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I progetti di Paolo Logli: "Dopo Dura pioggia cadrà...un'altra fiction con Beppe Fiorello e due film per il cinema!"

Se tornassi indietro? Non fumerei più!

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Paolo Logli è anche autore teatrale, scrittore di noir e regista. Nel 1990 ha vinto il premio internazionale Europa Cinema per la regia del miglior videoclip europeo con "Hey Joe!" di Sam Moore e Francesco Di Giacomo. Come autore teatrale invece, ha vinto nel 2006 il premio dell'ETI Per voce sola per il miglior monologo teatrale con "Lei ha conosciuto Tenco?", mentre lo scorso anno ha vinto il Festival Internazionale di Salerno nella categoria soggetto e sceneggiatura originale per Il bambino della domenica, assieme ad Alessandro Pondi, Andrea Purgatori e Beppe Fiorello. Recentemente il testo teatrale ...quell'enorme lapide bianca, da lui scritto, è andato in scena presso la Sala della Lupa a Montecitorio in occasione della Giornata della Memoria.

L'intervista a Paolo Logli per Sestodailynews

Quando hai cominciato a seguire la tua attività artistica/letteraria?

Se intendi quando ho iniziato a scrivere, direi che non mi ricordo di non averlo fatto. Suppongo sia successo alle elementari, ricordo che avevo un quadernino dove raccoglievo poesie e racconti. Scrivere, mi vien da dire, è la cosa che mi è sempre riuscita più naturale. Ho amato molto per esempio suonare, ma ho sempre faticato parecchio sugli strumenti musicali. Ho studiato la chitarra e poi il sax, ma i risultati li ho sempre ottenuti lottando con le unghie e coi denti. Per scrivere, invece, non è stato mai così; le parole venivano fuori fluide, senza sforzo. Allora, da pigro, ho scelto la via facile.

Cosa ti spinge a continuare questa passione?

Direi il fatto che ho la fortuna di poterlo fare, e soprattutto di poterlo fare come mestiere. Mi sento un artigiano, non un artista. Uno a cui piace fare tavoli e sa farli abbastanza bene ( senza falsa modestia), ed ha avuto dal destino il regalo di poter far quello nella vita. Nell’ultimo anno, poi, ho realizzato un sogno: scrivere un romanzo su Merlino, che è una mia fissazione fin dai tempi del liceo, insieme, in generale, a tutto il ciclo bretone. Il romanzo, edito da Castelvecchi, si intitola “Dura pioggia cadrà” e sono abbastanza soddisfatto del mio lavoro…

Il tuo primo giocattolo da bambino, qual è stato e quale pensiero ti viene in mente ricordandolo?

Ricordo dei pupazzi, uno scimmiotto di plastica ed una bambola di pezza, con la quale, mi raccontava mia madre, ero inseparabile. Ma sinceramente non ho molte immagini legate a quei giochi…

La prima parola che dici "a voce alta" appena sveglio.

Buongiorno.

Ringrazieresti qualcuno per il successo ottenuto?

Intanto, sempre senza false modestie, non credo di avere ottenuto un vero “successo”, almeno per ora. Ho fatto un po’ di cose che sono state apprezzate, e ne sono contento, sono orgoglioso di alcuni lavori, come “Il bambino della domenica” e “L’oro di Scampia” nella fiction, anche perché è molto bello lavorare con Beppe Fiorello, col quale c’è grande intesa, e “Dunque lei ha conosciuto Tenco?” e “Quell’enorme lapide bianca” nel teatro (per inciso tutti e quattro questi lavori hanno anche conseguito premi prestigiosi), ma penso di avere ancora tanta strada da fare. Lo so, fa un po’ ridere dirlo a 50 anni, ma in Italia alla mia età rischi di essere ancora una “giovane rivelazione”. Pensa quanto posso fare incavolare, e a ragione, chi giovane lo è veramente.

Cosa non rifaresti "mai" se potessi tornare indietro?

Non inizierei a fumare. L’ho fatto stupidamente a 14 anni ed ho continuato per 30. Ora ho smesso, ma come molti, quando i danni erano fatti. Per fortuna non irreparabili, ma quasi.

Mamma e papà, quanto hanno influito sulle tue scelte da adulto?

I miei avevano un dancing, è una storia che ho sempre raccontato. Io ero piccolissimo e dormivo nella culla nel retro. E’ andata così per qualche anno fino a che una sera mia madre che stava alla cassa sente del brusio in sala e mi trova sul palchetto, in pigiama, che canto “Papaveri e Papere”. E non contento, ho continuato a farlo la domenica quando (secondo la tradizione tipicamente anni 60 la famiglia si riuniva a pranzo in trattoria. Mi piazzavo in un angolo e cantavo, tra le espressioni divertite e stupite degli altri avventori. Mio nonno, da sardo arcigno qual era, si arrabbiava con mia madre: “Togli di lì quel bambino, che sembra che chieda le elemosina…

La tua città d'origine qual è e cosa ricordi di lei?

Ho espresso in un romanzo “Quis ut deus” l’ambivalenza dei sentimenti che provo per La Spezia, la città dove sono nato e dalla quale sono andato via a 18 anni per non tornare più. Rischio di ripetermi (probabilmente anche questo è un effetto collaterale dell’età) ma di la Spezia penso le stesse cose che Francesco Guccini pensa di Modena: “Piccola città, bastardo posto…” Ricordo con tenerezza come è ovvio la mia adolescenza ma anche ricordo il senso di soffocamento e di mancanza di occasioni che mi ha portato via da là. Negli ultimi anni ho cominciato a ricucire il rapporto, ed un po’ di quel rancore si è placato, per lasciar spazio ad una sorta di paziente affetto.

Un pensiero a........................

Francesco di Giacomo. Il cantante del Banco del Mutuo soccorso, oltre ad essere un caro amico, ha rappresentato, assieme a Vittorio Nocenzi, una tappa fondamentale della mia formazione. Sono fan del Banco da sempre, ho visto il primo concerto a 14 anni ed ho avuto la fortuna di diventare nel tempo loro amico e parte del progetto Banco. Francesco è andato via l’anno scorso, in questo periodo. E’ stato un dolore forte.

Ultimo progetto?

Meglio usare il plurale. Due film per il cinema, un’altra fiction sempre con Beppe Fiorello, un’opera rock (un altro sogno che sta per realizzarsi!) e un altro romanzo. Insomma, spero di non annoiarmi.

Ringraziamo Paolo e gli diamo appuntamento sempre qui su Stelle di Giorno, per un'altra intervista, un'altra emozione!!

Ricordando la Fiction: L'Oro di Scampia, Rai1

Per seguire Paolo basta connettersi al suo blog: http://paolologli.blogspot.it/

Vi lascio con le sue "parole"...che ho trovato profonde ed interessanti riguardo il divieto di fumo nei film:

"Una legge moralista che sottintende l'incapacità dello spettatore di saper scegliere. La formazione non può essere pilotata dal potere".

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