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I PATTINI A ROTELLE

sempre per te scriverò

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Al piccolo mercato sottocasa del giovedi’ mattina, sono stata attratta da un insolito articolo che spuntava sul banchetto dei tappeti: UN PAIO DI PATTINI

Com’erano diversi da quelli che avevo io da bambina! Questi presentavano un paio di scarponcini leggeri, stringati sino alla caviglia, con una lamina di metallo che sporgeva da sotto, con due ruote nere alle due estremità e forse una centrale. Che differenza con i miei, un abisso! Le ruote in modo particolare: i miei avevano delle ruote di fibra rossa e l’asfalto della strada sul quale pattinavo le divorava velocemente e senza pietà.

I miei pattini, (per pattinare usavo un paio di scarpe vecchie), avevano la sagoma regolabile per la misura del piede e dalla quale sporgevano i perni metallici che reggevano le quattro ruote. Nell’ordine, per ottenere un corretto assemblaggio di una ruota, si dovevano montare sul perno: la ruota, il grasso, i cuscinetti a sfera, un dischetto metallico (che noi chiamavamo ranella) per tenere fermo il tutto e un bullone da avvitare. Un cinturino con la fibbia tratteneva il piede alla caviglia. Per l’estremità del piede invece c’erano due morsetti, uno per parte. Se li lasciavi laschi, il piede ti scappava via. Se li stringevi troppo rischiavi ti facessero male le dita per tanto tempo.

Quando pattinando si allentava il bullone, i cuscinetti si disperdevano e i pattini non scorrevano piu’. L’unico attrezzo che era possibile utilizzare per le riparazioni era l’apposita chiave che portavamo appesa al collo con un cordino. Dato che l’unica pista che avevamo a disposizione allora era la strada asfaltata di casa, qualche volta ci mettevamo d’accordo per andare fino alla Caserma dei Pompieri di Viale Matteotti. Tanto tempo fa, al posto delle panchine e dei giardinetti che ci sono adesso, c’era quella che noi pomposamente chiamavamo “La pista rossa”. Era un sogno pattinare li’ sopra, l’unico luogo allora conosciuto con una pavimentazione rossa, completamente piana e levigata.

Il mio compagno preferito di pattinaggio era G.C. Con lui, seduti sul bordo del marciapiedi di casa, facevo tesoro dei suoi consigli , e qualche volta mi aiutava anche a sistemare al meglio l’assetto dei miei pattini. Dopo il controllo, con impazienza, ci si avventurava verso “La mitica pista rossa“.

Bei tempi !
 

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