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L’Advaita Vedanta

Yin e Yang

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L'Advaita Vedanta è sicuramente la più conosciuta fra tutte le scuole Vedanta. Advaita è una parola sanscrita che significa dualità. Il prefisso “A” è una negazione in sanscrito, quindi Advaita significa Non-dualità. Vedanta assume il significato di “Fine dei Vedas” (Sacre Scritture Indiane), ed è proprio nella parte finale di queste scritture che sono presenti gli insegnamenti non duali.

Secondo L’Advaita Vedanta esiste solo una consapevolezza che si presenta come:
- Consapevolezza individuale: ATMAN (la goccia d’acqua)
- Consapevolezza universale: BRHAMAN (l’oceano in cui è presente anche la goccia d’acqua)

I nostri desideri una volta raggiunti, non ci soddisfano per molto tempo, ma esiste un desiderio che una volta realizzato ne estinguerà ogni altro: riconoscere te stesso come Brhaman. Secondo l’Advaita Vedanta, esiste un solo problema nella nostra esistenza, non siamo capaci di riconoscere l’universo e noi stessi come un unico Brhaman. La nostra missione dovrebbe essere quella di liberarci dai limiti che percepiamo e realizzare la nostra vera natura che non ha identificazione e separazione.

Non siamo il nostro corpo la nostra mente, ma la consapevolezza che è tuttavia cosciente del corpo e dei pensieri. Questa consapevolezza è la stessa per ognuno di noi. Molti seguaci dell’Advaita ritengono che questa filosofia sia un vero punto di incontro tra scienza e mondo spirituale, soprattutto alla luce delle scoperte della fisica quantistica, che sostiene che ogni cosa è il risultato della manifestazione di un’ “Unità” fuori dallo spazio e dal tempo. L’Atman è eterno e immortale. Tutte le paure, come la paura della morte, nascono dal fatto che non siamo in grado di riconoscere la nostra vera natura che è consapevolezza assoluta.

Gli esponenti (maestri) più famosi che questa filosofia sono:
Mooji
Nisargadatta Maharaj
Raphael (Raffaele Laquaniti)

“Non hai un interno e nemmeno un esterno, adesso vivi in quello che rimane”.
- Mooji

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