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"GRETA E LEOPOLD" di Salvatore Monetti

VIRGOLE DI POESIA

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Greta e Leopold

 ( A Greta Garbo e Leopold Stokowski)


Avanzo con tremore e timore,

lasciando spazio al silenzio,

in questo sentiero fatto di rocce e di verde.

La quiete coccola il tuo sguardo incantato da tanta bellezza,

mi emoziono a vederti felice.

I tuoi occhi contrastano l’azzurro del cielo

e senza una parola ti cammino dietro.

Adoro guardare il tuoi lineamenti

mentre c’infiliamo nell’antico borgo,

tra mura arcaiche e antiche dimore,

ogni angolo, ogni scorcio,

ogni singolo gradino

sono una pennellata di colore che si staglia sul tuo volto,

angelica donna, elegante ed altera

che con raffinata discrezione avanzi

sulle sponde della mia essenza,

rendendo il paesaggio uno scrigno d’amor.

Ravello, come una tenera amante si lascia guardare,

scoprire, sedurre, tra glicini, bougainville e gelsomini.

Lo sguardo vaga in quest’aristocratica terra,

tra castagni, viti e querce piantate da una mano divina.

L’emozione irrompe in ogni angolo, in ogni sguardo,

villa Rufolo, il Duomo, le terrazze, le botteghe,

le case coloniche e i terrazzamenti,

tutto ha senso, tutto ha forma, tutto prende vita.

Più in là, villa Cimbrone,

un diamante nel cuore della costa,

con lo stesso fascino di sempre, rivela

danzatrici ieratiche che esprimono misurati passi di danza

verso la volta celeste

e invitano noi al viale dell’Immenso,

dove lo sguardo di Cerere

preclude ancora la terrazza dell’Infinito.

Giunti là,

lo spirito sussulta di fronte

alla profondità della tua anima,

infinita, come la vista che si dilata sull’orizzonte,

ti guardo rapito,

una lacrima scende lungo le pareti del cuore

mentre l’azzurro del mare

luccica dalle finestre dei tuoi occhi.

In questo luogo, il tempo non scandisce i suoi ritmi,

non infrange questo sogno

che vaga tra archi e tempietti,

tra statue e colonne moresche,

tra antichi capitelli romani,

tutto occhieggia nel verde stappato alla costa

in un’esplosione di colori, sensazioni e profumi.

L’arcobaleno bacia esotici petali

che si adagiano sulla rondinaia protesa sul mare,

lasciando spazio a forme disegnate da ombre.

Stemperati dalle fronde mosse dal vento

ci adagiamo sussurrando canti d’amor.

Il cuor si turba al ritorno

e come Ermes mi adagio sulla nuda roccia,

e aspetto

la notte che tarda a venire, per rivivere

questo sogno di intima felicità.


(Salvatore Monetti)

 

 

 

 

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