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TERZO SETTORE arrivano fondi stanziati dallo Stato.

Cinquanta milioni di euro per finanziare le imprese sociali, che potranno essere aumentati dalla legge di stabilità 2015.

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TERZO SETTORE arrivano fondi stanziati dallo Stato.

Il Terzo Settore indica l'insieme di soggetti privati organizzati che operano per finalità di utilità sociale o di interesse generale, in grado di sostenere variegate funzioni: solidaristica e di tutela (volontariato), aggregativa e di partecipazione (associazionismo), distributiva e di promozione (fondazioni e comitati), di servizio ed occupazionali (cooperative e imprese sociali).

Il Terzo Settore può oggi costituire una componente importante per l’ulteriore sviluppo di un Welfare capace di rispondere ai cittadini in stato di maggior bisogno, di fare reale prevenzione dei rischi, del disagio e del degrado. Per questo il Terzo Settore va promosso e valorizzato affinchè possa dare al meglio il suo contributo insostituibile.

Cinquanta milioni di euro per finanziare le imprese sociali, che potranno essere aumentati dalla legge di stabilità 2015.

È lo stanziamento previsto dal disegno di legge delega per la riforma del terzo settore, presentato  a Roma il 06 agosto 2014. Il testo dovrebbe essere incardinato in Parlamento entro la metà di agosto. Dopo l'approvazione della legge, il Governo avrà 12 mesi di tempo per approvare i decreti di attuazione.

Per le imprese sociali, il Ddl prevede l'istituzione di un fondo rotativo, per finanziare a condizioni agevolate gli investimenti in beni strumentali «materiali e immateriali». Non si tratterà di finanziamenti a fondo perduto. Questa misura si inserisce in un più ampio restyling della disciplina dell'impresa sociale, che prevede anche la possibilità, per queste imprese, di distribuire utili, nel rispetto di determinati limiti e condizioni, e di attrarre investimenti di capitale, attraverso una serie di agevolazioni.

La riforma chiede più trasparenza, poi, sugli importi versati agli amministratori degli enti non profit. Tra le novità comparse nel testo del Ddl, rispetto alle bozze circolate nei giorni scorsi, spicca la necessità di disciplinare «gli eventuali limiti e gli obblighi di pubblicità relativi agli emolumenti, ai compensi o ai corrispettivi» versati ai componenti degli organi di amministrazione e controllo, ai dirigenti e agli associati.

Più trasparenza anche sul cinque per mille dell'Irpef, che sarà oggetto di una «riforma strutturale»: nel quadro di una revisione generale delle agevolazioni fiscali per gli enti non commerciali, tracciata dall'articolo 6 del disegno di legge, è previsto che le organizzazioni beneficiarie del contributo rendano pubblico l'impiego delle somme incassate. Un altro obiettivo della riforma è quello di sfoltire la lista degli oltre 40mila potenziali beneficiari del cinque per mille, con una revisione dei requisiti per accedere alla ripartizione dei fondi.

Il coordinamento della vigilanza sugli enti non profit spetterà a una struttura di missione che sarà istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.

Sul fronte del servizio civile, salta l'inclusione degli stranieri, prevista nella versione del Ddl delega entrata in Consiglio dei ministri il 10 luglio. Si trattava di una previsione che rischiava di essere in contrasto con l'articolo 52 della Costituzione. Il 17 settembre dovrebbe peraltro arrivare la pronuncia della Corte di cassazione, chiamata a esprimersi sull'impugnazione di un bando del servizio civile nazionale che escludeva, appunto, i giovani stranieri.

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