisti, quanti tenori e quanti emigrati ed emigranti narrano della fata morgana del tuo segno per il mondo?"
Da Il Canto Delle Radici, opera inedita, ebook acquistabile qui: http://www.amazon.it/CANTO-DELLE-RADICI-Sonia-Serravalli-ebook/dp/B005FVEOQK

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