É stato fissato al 14 marzo prossimo il nuovo incontro per discutere della chiusura dello stabilimento GE dopo l'incontro di due giorni fa a Roma con il ministro dello sviluppo economico.
Luca Colonna (segretario nazionale Uilm presente al tavolo di venerdì) spiega cosà quanto accaduto: "Usciamo da questo incontro, positivo anche se interlocutorio, con una data: ci ritroveremo il 14 marzo alle 11. L’azienda ha dichiarato esuberi a fronte di una forte contrazione del mercato, noi abbiamo chiesto la salvaguardia del sito produttivo di Sesto San Giovanni e dell’occupazione. Abbiamo quindici giorni di tempo per cercare di analizzare alternative. La vicenda è complessa considerando i 6.700 esuberi dichiarati a livello europeo e la situazione del settore: il problema c’è visto che le centrali termoelettriche non vedono implementazioni e grandi manutenzioni, ma il Ministero ha chiesto a tutti di lavorare per individuare una soluzione coerente con l’obiettivo".
La posizione di Vittorio Sarti (segretario generale Uilm Milano) è chiara ed é stata espressa lo scorso giovedì durante il consiglio comunale aperto: "Il supporto delle istituzioni locali c’è: l’amministrazione comunale di Sesto, i sindaci dell’area metropolitana e Regione Lombardia sono al nostro fianco in questa azione di difesa dei posti di lavoro. Adesso chiediamo al Governo una politica industriale per questo Paese. Alstom, società francese, e l’americana General Electric si sono accordate sul prezzo d’acquisto. La decisione di chiudere Sesto San Giovanni probabilmente era stata già pensata a tavolino, non può essere stata presa in questi due mesi. Chiediamo ora che in queste due settimane General Electric analizzi, davvero, il valore dello stabilimento di Sesto San Giovanni e dei 236 dipendenti che rischiano il posto".
Sul versante ABB, a seguito dell'incontro dello scorso giovedì sulla procedura dei licenziamenti collettivi conclusosi negativamente, i sindacati annunciano che faranno valere i diritti dei lavoratori. Le recriminazioni dei sindacati vertono sulla assenza di proposte alternative ai licenziamenti da parte della direzione aziendale che non ha preso in considerazione le proposte (anche proiettate verso il futuro) messe sul tavolo dai sindacati.
Il muro contro muro é aspro e vede i sindacati scagliarsi contro un comportamento ambiguo della direzione sindacale che, apparentemente, vuol sembrare aperta all'ascolto ma che di fatto si muove autonomamente spingendo i lavoratori alle dimissioni ed avendo carta bianca sui licenziamenti.