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L’inverno a Restellone

RICORDI DI UNA BAMBINA DI RESTELLONE (seconda parte)

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Ricordo che quando d’inverno faceva molto freddo, a noi bambini non era permesso di andare a giocare in cortile, tranne che per brevi e insoddisfacenti incursioni. Si doveva restare in casa a giocare: magari ai rompicapo, a Shangai, alle bambole, a colorare album o meglio ancora, per me, a leggere. Già allora leggevo molto: divoratrice insaziabile di tutta la carta stampata che potevo arraffare: libri in inglese di mio padre, ovviamente per me incomprensibili, Corrierino dei Piccoli e la Domenica del Corriere con le fantastiche illustrazioni di Walter Molino. Poi anche libri di favole: Cenerentola,Biancaneve, Bertoldo,Bertoldino e Cacasenno, quelle tristissime dei F.lli Grimm, i fumetti di Pecos Bill, che collezionavo, e , di nascosto, anche i fotoromanzi di mia madre.


Se nevicava era una festa: tutti in cortile, coperti da strati di maglioni di lana (i piumini impermeabili/imbottiti erano allora lontani anni/luce) a tirare e a ricevere palle di neve. Era un gioco che finiva sempre troppo presto per noi bambini che avremmo voluto dilungarci nelle nostre battaglie,ma venivamo richiamati velocemente in casa. Sudati, affannati di corse e gocciolanti, con le quance rosse come mele e le mani cosi’ bollenti da doverle mettere sotto l’acqua fredda, per contrastare lo sbalzo termico, lavati e cambiati ci si metteva vicino alla stufa che allora era l’unica fonte di calore.

Non c’erano i caloriferi di oggi, c’era solo la stufa per riscaldare tutta la casa : stufe di ogni tipo, secondo le necessità e le possibilità delle famiglie. Noi avevamo una stufa economica che ci forniva l’acqua calda con la calderina e nel forno ci si potevano cuocere anche le torte che impastava mia madre. Mio padre, appena la torta si raffreddava, la tagliava in orizzontale a metà e preparava la farcitura con una crema di burro e zucchero che io dovevo mescolare a lungo finchè non risultava bianca e spumosa. Una parte di questa, con l’aggiunta di cacao, veniva spalmata nella torta che veniva poi ricomposta. Mio padre utilizzava poi la crema rimanente, (dopo aver confezionato un rudimentale sac à poche con un ritaglio di tela che cuciva a macchina), per decorare la parte superiore della torta.


Alla vigilia di Natale mio padre e io, con la macchinetta Imperia con la manovella, preparavamo i ravioli da cuocere il giorno dopo nel brodo di carne. Nel caseggiato nessuno possedeva una lavatrice e cosi’ per dare una prima “sgrondata” al bucato, le mamme stendevano lenzuola in cortile, su fili tesi tra pali di ferro,. A volte faceva cosi’ freddo che i panni stesi diventavano tutti ghiacciati, rigidi, simili a baccalà.

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