Ho scritto questa pagina la sera dell'8 marzo 2007.E il diario segreto prosegue. Bello condividerlo con voi.
Dahab è come una persona quando ami. Di lei non puoi evitare di amare ogni singolo granello di polvere, ogni increspatura dell'acqua, ogni briciola di sabbia, ogni impronta, ogni conchiglia, ogni centimetro di cuscini o di rete o di legno o di terrazza, ogni falò, ogni pesce, ogni luna, ogni cellula del suo essere visibile e non, come quando ami disperatamente, senza freni, fino al punto di fusione. Di lei vorresti bere, sporcarti, saziarti, con lei e in lei vorresti costruire, ridere, sognare, originare poesia, e soprattutto contagiare il resto del mondo.
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A volte mi sorprendo a canticchiare il richiamo dei muezzin. Ieri sera Ali mi parlava di quanto è stato strano per lui abituarsi al rintocco delle campane in Svizzera: qui a noi occidentali sembrano strane le grida dalle moschee, ma certo una campana che ti ricorda l'ora ogni quarto, giorno e notte, non si può certo definire una cosa “normale”. Che cosa è “normale” se non ci sei nato?
Nei sogni ieri notte ho rivisto la pelle liscia di Ali e quella cicatrice lungo il ventre, mentre la mia voce fuoricampo diceva: “Mentre accarezzavo te, accarezzavo l'umanità.”
(Ricordo che altri scritti su Dahab e altro si possono trovare ai siti www.dahabtravel.eu e www.soniaserravalli.wordpress.com )